Il direttore di RaiNews24 torna indietro con la memoria a due anni fa
- Il suo calvario inizia il 2 febbraio 2019
- La mano destra che non risponde e lui che parla una nuova lingua
- “Non sapevo più come mangiare un uovo sodo”
Andrea Vianello torna a parlare dell’ictus che lo ha colpito il 2 febbraio 2019. L’ex direttore di Rai3 e già conduttore di diverse trasmissioni del servizio pubblico, che sulla vicenda ha scritto un libro dal titolo dal titolo “Ogni parola che sapevo”, ripercorre quei momenti drammatici in un’intervista al “Corriere della Sera”.
“La mano destra che non risponde e io che parlo una nuova lingua”
“È sabato mattina, uno di tanti – ricorda il direttore di RaiNews24 – Ho ancora quel cocciutissimo mal di testa della sera prima. Passerà, mi dico. E intanto faccio colazione. Tuffo un biscotto nel latte, poi afferro il cucchiaio con la mano destra per ripescarlo prima che diventi poltiglia. Sì, la mano destra. Che però non risponde. Sembra scomparsa. Chiamo mia moglie. Francesca arriva trafelata: ‘Che succede?’, domanda. La mia risposta è chiara o almeno penso: ‘Ceritturgra, mathra, titdiiiadotaio’. Lei non capisce. Io non capisco: parlo una nuova lingua, eppure quel che voglio dire è chiaro: ‘Mrlaiofoourhdka uhfe giumhu’. Sono arrabbiato con me, furibondo con lei. Possibile che non mi capisca?”.
L’operazione d’urgenza
La moglie Francesca capisce che la situazione è grave e allerta subito i soccorsi. Il giornalista e conduttore finisce in sala operatoria e di quei momenti gli restano solo dei flashblack che descrive nel libro: “Il neon sul soffitto, gli infermieri dietro a un vetro, un dottore che sa il fatto suo e quella mano, quella dannata mano che ciondola sul fianco… Io provo a parlargli, lui non mi sente. Mi addormento. Penserà lui a me”.
Il risveglio senza parole
Il risveglio è traumatico. Le parole non sono tornate, Vianello non riesce a pronunciare neanche i nomi dei suoi fili. Lì capisce che dovrà imparare di nuovo a parlare e rieducare la mano destra affinché possa tornare a compiere dei gesti che prima dell’ictus apparivano scontati.
La riabilitazione
“Pian piano sono riuscito a mangiare da solo, con sapori più intensi di quelli dell’ospedale – racconta – Suggestioni? Di sicuro mi stava tornando il gusto per la vita ritrovata, da riassestare certo, ma ritrovata. C’era una cosa che proprio rigettavo: la vista dei ragazzi. Avevo un terrore folle di farmi sgamare debole e spaurito. Non sapevo neppure pronunciare i loro nomi. E dire che ci provavo ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Me li ero fatti scrivere su un foglio che era diventato la mia Bibbia. Cominciavo da Maria Carolina: troppe sillabe. Poi Goffredo, un nome esoterico e inerpicato, praticamente una sciarada. Quindi passavo oltre, a Vittoria che, con una certa soddisfazione, era diventata la mia ‘Bitoria’. Insomma, c’ero quasi. Ma era un po’ pochino: uno su tre e neppure corretto. Come potevo incontrarli?”.
Le dimissioni e l’incontro con i figli
Andrea Vianello lascia la clinica il giorno in cui Goffredo compie 17 anni. “La prima a scendere dalla macchina è stata Vittoria – ricorda – seguita da Maria Carolina, quindi Goffredo con gli occhi nascosti dietro a un paio di occhiali da sole e la sua consueta ritrosia. ‘Evviva!’, ricordo di avere detto. “Evviva. Sono qua. Tutto bene’, senza sbagliare una sola parola: che stessi diventando un ‘afasico fluente? Chissà… Poi Francesca ha impugnato la situazione, ha fatto salire tutti in auto — lei alla guida, io copilota — e via, destinazione Appia Antica dove ci attendeva il ristorantino scelto insieme”.
“Senza mia moglie tutto sarebbe incomprensibile”
“Dopo l’ictus non sapevo come mangiare le uova sode – conclude – Dovevo rompere il guscio, ma in che modo? Il coltello, la mano, l’uovo che schizzava via appena lo toccavo… Era tutto un rebus. Che ancora una volta ha risolto Francesca. Sempre al mio fianco, sensibile, determinata, irrinunciabile. Senza lei tutto sarebbe incomprensibile (…) Mi aveva quasi ucciso. Avevo perso l’uso della parola. Ora ho riscoperto il gusto per la vita, fatta di famiglia e anche convivialità intorno alla tavola”.