Paola Perego e la lotta contro il "mostro": "Ho provato a rompermi il braccio da sola" - Perizona Magazine

Paola Perego e la lotta contro il “mostro”: “Ho provato a rompermi il braccio da sola”

Daniela Vitello

Paola Perego e la lotta contro il “mostro”: “Ho provato a rompermi il braccio da sola”

| 09/05/2020

Paola Perego anticipa su Instagram alcuni passaggi del suo libro dal titolo “Dietro le quinte delle mie paure” in uscita […]

Paola Perego anticipa su Instagram alcuni passaggi del suo libro dal titolo “Dietro le quinte delle mie paure” in uscita il 12 maggio. Nel volume la conduttrice racconta i suoi 25 anni di battaglia contro il “mostro”, ovvero gli attacchi di panico che per fortuna oggi sono solo un lontano ricordo.

“Per quanto davanti a loro fingessi e cercassi di nasconderlo, ero pur sempre una donna malata – si legge – Ma come lo spieghi a un ragazzino di undici anni che non puoi accompagnarlo alla festa del suo compagno perché hai paura che ti prenda un attacco di panico mentre sei alla guida? Come lo spieghi a una ragazzina di sedici che non puoi andare a riprenderla se cena a casa della sua amica, perché il buio della notte ti chiude la gola, o che non puoi andare al cinema con lei a vedere il suo film preferito mentre mangiate i pop-corn insieme? Come lo spieghi ai tuoi figli che non sei la mamma normale che vorresti essere?”.

Quindi è la volta di una seconda anticipazione, ancora più cruda della prima: “Il momento in cui pensai di aver toccato il fondo – ma ahimè non lo avevo nemmeno lontanamente raggiunto – fu quando provai in tutti i modi a rompermi il braccio sbattendolo contro il muro. L’ansia non è un dolore reale e io non ce la facevo più a stare male per qualcosa che non si può vedere, così continuai a battere il braccio sinistro contro il muro del salone, con tutta la forza che avevo, nella speranza di sentire qualcosa di vero che non fosse il panico. In quell’occasione scoprii che non è così semplice rompersi qualcosa da soli (riuscii solo a farmi venire una contusione) e scoprii anche che il Mostro era un osso molto più duro di quello del mio braccio. La domanda che mi sono fatta più spesso in questi anni è stata: perché a me? Perché devo essere proprio io la vittima sacrificale dell’ansia?”.

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