Psichiatra uccisa, la zia del presunto omicida chiede scusa

Psichiatra uccisa, la zia del presunto omicida: “Chiedo scusa a questa famiglia”

Germana Bevilacqua

Psichiatra uccisa, la zia del presunto omicida: “Chiedo scusa a questa famiglia”

| 26/04/2023
Psichiatra uccisa, la zia del presunto omicida: “Chiedo scusa a questa famiglia”

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La psichiatra uccisa a Pisa si chiamava Barbara Capovani ed era una mamma e una professionista amata e stimata da tutti. La sua vita è stata spezzata da una feroce aggressione venerdì scorso mentre usciva dall’Ospedale Santa Chiara di Pisa dove lavorava. Gianluca Paul Seung, un suo ex paziente, l’avrebbe aspettata e colpita più volte a colpi di spranga sul capo. Dopo tre giorni di coma, la professionista è stata dichiarata morta. La storia ha suscitato dolore e frustrazione. Il presunto responsabile di questo efferato omicidio è Gianluca Paul Seung, affetto stando a quanto diagnosticato dalla stessa dottoressa Capovani da un “disturbo narcisistico, antisociale, paranoico di personalità”. I sintomi di questi disturbi, aveva precisato la psichiatra, non sono “responsivi al trattamento farmacologico perché strutturati nell’assetto di personalità”. Nonostante avesse precedenti per violenze, anche carnali, processi in corso e diversi fogli di via da varie località, Gianluca Paul Seung era a piede libero.
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Gianluca Paul Seung (foto da Facebook)

La zia di Saung: “Lo tenevano un periodo sotto controllo, poi lo lasciavano libero”

Gianluca Paul Seung  era ossessionato da teorie complottiste, sui suoi social aveva citato più volte la dottoressa aggredita, addossandole “colpe” relative a cospirazioni e perfino guerre internazionali. Un delirio che avrebbe potuto far presagire il tragico epilogo. Vittima di un sistema che non è riuscito a tutelare la vita della psichiatra è anche la famiglia di Seung di cui si è fatta portavoce una zia, sorella della madre del presunto assassino. La donna ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso del programma “Storie Italiane” in onda su RaiUno: “Certo che voglio chiedere scusa a questa famiglia, certo. Ma solo Dio che ci può far qualcosa. Sono una mamma, lei aveva tre figli. Siete nelle mie preghiere, nelle mie preghiere ragazzi. Vi voglio bene. Vorrei conoscere questi ragazzi, quello sì. Li vorrei vedere. Sì… è un gesto forte quello che voglio fare, ma sto male”. E ha aggiunto: “Questo ragazzo giovane, questo mio nipote doveva essere curato. Non era mia sorella che poteva fare qualcosa, era lo Stato. Qualcuno deve intervenire perché sono situazioni che stanno succedendo tutti i giorni. Qui ammazzano come se niente fosse, mia sorella ha fatto di tutto e di più per poterlo aiutare ma era il figlio che non voleva vedere mia sorella. Da quando il figlio non stava bene si era chiusa, si era allontanata anche da me”.  “L’ho visto 15 giorni fa qui fuori – ha concluso la zia del presunto omicida –  Passava a prendere il treno. Lui andava a Lucca a Pisa, a Napoli, cioè lo lasciavano anche libero. Lo tenevano un periodo sotto controllo, poi lo lasciavano libero”.

Barbara Capovani (Foto da Facebook)

Psichiatra uccisa, donati gli organi come da sua volontà

Secondo gli inquirenti Seung, ex paziente della dottoressa, avrebbe nutrito un crescente sentimento di odio, culminato poi nell’aggressione mortale. Nel referto con cui Seung era stato dimesso, la stessa psichiatra aveva scritto: “Non sono emersi disturbi della forma del pensiero, non fenomeni dispercettivi, non oscillazioni dell’umore, non elevazione della quota ansiosa”. Il paziente, si legge ancora nel documento, “appare totalmente consapevole delle proprie azioni e del loro disvalore sociale”. Quando gli agenti di polizia sono arrivati davanti alla sua abitazione, l’uomo si è barricato dentro. Da quando è stato catturato, Seung si è chiuso nel più assoluto silenzio. La psichiatra aggredita è morta domenica sera. “Si è conclusa alle 23.40 la procedura di accertamento di morte con criteri neurologici – viene riportato dal bollettino medico – Come già preannunciato si procederà alla donazione degli organi così come da volontà espressa in vita dalla Dr.ssa Capovani, condivisa dai familiari”.

Vittorino Andreoli (Foto da video)

Vittorino Andreoli: “No ai manicomi, ma più psichiatri e più tempo per le diagnosi”

Davanti ad episodi del genere c’è chi invoca la reintroduzione dei manicomi, ma di diverso avviso è lo psichiatra Vittorino Andreoli che in merito alla tragica morte della collega Barbara Capovani parla di “un grandissimo dolore”, suo e di tutta la comunità scientifica. “Non servono poliziotti davanti agli ambulatori. Serve assumere più psichiatri che abbiano il tempo necessario per fare le giuste valutazioni e per le malattie mentali non ci possono essere liste d’attesa”, dice il professore in un’intervista a “La Stampa”. “La chiave è dedicare tempo ai pazienti. Legarli ai letti è assurdo, per i casi acuti ci sono i farmaci. I manicomi erano un obbrobrio, io stesso ne ho chiuso uno – spiega Andreoli – ma i reparti di Diagnosi e cura presenti in Italia non sono sufficienti per curare i disturbi deliranti (schizofrenia, maniacalità, paranoia), che possono portare alla violenza nei confronti degli altri, e la depressione melanconica, che può portare a gesti di autolesionismo anche estremi. Per queste patologie, che si presentano soltanto nel 10, 12 per cento dei casi, servono luoghi di cura prolungata in cui la degenza possa durare uno o due mesi e non 15 giorni al massimo come accade nei reparti oggi”.

Pubblicato il 26/04/2023 16:31

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