Pupo: “A 25 anni ero miliardario, a 40 indigente con mobili, strumenti e case pignorati” - Perizona Magazine

Pupo: “A 25 anni ero miliardario, a 40 indigente con mobili, strumenti e case pignorati”

Daniela Vitello

Pupo: “A 25 anni ero miliardario, a 40 indigente con mobili, strumenti e case pignorati”

| 28/01/2020

Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, si confessa in una lunga intervista al quotidiano “La Stampa”. Il cantante che il prossimo […]

Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, si confessa in una lunga intervista al quotidiano “La Stampa”. Il cantante che il prossimo 11 settembre compirà 65 anni racconta di come a poco più di 20 anni ha “perso la testa” dopo aver venduto 20 milioni di dischi. “Ho solo avuto la fortuna di sopravvivere alle mie follie – spiega – Avevo fama, donne e denaro in grande quantità. Droga e alcol a parte, non mi sono risparmiato niente. Ho fatto più eccessi io che Vasco Rossi. A 25 anni ero miliardario, a 40 indigente con i mobili, gli strumenti musicali e le case pignorati”. “Io ho fatto molte esperienze reali e mi ci sono immerso – dice col senno di poi – Sono caduto e mi sono rialzato tante volte. Non è un vanto, sia chiaro, però mi dà orgoglio essermi riscattato. Oggi sono una persona consapevole e in equilibrio”.

“Ho dovuto lavorare sulla mia megalomania – svela – Sono piccolo ma mi vedo alto. Mi vedo bello. Soffro di follia egocentrica e quindi devo lavorare per contenerla. Amo due donne ma non si può strategicamente impostare una vita sentimentale. Mai avrei pensato di convivere per trent’anni con due donne. È accaduto che tre persone si sono incontrate e invece di fare come il 90 percento dei ragazzi di oggi che alla prima difficoltà si arrendono, hanno deciso di non distruggere. Oggi raccolgono frutti che hanno un sapore che le persone ‘normali’ magari non conoscono”.

Pupo torna indietro con la memoria a quando era schiavo del gioco. “Al giocatore non interessano le cifre, ma il gioco. A poker vincevo sempre, ma non mi bastava. Volevo sfidare la fortuna, ecco perché nell’83 al Casinò di Saint Vincent persi allo chemin de fer 130 milioni in tre secondi. Ho smesso di giocare da 13 anni ed è stata una fatica pazzesca. Perché a differenza della droga o dell’alcol, il demone del gioco ce l’hai dentro. Devi dominare una passione che è in te, non una sostanza esterna. La lotta è così dura che se vinci, a ripagarti è l’autostima: ti senti Dio, proprio come quando giochi”.

Infine, il cantante confida perché ha scelto di ricoprire il ruolo di opinionista nell’edizione in corso del “Grande Fratello Vip”: “È per la curiosità di andare a confrontarmi con queste miserie umane, e lo dico con affetto per questi ragazzi. Culturalmente la stupidità è meravigliosa, anche la mia eh. Visto che il panorama degli opinionisti tv è abbastanza imbarazzante, ho pensato che avrei potuto fare una bella figura. Non avrei mai fatto il concorrente, non ne ho bisogno, ma quando Signorini mi ha chiamato, mi sono consultato con il mio agente Umberto Chiaramonte e dopo un quarto d’ora ho detto ‘ok’”.

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