Paolo Bonolis, uno dei volti più amati della tv italiana, è stato ospite di “BSMT”, il podcast di Gianluca Gazzoli. Capace di emozionare con “Il Senso della vita”, di far sbellicare dalle risate con “Ciao Darwin” e di portare ogni sera nelle case allegria e spensieratezza con “Avanti un altro!”, Paolo Bonolis entra a far parte del fantastico mondo della televisione nel 1980, quando, a soli 19 anni, conduce sulla Rai “3, 2, 1… Contatto!”. Subito dopo arriva il successo con “Bim bum bam” e da lì in poi non si è mai più fermato. “Tira e molla”, “Beato tra le donne”, “Ciao Darwin”, “Chi ha incastrato Peter Pan”, “Il senso della vita”, “Avanti un altro!” e così via. Carismatico, ironico e versatile, Paolo Bonolis lo ritroviamo anche dietro il bancone di “Striscia La Notizia”, in compagnia dell’inseparabile amico Luca Laurenti, ma anche sul palco del Festival di Sanremo in qualità di direttore artistico e presentatore.
Il rapporto con i social e con lo smartphone
“Io non seguo i social. Se parlo con te, ti voglio guardare in faccia, ti devo conoscere. Non riesco a interloquire con persone che non so chi siano. Non ci riesco perché non saprei cosa dirgli. Ciccio 41…chi ca**o è? Non riesco a parlarci. Non so chi è? Che gli dico? Per i ragazzi di oggi come la vedo? Come una problematica. Stanno proponendo l’utilizzo dello smartphone dopo una certa età. In Francia parlano dei 13 anni, al Parlamento Europeo dei 16 anni. Non si può impedire che ogni generazione cresca nella contemporaneità che l’avvolge. In una dimensione esclusivamente digitale perdi tante competenze che abbiamo impiegato milioni di anni a sviluppare. L’uso è un conto, l’abuso è un altro conto. La vita privata è fatta di famiglia, figli, amicizie, tempo libero da gestire. Lo si declina con il lavoro. Io personalmente mi ritengo uno straprivilegiato dall’esistenza. Ho avuto un terno al lotto a trovare questo mestiere, lo faccio da 45 anni, mi ha dato economicamente tanto. Sto bene con le cose che faccio, voglio bene ai miei figli. Ho cinque figli, due nipotini, ho gli amici, gioco a padel, vedo film, leggo libri, viaggio, vado a vedere le partite dell’Inter, faccio una vita normalissima”.
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La separazione da Sonia Bruganelli
“Il divorzio non è figlio del lavoro, è figlio di cambiamenti interiori delle persone che vanno rispettati. Quando una persona non ti vuole o non ti può dare più delle cose, perché devi pretenderle? La nostra relazione è durata circa 26 anni. Ti godi ciò che è stato e accetti ciò che è diventato. Preferisco che una cosa finisca, piuttosto che diventi bugiarda. Il gossip non riesco a capirlo, questa cosa di guardare dal buco della serratura della vita altrui. Sembra che le cose belle ci siano dovute dall’esistenza. Non è così, qualcosa di bello è una grazia che ti capita. Facci caso quando ti capita. Noi ci accorgiamo solo delle cose che vanno male come se ci arrivassero delle disgrazie da un destino cinico e barbaro. La realtà è che la vita è un insieme di cose belle e cose brutte, cose piacevoli e cose spiacevoli, luci e ombre. Se poggi l’attenzione sulla luce, riesci a gestire con serenità anche le ombre. Se poggi l’attenzione solo sulle ombre, della luce neanche ti accorgi ed è un peccato, un grande spreco di vita. Io la luce cerco sempre di guardarla, anche nel momento di ombra pura, perché salvifico”.
