Valentina Persia: "Dopo la morte del mio compagno non volevo tornare in tv" - Perizona Magazine

Valentina Persia: “Dopo la morte del mio compagno non volevo tornare in tv”

Daniela Vitello

Valentina Persia: “Dopo la morte del mio compagno non volevo tornare in tv”

| 04/01/2020

Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da me”, la “barzellettiera” d’Italia Valentina Persia parla del periodo più buio della sua […]

Ospite di Caterina Balivo a “Vieni da me”, la “barzellettiera” d’Italia Valentina Persia parla del periodo più buio della sua vita coinciso con la scomparsa prematura di Salvo, un architetto catanese che è stato il grande amore della sua vita. Dopo la sua morte, la carriera della comica ha subito un brusco stop. A spingerla a tornare a lavorare è stato un altro catanese doc.

“Leo Gullotta mi aiutò molto – racconta la Persia nel salotto di Caterina Balivo – Avevo perso da poco il mio compagno, siciliano, catanese come lui. Il maestro Pingitore mi chiamò per lavorare al Bagaglino. Ero dubbiosa se tornare in televisione perché il dolore è stato grandissimo. Leo mi spinse a parlare con Pingitore. Leo Gullotta mi prendeva sempre per il braccio, mi aiutava, mi parlava in catanese come il mio Salvo. Devo molto a lui”.

La morte del compagno avvenuta nel 2004, oltre ad un enorme vuoto, le lasciò anche un forte senso di maternità al quale l’attrice non si è voluta sottrarre. In un’intervista rilasciata sempre a “Vieni da me” lo scorso giugno, Valentina Persia confessò di aver vissuto un momento davvero difficile dopo la nascita dei suoi gemelli, Lorenzo e Carlotta, che ha cresciuto da sola. La comica ebbe un crollo post-parto e pensò di non farcela.

“Sono diventata mamma a 43 anni – spiegò – Non sono diventata mamma tardi perché prima dovevo lavorare. Il detto ‘bisogna fare figli da giovani’ lo capisco perché non ce la fai fisicamente. Pensavo che 24 anni di danza mi avrebbero aiutato. La maternità era una voce che non potevo più non ascoltare. Avevo paura che poi non avrei avuto più la possibilità di diventare madre”.

“Quando sono arrivati non è stato semplice – confidò – Si tende sempre a vedere il bello della gravidanza. Quando me li hanno messi sul petto. io non ho sentito niente. Mi sentivo inadatta. Ho avuto un crollo psicologico. Ero solo stanca. Quell’amore che tutti mi dicevano che avrei avvertito immediatamente, io non lo avvertivo. Avevo paura di non farcela e non dare supporto a due estranei. Io sono crollata e sono arrivata a punto di graffiarmi a sangue la faccia. I miei bambini dormivano tutta la notte e io non dormivo”.

“E’ stata la pediatra a salvare i miei figli e me come madre – svelò – Ho dato il latte fino a tre mesi e mezzo. Andai a fare una visita di controllo ai bambini e scoppiai a piangere. Lei capii che c’era qualcosa che non andava. Mi disse di smettere di allattare. Non mi disse ‘La vedo troppo ansiosa’. E’ preferibile togliere il latte e avere una mamma serena e felice piuttosto che continuare a dare il latte e avere una madre esasperata e scoraggiata. Appena mi ha tolto il latte, i miei bambini hanno cominciato a dormire di più la notte. Poi li ho portati a scuola a otto mesi e ho avuto la possibilità di farmi una doccia, di fare una passeggiata e i miei figli hanno fatto il primo sorriso. Solo allora mi sono accorta dell’amore che provavo ma che non riuscivo a vedere per la stanchezza. Mi sono accorta che pur essendo da sola, sono una brava mamma”.

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