Otto anni fa descrisse il coronavirus in un libro: "Preoccupiamoci già oggi per la prossima pandemia" - Perizona Magazine

Otto anni fa descrisse il coronavirus in un libro: “Preoccupiamoci già oggi per la prossima pandemia”

Daniela Vitello

Otto anni fa descrisse il coronavirus in un libro: “Preoccupiamoci già oggi per la prossima pandemia”

| 05/04/2020

  Una grande pandemia ribattezzata “Big One” si trasmette con un salto di specie dal pipistrello all’uomo in un mercato […]

 

Una grande pandemia ribattezzata “Big One” si trasmette con un salto di specie dal pipistrello all’uomo in un mercato degli animali cinese e si diffonde poi in tutto il mondo. È lo scenario presentato nel 2012 dallo scrittore americano David Quammen nel suo libro “Spillover” tornato best-seller in tempi di coronavirus. In un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano” dalla sua casa nel Montana, Quammen rifiuta l’etichetta di “veggente”.

“Ho solo riportato le parole di scienziati che da anni studiano questi fenomeni – precisa – Mi dicevano che la prossima pandemia sarebbe stata causata da un virus trasmesso da un animale, probabile un pipistrello; che sarebbe stato un coronavirus perché questi si evolvono e adattano rapidamente; e che il salto di specie – lo spillover – sarebbe avvenuto in una ambiente in cui esseri umani e animali selvatici sono prossimi. Dove? Verosimilmente, in un wet market cinese. Tutto prevedibile”.

Nonostante gli avvertimenti e le previsioni degli uomini di scienza, il Covid-19 ci ha colto ugualmente impreparati. “Non siamo stati in grado di implementare, e integrare, i sistemi di sorveglianza – spiega – Né a livello locale né a livello internazionale. Non abbiamo investito risorse nella sanità pubblica: più posti letto, più terapie intensive negli ospedali, più formazione del personale. Perché come cittadini siamo poco informati e tendenzialmente apatici, mentre i nostri leader sono cinici e avari, concentrati solo su loro stessi. Questa pandemia è il risultato delle cose che facciamo, delle scelte che prendiamo. Ne siamo responsabili tutti.

David Quammen non riesce a spiegarsi come mai il coronavirus, che associa ad “proiettile che ti colpisce” (“non senti il colpo, perché il proiettile arriva prima, il suono dopo”), abbia colpito così duramente l’Italia. “È un mistero – ammette – Me lo sono chiesto più volte. Il Nord Italia è ricco di risorse mediche, strutture e personale. Non è l’Africa. Mi ha sorpreso. Temo sia stata sfortuna. Qualcuno ha portato il virus nel vostro Paese, pur non mostrando sintomi, e ha contagiato molte persone prima che si capisse cosa stava accadendo. Ma perché così tanta sfortuna nella diffusione del contagio? Per questo voglio tornare in Italia: per studiare (…) L’ospite serbatoio di questo virus è il corpo umano. L’inquinamento dell’aria può essere stata una variabile. Per i danni che provoca ai polmoni e alle vie respiratorie ha reso le persone più vulnerabili al virus”.

Lo scrittore si esprime sulle misure di contenimento messe in atto per cercare di arrestare il virus: “La mia idea è che la chiusura, di per sé utile, non sarà sufficiente. È necessario mappare e isolare i contagi e i loro contatti, incoraggiare la quarantena domiciliare, concentrare i casi in ospedali dedicati, proteggere gli operatori sanitari allora forse l’Italia si salverà dal collasso”.

Quammen si scaglia contro fake news e teorie cospirazioniste. “Io le chiamo lo ‘zucchero del web’ – dichiara – Alcuni più ne leggono più ne vorrebbero leggere. È come una droga. Noi dobbiamo resistere all’ossessione di sapere l’ ultimo dato, l’ultima notizia. È giusto prestare attenzione al virus, ma abbiamo bisogno anche di altre storie”.

“Quando finiremo di preoccuparci per questa pandemia, dovremo già preoccuparci della prossima – conclude lo scrittore – Non credo ce ne libereremo. Questa epidemia è talmente diffusa che potrebbe non scomparire. Ma possiamo metterla sotto controllo, anche grazie a vaccini e terapie. Ci attendono molti spillover di virus pericolosi che si trasformeranno, se non migliorerà la nostra preparazione nell’affrontarli, in pandemie. Anche peggiori di questa”.

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