Dal set di “Mery per sempre” e “Ragazzi fuori” alla vita ritirata con il compagno in un piccolo comune appena fuori Bologna: Alessandra Di Sanzo si confessa in una lunga intervista al quotidiano “La Repubblica”. Era il 1989 quando il regista Marco Risi la portò sul grande schermo abbattendo il tabù della transessualità. All’epoca all’anagrafe era ancora Alessandro, la transizione arriverà molto tempo dopo. “Marco è una persona meravigliosa, ci sentiamo ancora, un uomo di grande sostanza”, rivela. Di Michele Placido invece dice: “Un uomo del sud, rispettoso ed elegante, su quel set fu come uno zio per me. Ci siamo rivisti poche volte dopo, ma poi sono diventata grande amica di sua figlia Violante, una donna splendida”.

“Io volevo fare la parrucchiera, era la mia grande ambizione”
Prima di recitare in “Mery per sempre”, Alessandra Di Sanzo aveva altre aspirazioni a cui dovette rinunciare dopo l’uscita del film. “Io volevo fare la parrucchiera, era la mia grande ambizione – confessa – avevo 18 anni e mezzo, ero arrivata a Roma da poco, fu Massimo Ferrero a scovarmi e insistere, ma dopo l’uscita delle sale nessuno voleva farsi più i capelli da me. Venivano nel salone per gli autografi, il titolare si stancò e mi disse: ‘va’ a fare l’attore’, risposi ‘semmai vado a fare l’attrice’. E lui: “Fa’ un po’ come te pare, ma qua non ce puoi sta’, hai visto che mercatino hai combinato…”.
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“Dopo ‘Mery’ sono stata sciocchina, non ne ho approfittato per costruirmi un futuro”
“È stato un calvario – ricorda l’attrice 55enne – alla fine degli anni Ottanta la transessualità era ancora malvista anche se io ero più libera allora di adesso. Non me ne fregava niente. Venivo da un paesino della Basilicata, sono scappata perché non capivo niente, mi sentivo osservata, adesso quando torno ci sto benissimo, è quello il vero mondo. Ma da giovane mi stava stretto. Arrivai a Roma che non conoscevo nessuno e del giudizio altrui non mi importava. Dopo il film però le cose sono cambiate, tutti erano interessati a me, uomini, donne, non è stato semplice (…) Dopo ‘Mery’ sono stata sciocchina, mi volevano tutti, ma io non ne ho approfittato per costruirmi un futuro. Avrei dovuto essere più gentile, invece ero come un gatto randagio. Se solo un uomo un po’ più adulto di me mi faceva un complimento, impazzivo, diventavo un mostro”.

“Mi sono ritrovata a vent’anni che tutti erano interessati a me per il sess0”
“Volevo scrollarmi di dosso l’immagine di transessuale – spiega Alessandra Di Sanzo – anche perché mi sono ritrovata a vent’anni che tutti erano interessati a me per il sess0, volevo invece dare l’idea della brava ragazza. Ho sprecato un sacco di tempo, avrei potuto studiare, poi non so se sarebbe andata diversamente. Ma io ero concentrata sul farmi chiamare Ale. Non pretendevo di essere chiamata Alessandra, ma volevo togliermi Alessandro. Poi ho capito che non ero gay, che mi trovavo più a mio agio con un rossetto che in jeans e t-shirt e ho iniziato a impegnarmi per la transizione”.

“Ultimamente mi capita spesso di imbattermi in fascistelli coatti che mi importunano”
Nel 1993 l’attrice indossò un abito da sposa e calcò la passerella per lo stilista Egon von Fürstenberg ma per lei fu l’ennesima delusione. “Pensavo mi avrebbe aperto chissà quali porte – spiega – sfilai a piazza di Spagna a fianco di Naomi (Campbell, ndr) ma dopo l’intervento indignato del cardinal Oddi se la presero tutti con me, persino il mondo gay. Io non volevo offendere nessuno. La notizia fece il giro del mondo, io invece che esserne felice piangevo sempre, i giornali titolavano il transessuale Alessandro vestito da sposa. Ma quante abbiamo dovuto mandarne giù?”. Oggi lo scenario è completamente diverso. “I tempi sono cambiati – sottolinea la 55enne – anche se negli ultimi cinque anni mi capita molto più spesso che in passato di imbattermi in fascistelli coatti che mi importunano. Per fortuna non ho mai inibito del tutto la mia mascolinità, se mi insultano non mi nascondo, torno indietro, ho imparato a difendermi, gli faccio vedere queste manone larghe”.

“Ho fatto una vita da star povera. Avrei potuto prostituirmi, come tante, non l’ho mai fatto”
Venticinque anni fa, Alessandra Di Sanzo ha lasciato Roma e si è trasferita a Bologna. “Ho capito che con il cinema non riuscivo a lavorare con continuità e dovevo sbarcare il lunario – racconta – ho fatto una vita da star povera. Sono anche andata a lavare i piatti, ma poi mio fratello che aveva una casa editrice a Bologna mi ha proposto di collaborare e accettai. Volevo un’occupazione vera, che mi consentisse di pagare l’affitto. Avrei potuto prostituirmi, come tante, non l’ho mai fatto. Poi a Bologna c’erano i miei genitori e avevo voglia di conoscerli, me ne sono andata di casa a 15 anni. Quando mio fratello ha chiuso la casa editrice ho anche lavorato in un asilo a Pianoro, poco fuori Bologna. È stato meraviglioso, le emozioni che ti danno i bambini non te le dà nessuno. Qualcuno, pochissimi in verità, all’inizio vedendomi ha storto il naso, alla fine mi volevano tutti. Ho rinunciato perché si guadagnava troppo poco”. L’attrice non ha mai desiderato diventare madre: “I miei figli sono state le mie bestiole di cui mi sono sempre presa cura, adesso mi è rimasta solo una cagnolina di 17 anni che stenta a camminare, ne avevo altri due. A Roma vivevo circondata dai gatti. D’estate gli amici che partono chiamano tutti me per affidarmi i loro animali, persino pesci rossi”.
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Alessandra Di Sanzo: “Il mio compagno ha avuto problemi di salute seri”
Alessandra Di Sanzo parla poi del suo rapporto con i suoi genitori: “I miei non capiranno mai la mia scelta, ora che sono molto anziani siamo legatissimi. Mio padre è sempre stato un uomo con una mente aperta, da lui ho imparato la sensibilità, mia madre mi dice ‘sei sempre stata accussì’. Per loro anche oggi che ho quasi 60 anni resto la stessa persona di quando ne avevo sei. Sono Ale e punto”. Oggi l’attrice vive a Rastignano. “Fino a poco fa era il paradiso, avevo un bosco di fronte casa, poi è arrivata l’alluvione e si è portata via tutto, sradicando alberi e piante – racconta – È stata un’ecatombe. Vivo con il mio compagno da 18 anni, lo amo come un fratello. Ho avuto problemi di salute seri, per fortuna a Bologna almeno la sanità regge, per molti altri aspetti la città mi ha deluso, è provinciale ma non per le cure. La mia più cara amica è Eva Robin’s che ha il dono di arrivare quando ne ho bisogno. Come un angioletto”.