Marina Di Guardo incontra i suoi lettori a Palermo

Marina Di Guardo incontra i suoi lettori a Palermo: “Quando torno qua, mi sento a casa”

Daniela Vitello

Marina Di Guardo incontra i suoi lettori a Palermo: “Quando torno qua, mi sento a casa”

| 25/11/2023
Marina Di Guardo incontra i suoi lettori a Palermo: “Quando torno qua, mi sento a casa”

10' DI LETTURA

Venerdì 24 novembre Marina Di Guardo ha presentato a Palermo, presso La Feltrinelli, il suo ultimo thriller dal titolo “Quello che ti nascondevo” edito da Mondadori. Sono trascorsi 11 anni dall’esordio della mamma delle tre sorelle Ferragni nella narrativa con il romanzo “L’inganno della seduzione” edito da Nulla Die, una piccola casa editrice con sede a Piazza Armerina. Nel 2015 il passaggio definitivo al thriller. La scrittrice ha aperto la presentazione, organizzata da Emanuela Lo Cascio per il Tuareg Tour Operator, sottolineando il suo legame speciale con la Sicilia.

Marina Di Guardo con Emanuela Lo Cascio (Foto Instagram)

“Rimango esterrefatta di fronte alle meraviglie che ogni volta scopro di questa città”

“Sono strafelice di essere ancora a Palermo che è una città che adoro – afferma – Amo le bellezze di questa città. Proprio stamattina sono stata a Palazzo Mirto e a Palazzo Steri. Sono rimasta esterrefatta di fronte alle meraviglie che ogni volta che vengo scopro. Ma non solo. Anche l’umanità, la cordialità, la gentilezza, l’ospitalità, l’attenzione dei palermitani che tutte le volte mi lasciano senza fiato. Io sono felice anche perché ritorno nella mia terra, i miei genitori erano di Catania. Quando torno qua, mi sento a casa. Sento che ritorno alle mie radici, a quello che ho vissuto purtroppo solo nelle vacanze estive perché tornavo con i miei genitori dai miei parenti. Era un ritorno a qualcosa che sentivo profondamente mio. Vedevo questo mondo così diverso da quello che vivevo a Milano piuttosto che a Luino dove ho vissuto sul Lago Maggiore. Era un altro modo di vivere, più colorato, più profumato, più pieno di questa umanità ridondante”.

Marina Di Guardo a Palazzo Mirto, a Palermo (Foto Instagram)

“Sono state le mie figlie a spronarmi a scrivere, devo ringraziarle”

La passione per la scrittura esplose mentre viveva ancora a Cremona dove Marina Di Guardo ha trascorso 32 anni della sua vita. “Ho ancora una casa lì”, confida. “Giravo con dei grandi quadernoni per casa – svela – e le mie figlie mi hanno detto: ‘Prima di tutto metti via i quadernoni che con questi non andrai avanti molto. Comincia a scrivere su un computer e poi credi in te stessa’. Devo ringraziarle perché mi hanno spronato tantissimo, forse perché avevano un po’ dei sensi di colpa perché pian piano erano andate a vivere tutte a Milano. Io stavo ancora a Cremona e quindi sono rimasta sola in preda a una crisi del nido vuoto terribile. Dico sempre che non insegniamo soltanto noi ai nostri figli ma loro insegnano tantissimo a noi”.

“Per questo libro ho scritto tutte le mattine. Non c’ero per nessuno, neanche per i nipoti”

La mamma delle tre sorelle Ferragni si dedica alla scrittura al mattino. “Purtroppo soffro di insonnia – confessa – alle 4, alle 5, molto spesso sono già sveglia. Spesso faccio colazione alle 6 e dopo dedico tutta la mattinata alla scrittura. Pr questo libro mi sono messa di impegno tutte le mattine, compreso sabato e domenica. Non c’ero per nessuno, neanche per i nipoti. Scrivere è meglio di fare una seduta psicanalitica, si tira fuori tutto quello che si ha dentro e a volte si piange per quello che si è raccontato. Amo molto descrivere i luoghi, moltissimi mi dicono che ho una scrittura per immagini e mi piace proprio l’idea di prendere per mano il lettore e trasportarlo nei luoghi che voglio raccontare. In questo caso, parlo del Comasco, del Lago Maggiore e di Milano”.
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Chiara, Valentina e Francesca Ferragni (Foto Instagram)

In “Quello che ti nascondevo” la scrittrice indaga la psicologia maschile

I thriller di Marina Di Guardo sono delle vere e proprie indagini psicologiche. In “Quello che ti nascondevo”, la scrittrice ha indagato la psicologia maschile. “Forse qualcuno di noi ha provato la terribile sensazione di avere qualcuno accanto, il nostro compagno, nostro marito, nostra moglie, nostra fidanzata, nostra amica carissima oppure addirittura nostro figlio e renderci conto che era un completo estraneo. La sensazione che ne deriva è davvero straniante, a volte annientante. Ci fa male, ci lascia completamente svuotati. E’ qualcosa che lavora dentro di noi e ci toglie anche fiducia nelle persone, nei rapporti umani. Giacomo, il protagonista del mio romanzo, innamoratissimo della moglie Allegra che ha perso un anno e mezzo prima in un incidente in montagna, si consola ascoltando ossessivamente i suoi messaggi vocali perché rievocano in lui certi momenti, certe sensazioni, certi ricordi.

Con questi messaggi si fa male ma anche del bene perché è come stare ancora con lei. Ascoltando uno di questi messaggi vocali sente qualcosa di totalmente inaspettato: una voce maschile appena percepibile. Si rende conto che questa voce poteva rappresentare il ponte per un mondo che lui non conosceva. Quindi va alla ricerca spasmodica di tutto quello che può essere stato il passato della moglie, anche attraverso i racconti delle persone più care che le sono state vicino e che forse la conoscevano più di quanto la conoscesse lui. Giacomo scopre una situazione particolare che lo porterà a vivere altre situazioni che non si aspettava proprio di trovare. Oltre a questo, c’è un travaglio psicologico del personaggio che viene indagato pagina dopo pagina”.

“Non mi metto nel pregiudizio che gli uomini siano poi così differenti da noi donne”

“Tutte le volte che mi calo nel punto di vista di un personaggio maschile per me è una sfida e non è la prima volta che la affronto – spiega Marina Di Guardo – Tutte le volte, da parte dei lettori uomini, mi viene detto che sono stata efficace nell’affrontare il loro punto di vista. Non mi metto nel pregiudizio che gli uomini siano poi così differenti da noi donne. Ci sono tante situazioni che ci allontanano e ci avvicinano, però penso sempre di creare un personaggio che è una persona con le proprie paure, le proprie idiosincrasie, i propri traumi che derivano dall’infanzia. Queste cose vanno a pesare sul personaggio che viene delineato. Poi sono una grande ascoltatrice. Mi piace tantissimo ascoltare quello che le persone mi possono raccontare e calarmi nelle loro storie. Cerco di empatizzare con loro, di vivere quello che hanno vissuto”.

Marina Di Guardo a Palermo (Foto Instagram)

“Il protagonista del mio libro era convinto che sarebbe stato risarcito da un’infanzia triste”

“Allegra non la condannerei, uso la sospensione del giudizio su questo personaggio – afferma la scrittrice – Sì, ha tradito Giacomo. Però è anche vero che gli ha dato tanto amore, tanta tenerezza e anche quell’illusione che tutti noi abbiamo quando troviamo una persona su cui riporre tutte le nostre speranze. Quando ha incontrato Allegra, Giacomo era convinto che sarebbe stato risarcito da un’infanzia triste con due genitori che non l’avevano capito e non lo avevano accettato sino in fondo. Quell’illusione che forse tutti noi abbiamo nell’amore. Quella voglia di proiettare nella persona che troviamo, al di là della persona che è, è qualcosa che noi cerchiamo spasmodicamente. Noi investiamo su quella persona perché vogliamo proiettare tutto quello che è stato tolto. A volte questa persona è caricata di troppe responsabilità. Allegra è stata troppo caricata di tutte le sue parole, delle sue attese. Alla fine del romanzo, Giacomo fa delle riflessioni e si rende conto che l’ha trascurata molto. Non è sicuramente una scusante per il tradimento di Allegra. Giacomo sprofonda in una situazione di grande tristezza e depressione”.

“Tinder è una specie di supermercato della carne, è fonte di grande frustrazione”

E’ innegabile che le relazioni siano profondamente cambiate con l’avvento dei social network. “Chi si iscrive a Tinder non deve fermarsi solo al fatto di scriversi e poi realmente non conoscersi – dice Marina Di Guardo – Tinder potrebbe essere utile perché vede che c’è tanta solitudine in questo mondo. Le persone sempre più difficilmente riescono ad incontrarsi, ad avere dei rapporti soddisfacenti e profondi in cui si può essere noi stessi. Abbiamo bisogno di metterci in vetrina, di farci vedere al meglio. Dovremmo farci vedere nella nostra complessità e interezza, fare vedere i nostri difetti, le nostre paure più recondite. Mentre invece noi tendiamo sempre a volere mostrare qualcosa che deve essere a tutti i costi scintillante, appetibile.

Su Tinder le persone fanno questo twitch e passano da un viso all’altro. E’ una specie di supermercato della carne che potrebbe essere utile se affrontato in un certo modo ma spesso e volentieri è fonte di grande frustrazione. Ho delle amiche che sono single da molto tempo che si sono iscritte ma hanno abbandonato poco dopo. Tinder è un modo per conoscere altre persone per scopi superficiali e finiscono col farci sentire ancora più soli. Sarebbe bello se potessero essere uno spunto di conoscenze vere e profonde ma non è così”.

Marina Di Guardo a Palermo (Foto Instagram)

“Il tradimento di un amico può essere più devastante di quello di un marito o di una moglie”

La scrittrice confida di dare all’amicizia “un valore altissimo”: “Non ho tantissimi amici. Ho delle amiche storiche, addirittura ne ho una che ho conosciuto quando ero alle medie. Ci siamo perse per tanto tempo, però quando ci siamo ritrovate è stato come se il tempo non fosse passato. Abbiamo parlato di quello che avevamo vissuto e di quello che avevamo costruito. Anche lei ha tre figli come me, abbiamo vissuto una vita in cui ci siamo mancate ma ritrovarci è stato come se tutto questo non fosse trascorso. Poi ho un’altra amica carissima che tormento quando sono un po’ triste, quando ho delle situazioni di incertezza e di paura. Allora la chiamo. Noi abbiamo un rito, ci sentiamo tutte le mattine tramite dei messaggi vocali lunghissimi dove ci mettiamo a nudo.

Trovo che le amicizie siano basilari. Il tradimento di un amico può essere più devastante di quello di un marito o di una moglie perché gli uomini e le donne possono entrare nelle nostre vite e uscirne ma gli amici dovrebbero sempre rimanere al nostro fianco se sono veri amici. Dovrebbero difenderci e avere anche il coraggio di dire che sbagliamo ma con quella benevolenza, quella dolcezza che forse neanche le nostre madri ci hanno riservato. Perché a volte le madri possono essere anche un po’ crudeli con noi. L’amico deve essere quell’entità meravigliosa che noi sappiamo essere sempre al nostro fianco e che non mancherà mai di sostenerci e di starci vicino. Quindi, viva l’amicizia”.

“Nessuno è di nessuno, dobbiamo sentirci liberi di amare o non amare più una persona”

Sabato 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Marina Di Guardo sarà tra i relatori di un incontro organizzato dal Rotary Club Palermo Montepellegrino in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, in programma all’NH Hotel Palermo. “Il silenzio uccide tantissimo perché spesso e volentieri le vittime di violenza domestica stanno zitte, non parlano perché sono ostaggio di una dipendenza economica e emotiva – ha affermato Marina Di Guardo durante la presentazione del suo libro – Già in famiglia, da piccole, è stato insegnato loro che dovevano sopportare e continuare ad accettare dei comportamenti inaccettabili. Tante donne hanno a che fare con uomini che dovrebbero proteggerle, sostenerle, stare sempre al loro fianco e invece non è così. Non si fa abbastanza a livello istituzionale e culturale.

Ho sentito con le mie orecchie dei ragazzi di 15-16-17-18 anni che dicono alle loro fidanzatine: ‘Tu senza di me non devi uscire con le tue amiche, tu stai con me, tu sei mia’. E’ pazzesco! Non sono i loro padri, non sono i loro nonni. Sono ragazzi giovani che dovrebbero avere un’altra mentalità, eppure credono che queste ragazzine siano di loro esclusiva proprietà. Ogni essere umano è a sé stante, non ha nessun proprietario e può decidere in qualsiasi momento di rimanere o di andare via. Quello che non è successo all’ultima vittima, a Giulia (Cecchettin, ndr), che era ‘colpevole’ di non voler rimanere con quel ragazzo. Lui ha deciso il suo destino e quello di tante altre persone attorno a lui. Non è più accettabile, dobbiamo cercare di cambiare il nostro modello culturale e anche a livello giurisdizionale servono dei provvedimenti molto più efficaci. Nessuno è di nessuno, dobbiamo sentirci liberi di poter prendere le decisioni che vogliamo e di amare o non amare più una persona”.

Pubblicato il 25/11/2023 10:29

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