È uscito il nuovo libro di Fabio Volo dal titolo “Balleremo la musica che suonano” per Mondadori. La presentazione si terrà a Milano martedì prossimo, al Circolo dei lettori, insieme a Federica Furino. Un libro autobiografico che parla di un ragazzo che sentiva di non trovarsi nel posto giusto ed è andato a cercarsene un altro. In un’intervista al “Corriere della Sera”, l’autore spiega: “Il titolo? Era una frase che mi ripeteva sempre mio padre. È una metafora per dire che balleremo, prenderemo, ciò che la vita ci darà. Queste parole un tempo mi innervosivano tantissimo. Invece è una frase molto saggia e l’ho sposata adesso che sono grande. È inutile cercare di tenere tutto sotto controllo, puoi darti un po’ una direzione ma la vita va dove vuole andare”.
Lo scrittore ammette: “Sono stato molto fortunato. Scrivere una storia che hai vissuto significa descriverla. In questo è più facile. La difficoltà sta nel quanto ti vuoi dare e quanto ti vuoi tenere. Per esempio, c’è una situazione familiare: fino a che punto posso darla in pasto a tutti? Quanto posso parlare dei miei figli? Quanto deve rimanere una cosa tra me, mio padre, mia madre e mia sorella?”.
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Fabio Volo e il suo nuovo libro: “Una testimonianza delle difficoltà che ho vissuto da ragazzino”
Lo scrittore non definisce il suo nuovo libro una vera e propria autobiografia. “Più che altro volevo lasciare una testimonianza di tutte le difficoltà che ha vissuto un ragazzino di 16/17 anni che partiva da una condizione svantaggiata e che poi ha incontrato dei libri – spiega – I libri mi ha dato storie che mi dicevano di seguire il mio sentire, un mio istinto… un qualcosa che era lì. E mi ci voleva una quantità di coraggio incredibile, perché ero l’unico della mia famiglia o dei miei amici a fare un salto nel buio. È vera la frase di Dante: ‘Se tu segui la tua stella non puoi fallire’. Fidatevi dei libri”. Lo scrittore rivela poi quali sono stati i libri che più di tutti gli hanno cambiato al vita: “In quegli anni, la botta più forte me la diede ‘Narciso’ e ‘Boccadoro’ di Hermann Hesse, perché era proprio il libro giusto nel momento giusto. Magari non il più bello che ho letto, ma fu il più potente. Il tema è che cerchi senza sapere cosa stai cercando e, quando lo trovi, capisci che cercavi proprio quella cosa lì”.
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“Il rapporto con i soldi? Da giovane mi vergognavo perché non li avevo”
Fabio Volo parla di ciò che sognava di diventare e della piega che alla fine ha preso la sua vita: “Non sono mai stato un grande sognatore. La mia è più una questione pratica di obiettivi, traguardi. Facevo il panettiere e volevo aprire tre panetterie. Quella cosa lì. Non riesco a dirmi: ‘Sogno di andare a vivere ai Caraibi’. Se così fosse, dal giorno dopo troverei un modo per andarci a vivere. I miei sono sogni banali: stare in salute, passare del bel tempo con i miei figli, con gli amici…”. Poi parla del suo rapporto con i soldi, che per molti è un vero e proprio tabù. “Da giovane mi vergognavo perché non li avevo – ammette -. Poi, mi sono vergognato perché li avevo fatti. Adesso, se mi chiedi: sei ricco? Dico di sì, non mi vergogno più. Ho fatto vari percorsi per arrivarci. Il momento più importante è stato l’accettazione. Non sei né meglio né peggio degli altri, ognuno ha il suo percorso”.
Anche in questo libro non manca la figura del padre. “In questo in particolare, ma c’è anche negli altri – spiega -. È mancato da dieci anni ma lo conosco meglio oggi di quando era vivo. Cosa puoi capire quando sei piccolo del lavoro, delle separazioni, della vita… più sei piccolo più ne vedi solo un pezzo”. “Da quando sono padre, mio padre lo conosco sempre di più. Lo sento addosso come mai prima. Ed è affascinante quanto l’amore stia proprio fuori dallo spazio e dal tempo”, conclude.