La denuncia di Ema Stokholma: "Mi sono accorta che mi stavano riprendendo le parti intime" - Perizona Magazine

La denuncia di Ema Stokholma: “Mi sono accorta che mi stavano riprendendo le parti intime”

Daniela Vitello

La denuncia di Ema Stokholma: “Mi sono accorta che mi stavano riprendendo le parti intime”

| 25/06/2020

“Mi hanno ripreso le parti intime”. Ema Stokholma, speaker radiofonica e dj, ha sporto denuncia dopo essersi accorta che qualcuno […]

“Mi hanno ripreso le parti intime”. Ema Stokholma, speaker radiofonica e dj, ha sporto denuncia dopo essersi accorta che qualcuno la stava filmando di nascosto durante le prove dello spettacolo di San Giovanni dalla Mole Antonelliana. A raccontarlo è lei stessa in una serie di Instagram Stories. Il responsabile del gesto è stato individuato.

“Stavo facendo il sound check per il mio djset, ero con il manager e una decina di persone, tutti uomini. Faceva caldo, avevo un vestito estivo. Stavo provando le mie tracce, dopo un po’ mi sono girata e accanto alla cassa spia c’era un cellulare appoggiato che mi sta riprendendo dal basso verso l’alto. Mi stava riprendendo le parti intime. Sono rimasta sconvolta, ho preso il telefono e c’erano dieci minuti di video sotto la mia gonna. Ho guardato altri video e in un altro c’era una ragazza con i jeans che sale le scale. Quindi non dipende dall’abbigliamento perché poi uno si fa tante paranoie. C’erano altri video così, lunghissimi. Ho chiesto di chi fosse il telefono. L’ho scoperto, però attorno a me ho trovato tanta leggerezza come se non fosse successo nulla. E invece è una cosa grave, una cosa da denunciare come ho fatto, una cosa da cui difendersi”.

“Noi donne sappiamo difenderci con le parole e ho cercato di farlo anche con questa persona – ha aggiunto – Voi testimoni di eventi del genere dovete indignarvi davanti a queste situazioni. Dovete stare dalla parte della persona che ha ricevuto questa molestia. Queste cose vanno denunciate e queste persone vanno anche aiutate. Non bisogna mai rispondere con la violenza. Io ho cercato anche di parlare con lui. Se io non avessi denunciato questo ragazzo, sarebbe stata colpa mia se tra uno o dieci anni fosse successo qualcosa di più perché questa persona deve essere schedata dai carabinieri. Non voglio dare lezioni né fare la morale a nessuno ma è stata una cosa che mi ha un po’ scioccata”.

Ema Stokholma e le violenze subite dalla madre

Ema Stokholma è autrice di un libro dal titolo “Per il mio bene” in cui racconta le violenze subite da piccola da parte della madre. “Per il mio bene» me lo diceva mia madre, quando ero bambina e mi spiegava perché mi stava picchiando – racconta la dj su “Vanity Fair” – «Per il mio bene» sono scappata di casa, quando avevo quindici anni. «Per il mio bene» ho scritto questo libro, per raccontare la mia storia e farmi testimone, sperando che quello che è successo a me e a mio fratello Gwendal non debba capitare ad altri bambini. Eravamo noi tre, io, Gwendal e nostra madre – nostro padre se ne era andato prima che io nascessi – in una casa dove regnava il silenzio quasi sempre. Quasi. Perché quando mia madre si trasformava in un mostro riempiva tutto lo spazio con urla e botte. Per questo, quando ero bambina, non mi sentivo al sicuro in nessun luogo. Lo avevo imparato molto presto, insieme all’alfabeto e le tabelline, forse anche prima. Poteva accadere a casa, durante una passeggiata, in piena notte, o la mattina mentre andavamo a scuola in macchina. Di solito non c’era un motivo preciso. In quei momenti spesso mi parlava di sesso e mi accusava di fare o pensare cose che non potevo nemmeno capire. Mi infliggeva umiliazioni fisiche ma anche psicologiche. Come il giorno in cui mi ha portato sul grande ponte sull’Isère e che io attraversavo ogni mattina per andare a scuola e mi ha ordinato di saltare nell’acqua, «per il mio bene», il suo bene, per il bene di tutti. Ma anche in quel momento, anche in quel dolore, io sognavo, pensando alla vita bellissima che mi aspettava lontana da lei, non appena sarei stata abbastanza grande. E così non mi sono buttata. È passato di lì un uomo che la conosceva, si è fermato a parlare, lei si è mostrata normale. Quell’uomo non ha mai saputo che mi ha salvato la vita, forse non lo saprà mai”.

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