Giorgio Assumma: “Con Maurizio Costanzo smontavamo gli artisti"

Giorgio Assumma: “Falcone in trattoria mangiava poco e non beveva”

Germana Bevilacqua

Giorgio Assumma: “Falcone in trattoria mangiava poco e non beveva”

| 23/02/2024
Giorgio Assumma: “Falcone in trattoria mangiava poco e non beveva”

7' DI LETTURA

Giorgio Assumma, 89 anni, avvocato, era l’amico fraterno di Maurizio Costanzo. Colui che raccolse le ultime parole del popolare giornalista e conduttore e che gli è rimasto accanto sino alla fine. Nato a Civitavecchia e cresciuto a Roma, è un personaggio molto amato dagli esponenti del mondo della musica, del cinema e della televisione. In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, ripercorre gli anni d’oro insieme all’amico e racconta alcuni aneddoti. “Nei miei oltre sessant’anni di professione legale e di oltre quaranta di insegnamento universitario, fortunatamente mi sono sempre divertito, talora appassionato”, esordisce.

E aggiunge: “Il contatto con gli artisti è sempre coinvolgente e stimolante. Mi sono trovato spessissimo ad essere partecipe della loro creatività e, quindi, della gioia e della sofferenza che essa comporta”. Giorgio Assumma racconta di legami speciali come quello con “Lucio Dalla quando mi fece ascoltare il primo provino della canzone ‘4 marzo 1943’. E con Pino Daniele quando, con la chitarra, improvvisò la traccia melodica di quella che sarebbe divenuta ‘Napule è mille culure’”

Maurizio Costanzo e Giorgio Assumma (Foto da video)

Maurizio Costanzo, intervistato su cosa fosse per lui l’amicizia, rispose: “Bastano due parole. Giorgio Assumma”

La sua è una passione per lo spettacolo declinata in un altro modo. “Da giovane sognavo di fare il regista cinematografico – spiega -. Mi aveva affascinato l’assistere ad una ripresa di una scenetta di Totò sotto la direzione del grande regista Steno. Mi incantò l’autorità con cui quest’ultimo si relazionava con il grande attore napoletano. Poi un amico di famiglia, Salvatore Scalera, fondatore della Scalera Film, la prima vera industria cinematografica italiana, mi sconsigliò. Non è il tuo caso, mi disse. Tu hai un carattere troppo indipendente. Il regista cinematografico deve, invece, seguire molti padroni, a cominciare dal produttore, per finire ai distributori”. Maurizio Costanzo, intervistato su cosa fosse per lui l’amicizia, rispose: “Bastano due parole. Giorgio Assumma”.

“Ho sempre considerato l’amicizia un dovere fondamentale della vita – confessa l’avvocato –  Anche a costo di subire qualche brutta delusione. Con Costanzo sono stato legato per oltre cinquant’anni, sino alla sua scomparsa. Uniti dalla comune curiosità di ispezionare i protagonisti del mondo che ci circondava. Ci siamo divertiti a smontarli, come fanno i bambini con i giocattoli, per scoprire cosa avessero dentro”.
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“Francesco Cossiga, che io chiamavo Ciccio, mi svegliava la mattina alle cinque”

La vita di Giorgio Assumma è caratterizzata da frequentazioni con uomini importanti della politica e dell’industria. “Ricordo Francesco Cossiga, che io chiamavo Ciccio – racconta –  mi svegliava la mattina alle cinque. Una volta per dirmi che aveva dormito male. Edilio Rusconi, il grande editore di periodici e di libri, mi rintracciò attraverso la stazione dei Carabinieri, la notte di ferragosto del 1973. Stavo in villeggiatura a Santa Severa. Non avevo il telefono fisso e non esistevano ancora i cellulari. Voleva che incontrassi il giorno dopo Luchino Visconti per dargli l’incarico di dirigere il film ‘Gruppo di famiglia in un interno’. Ennio Morricone andava evitato come autista. In una giornata di pioggia intensissima, volle a tutti i costi accompagnarmi alla guida della sua auto, dalla casa in cui abitava sino al mio studio. Una distanza di circa tre chilometri. Prese tre contravvenzioni. Una per direzione vietata”.

Maretta Scoca (Foto da video)

Giorgio Assumma è stato sposato con l’avvocato Maretta Scoca, giudice di “Forum”

L’avvocato è stato sposato per moltissimi anni con un altro avvocato, Maretta Scoca, specializzata in diritto di famiglia, che ha ricoperto anche incarichi di governo. “Aveva sedici anni quando l’ho conosciuta – svela – Abbiamo condiviso insieme ogni momento della nostra vita. Sino alla sua morte. Da parlamentare presentò molti progetti di legge. In particolare quello, divenuto poi legge dello Stato, che impose l’obbligo di esporre la bandiera Italiana negli edifici delle pubbliche istituzioni. Quando la legge fu emanata Enzo Biagi disse ‘Il tricolore è diventato donna’. Dai più viene ricordata, però, per essere stata, per molti anni, giudice nella trasmissione “Forum” di Mediaset”.

Giorgio Assumma ha ricoperto per 5 anni l’incarico di presidente della Siae. Era il 2005. “Accettai l’incarico come una sfida – ammette- Bisognava liberare la società da uno stallo pericoloso, in cui giaceva da qualche anno. Ma era necessario anche salvarla dal tentativo della politica di trasformarla in un proprio strumento di potere. Credo di esserci riuscito, anche se con molta fatica. Fui rieletto nel 2009 per un secondo mandato. Non ritenni però, di proseguire. Tornai a fare l’avvocato a pieno regime. Questa è stata sempre la mia vocazione maggiore”.

Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo (Foto da video)

“Giovanni Falcone era il più chiuso. Era lui che faceva le domande a Costanzo”

L’avvocato e Maurizio Costanzo erano soliti incontrare a pranzo uomini della politica, delle istituzioni e dell’imprenditoria privata in una saletta di una trattoria del quartiere Prati di Roma. “Si trattava di una sorta di ‘Maurizio Costanzo Show’ senza teatro e senza spettatori – ammette -.  Gli ospiti si fidavano e si aprivano senza alcuno sforzo. Giovanni Falcone era il più chiuso, mangiava poco e non beveva. Era lui che faceva le domande a Costanzo. Carlo Azeglio Ciampi, mentre era Presidente della Repubblica, comparve una volta per prendere di fretta il caffè. L’intera strada fu isolata dalle forze dell’ordine. Fu così che molti scoprirono il segreto della trattoria. Tutto finì quando Costanzo fu sottoposto ad una severissima dieta alimentare”.

Renato Zero (Foto da video)

“Renato Zero l’ho conosciuto da giovanissimo, ci volle poco per capire che era geniale”

Giorgio Assumma racconta un aneddoto su Renato Zero che definisce un genio: “L’ho conosciuto da giovanissimo, ci volle poco per capire che era geniale. Una volta, quando già era divenuto celebre, il lettore di un settimanale chiese al direttore responsabile di sapere come poterlo contattare. Il direttore rispose pubblicando, senza alcun ritegno, il numero telefonico privato di Renato. L’Italia intera, venuta a conoscenza di tale numero, si attaccò ai telefoni intasando la sua linea. Questi arrabbiatissimo e preoccupato mi contattò subito, per sapere quanto tempo fosse necessario per ottenere da un giudice un provvedimento che impedisse il blocco della sua linea privata. Risposi che ci volevano, per espletare la procedura, almeno tre giorni. Mi diede il mandato di agire subito. Senonché dopo meno di mezz’ora mi ricontattò, dicendomi che forse aveva risolto il problema”.

Poi aggiunge: “Aveva inserito nella segreteria della sua linea privata un messaggio che così suonava: ‘Questo non è più il numero di Renato Zero. Il nuovo numero è il seguente…’ e mise quello della casa del suddetto direttore responsabile, che aveva trovato nel frattempo. È facile intuire quale fu il risultato. L’Italia intera bloccò l’utenza di quel direttore che si precipitò subito a fare un comunicato stampa chiedendo scusa all’artista. Renato lasciò la segreteria accesa con il messaggio che vi aveva inserito, finché non riuscì ad ottenere dall’azienda dei telefoni una nuova utenza in sostituzione della vecchia”.

Pippo Baudo (Foto da video)

“Ho sempre considerato Pippo Baudo più che un amico un vero fratello”

L’avvocato vanta un’amicizia fraterna anche con Pippo Baudo. “Ho sempre considerato Pippo più che un amico un vero fratello – sottolinea -. Crediamo negli stessi valori. È un uomo coltissimo. Spesso lo chiamo per consultarlo, come fosse una enciclopedia parlante”. Poi racconta un ultimo aneddoto:  “Una volta Lucio Dalla mi telefonò e mi disse: ‘Hanno tappezzato Bologna con una locandina pubblicitaria che reclamizza strumenti musicali: sotto c’è scritto: li usa anche Dalla’. Poi mi chiese: ‘Cosa dobbiamo fare?’. E io: ‘Dobbiamo fare un ricorso al tribunale, notifiche e tutto il resto. Insomma ci serve una settimana per preparare l’atto, presentarlo al giudice che deve fissare l’udienza, notificare l’atto alla controparte’. Dalla ribattè: ’Sbrighiamoci allora. Ma ho un’idea migliore: faccio fare dei manifesti che dicono: sono Lucio Dalla, questi strumenti li ho provati e non sono assolutamente soddisfacenti’. Attaccò qualche locandina accanto a quelle della ditta. Dopo poche ore l’azienda ritirò tutte le locandine già affisse”.

Pubblicato il 23/02/2024 15:29

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