Da quasi un mese lo chef Pino Cuttaia, due stelle Michelin con il ristorante “La Madia” a Licata, è chiuso […]
Da quasi un mese lo chef Pino Cuttaia, due stelle Michelin con il ristorante “La Madia” a Licata, è chiuso in casa, in isolamento, dopo essere risultato positivo al Covid-19. Il cuoco siciliano ha scoperto di aver contratto il virus dopo che la positività di un suo collaboratore aveva portato alla chiusura del ristorante e agli accertamenti su tutto il personale. In un’intervista a “Leggo”, Cuttaia – che per fortuna ha accusato solo sintomi lievi (“solo un giorno di febbre”) – si dichiara ostaggio della burocrazia.
“Per terminare la mia quarantena servivano due tamponi negativi – racconta lo chef stellato a “Leggo” – dopo il primo test negativo, giovedì sono stato sottoposto al secondo test, ma ad oggi, quattro giorni dopo, non ho ancora ricevuto il risultato. Tutto dipende dalla Asl di Agrigento, non c’è un contatto, una persona specifica a cui chiedere informazioni. Al telefono non risponde nessuno, chi è nella mia situazione si sente completamente abbandonato”.
“Al primo tampone il referto (negativo) l’ho ricevuto dopo due giorni – svela – Ora invece è da giovedì che aspetto. Non capiscono che in questo modo si tengono in ostaggio le persone: la gente ha paura a fare il tampone perché rischia di essere messa ai domiciliari. Io ho un’attività, sono responsabile anche verso i miei ragazzi, che non sono più in malattia”.
“Purtroppo gli enti pubblici non hanno responsabilità sociale in questi casi – aggiunge – In più in Sicilia abbiamo ancora pochi casi. Se avessimo avuto i numeri di Bergamo di qualche mese fa, il sistema sarebbe andato in tilt”. Infine, Cuttaia sottolinea che ricevere il referto del secondo tampone negativo potrebbe non bastare a lasciarsi alle spalle questa vicenda.
Prima di riaprire il suo ristorante ci sono altri passaggi burocratici. La Asl dovrebbe comunicarlo al sindaco e quest’ultimo alla polizia municipale. “Le autorità chiedono alle persone di essere responsabili, di rispettare le regole, ma quando lo facciamo, come nel mio caso, veniamo messi in secondo piano. Come faremo a sconfiggere il Covid se non c’è collaborazione da tutte le parti?”, si chiede lo chef.