Omicidio Giulia Cecchettin, Paolo Crepet: "Non è stato un raptus"

Omicidio Giulia Cecchettin, Paolo Crepet: “Non è stato un raptus, non si diventa lupo in una notte”

Daniela Vitello

Omicidio Giulia Cecchettin, Paolo Crepet: “Non è stato un raptus, non si diventa lupo in una notte”

| 20/11/2023
Omicidio Giulia Cecchettin, Paolo Crepet: “Non è stato un raptus, non si diventa lupo in una notte”

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L’omicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne di Vigonovo uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha lasciato tutti attoniti. Dalle pagine del quotidiano “Il Messaggero” arriva l’analisi di Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, esperto di tematiche giovani. “Non conoscendo quel ragazzo, non mi avventuro in nessuna diagnosi – premette il professore – Non posso dire niente del caso specifico, spero solo che non si cominci con la solita storia di periti e controperiti, sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza. In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei. Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale”.

Paolo Crepet (Foto da video)

“Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti”

Paolo Crepet sottolinea come la violenza contro le donne sia un fenomeno allarmante che riguarda tutte le regioni indistintamente. “E’ successo in Veneto, in una delle zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla – fa notare – È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi. Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?”.

Paolo Crepet (Foto da video)

“Quello che i giovani temono di più è il ‘ghosting’, non lo reggono”

Il noto psichiatra e sociologo passa in rassegna gli errori dei genitori: “Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no. È da trent’anni che lo dico. Così come ho detto che la scuola è il luogo dei ragazzi e dei loro insegnanti e che i genitori neanche dovrebbero entrarci. Già questa sarebbe una rivoluzione”. Sotto accusa ci sono anche i social. “Ho coordinato una ricerca sul rapporto tra social e generazione Zeta, è emerso che quello che i giovani temono di più è il ‘ghosting’ – spiega il professor Crepet – Chatti con il Lorenzo di turno e a un certo punto Lorenzo sparisce. Non lo reggono. Capitava anche alle generazioni precedenti quando non c’erano i social, ma non erano drammi”.
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Paolo Crepet (Foto da video)

“Invece di tutelare i figli, i genitori dovrebbero dire: arrangiatevi”

Lo psichiatra consiglia ai genitori di “smetterla di tutelare i loro figli”. “Sa che cosa rispondo a quei padri e a quelle madri che mi chiedono un consiglio? Di fare l’esatto contrario di quello che stanno facendo”, svela. Sul perché i genitori abbiano tutta questa ansia di tutelare i propri figli, Paolo Crepet ha le idee chiare: “Perché hanno sensi di colpa. Su tutto. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi”. L’avvocato di Filippo Turetta ha dichiarato ai media di non credere ad un gesto premeditato. “Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte”, sentenzia il noto psichiatra e sociologo.

Paolo Crepet (Foto da video)

“All’ultimo appuntamento non si va mai da sole, si va con qualcun altro”

Cosa fare quando si colgono dei segnali? “Bisogna farsi aiutare – suggerisce Paolo Crepet – Il che non significa andare dallo psicanalista. Basta un’amica, ma serve tempo. E non ci si aiuta in chat, ci si aiuta andando a fare una passeggiata, stando assieme, parlando. Vale anche per l’ultimo appuntamento: non si va mai da sole, si va con qualcun altro, ma questo comporta essere complici. La complicità nelle relazioni – gli amici, i familiari, l’allenatore, l’insegnante – è la salvezza”.

Pubblicato il 20/11/2023 11:26

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