Giornalista muore durante la gastroscopia: ecco cosa dice l'autopsia - Perizona Magazine

Giornalista muore durante la gastroscopia: ecco cosa dice l’autopsia

Daniela Vitello

Giornalista muore durante la gastroscopia: ecco cosa dice l’autopsia

| 09/04/2018
Giornalista muore durante la gastroscopia: ecco cosa dice l’autopsia

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E’ stata una lesione alla parete del cuore a provocare la morte di Mauro Pianta. A stabilirlo è stata l’autopsia effettuata stamani sul suo corpo.

Mercoledì scorso il giornalista, 47 anni, si era recato all’ospedale Molinette di Torino per sottoporsi ad una gastroscopia con radiofrequenza. Dopo essersi risvegliato dalla sedazione, è stato colto da un malore che si è rivelato fatale.

L’esame autoptico ha stabilito che non si sarebbe trattato di infarto, ma di una complicanza insorta nel corso della gastroscopia. La Procura di Torino ha aperto un fascicolo per omicidio colposo dopo la denuncia da parte della famiglia.

Laureato in Scienze Politiche con una tesi in Storia Moderna, dal 2011 al 2017 Pianta è stato redattore di “Vatican Insider” ma nel suo curriculum vantava anche collaborazioni con quotidiani quali “La Stampa”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Foglio” e altri settimanale nazionali. Da qualche mese il giornalista collaborava con la redazione torinese de “Il Corriere della Sera”.

Sulle pagine de “La Stampa”, Silvia Scarrone – moglie di Pianta – condivide un commovente ricordo del marito dal titolo “Vivere con un giornalista”.

“Quando sposi un giornalista sposi il giornalismo e devi esserne ben consapevole ma non lo sei – scrive – Specialmente se il giornalismo si presenta a te con gli occhi cosi azzurri e il piglio di Elvis. E allora lo sposi.

Anche se ti dice di essere stato licenziato e di non sapere come sbarcare il lunario. E tu, completamente innamorata lo sposi. E ti affidi.

Inizierà a farti fare lavoro redazionale: tu sarai il correttore di bozze e ogni virgola sarà oggetto di profonde litigate. Perché tu stavi preparando il sugo. E non avrai voglia né tempo né cuore di correggere la punteggiatura (anche perché non la sai…).

Quando sposi un giornalista e vai in un cinema a Beinasco dopo l’attentato alle Torri Gemelle e ti dicono di evacuare per allarme bomba, ti troverai seduta da sola sui gradini mentre lui sarà dentro in direzione ostinata e contraria e ti dirà: «Aspetta amore». E tu aspetterai, pur covando un risentimento che sarà sempre passeggero perché basteranno quegli occhi a farti dire… non importa, lo perdono.

Quando sposi un giornalista ti allenerai a restare a casa da sola perché le domeniche non saranno tue e forse neanche i sabati e alla sera si mangerà doppio turno, con i bambini che ti diranno: «Mamma quando torna?».

Quando sposi un giornalista ti devi aspettare che potrà morire. Non che la morte non sia una compagna di viaggio per tutti. Sorella morte diceva Francesco. Lo è per tutti. Anche se la occultiamo. Anche se decidiamo che non ci sia, come se fossimo fatti di plastica. Come se non ci trasformassimo mai in ossa e polvere.

La morte invece va presa per mano.
E io voglio prendere per mano tutto di questa storia che Mauro mi ha lasciato sulle mani. L’ennesimo pezzo da passare. E sto qui per citare un amico carissimo lo scrittore Luca Doninelli «con il cuore spezzato e con il fiato sospeso».

A tenere insieme i pezzi nella mia testa che è una saetta da giorni ma che non ha risposte e non ne pretende con violenza ma con umiltà. In Giovanni 8, Gesù dice: «Se rimarrete nella mia parola, la verità vi renderà liberi».

Ci saranno indagini, lo avete letto e talvolta sarebbe bene ricordarsi del lenzuolo bianco di Calabresi e fare un passo indietro anche come giornalisti.

Perché per quanto scaveremo cercando di estrapolare i fatti uno per uno dal corpo di mio marito, ci sarà sempre un margine più o meno grande di Mistero insondabile che mi chiede di prendergli la mano per farmi capire non tanto il perché ma il come e soprattutto il Chi.

E’ questo Chi che mi fa dire che tutto è già perdonato e tutto è già salvo”.


Pubblicato il 09/04/2018 19:02

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