Schillaci e l'infanzia al Cep: "Al ritorno dai Mondiali, mi fecero una grande festa. Erano in 20mila" - Perizona Magazine

Schillaci e l’infanzia al Cep: “Al ritorno dai Mondiali, mi fecero una grande festa. Erano in 20mila”

Daniela Vitello

Schillaci e l’infanzia al Cep: “Al ritorno dai Mondiali, mi fecero una grande festa. Erano in 20mila”

| 27/12/2019

A movimentare la puntata odierna di “Vieni da me”, il programma di RaiUno condotto da Caterina Balivo, è stato Totò […]

A movimentare la puntata odierna di “Vieni da me”, il programma di RaiUno condotto da Caterina Balivo, è stato Totò Schillaci. L’ex calciatore palermitano, eroe di Italia ’90, è stato ospite nello spazio ribattezzato “La cassettiera”. I guantoni trovati nel primo cassetto sono diventati lo spunto per rievocare la celeberrima testata da lui rifilata a Roberto Baggio. Un gesto di cui si è detto pentito anche perché, ha tenuto a precisare, “calcisticamente parlando sono sempre stato molto leale”.

“Avere tutto questo successo non era nelle mie aspettative”, ha spiegato ricordando gli anni trascorsi a Palermo, in un quartiere difficile quale il Cep, ad inseguire il sogno di diventare un calciatore. “Al Cep ho vissuto la mia infanzia. Mi ha aiutato a fortificare il carattere – ha confessato – La mia passione era il calcio e il pallone che mi portavo pure a letto mi ha distratto dalle cattive amicizie. Ho seguito quel sogno. Al ritorno dai Mondiali, mi hanno fatto una grande festa con l’inno di Mameli e i fuochi d’artificio, c’erano più di 20mila persone”.

La Balivo ha mandato in onda le immagini del Tg1 del 2 agosto 1990 che mostravano l’accoglienza trionfale riservata a Schillaci al suo ritorno al Cep. “Sembrava il festino di Santa Rosalia”, dice il cronista nel servizio. Dopo un’infanzia umile, Totò tornò a Palermo da “re” a bordo di  una jaguar bianca. Accanto a lui, la sua prima moglie Rita Bonaccorso.

L’intervista è proseguita con alcuni aneddoti sul suo passato e sulla sua famiglia d’origine. “Per me la scuola è stata la strada. Ma anche viaggiare e vedere posti nuovi”, ha confidato svelando di non avere studiato.  “Ho fatto il gommista per due anni. All’inizio non me la cavavo, poi sono diventato pratico”, ha aggiunto parlando dell’ultimo lavoro mollato per partire alla volta di Messina.

Il suo destino era scritto sin dalla sua nascita. “Io sono nato di 7 mesi, pesavo 800 grammi – ha raccontato – Sono nato in casa, ero tra la vita e la morte. I miei nonni mi riscaldavano con le bottiglie d’acqua calda e mi davano a mangiare col cucchiaino. Grazie a loro, sono riuscito a superare quel momento difficile e oggi sono qua. Tra l’altro sono nato in un quartiere, il Capo, in via della Sfera (la palla) al numero 19 (il numero della maglia). Nell’82, a 17 anni, prima di trasferirmi a Messina, mi trovavo sul tetto di un autobus a festeggiare con gli amici la vittoria ai Mondiali e pensavo ‘forse un giorno vedrò una partita della Nazionale’. E dopo 8 anni ho giocato in Nazionale (…) Mio padre Domenico è stato il mio primo tifoso, mi ha sempre seguito anche a Messina. La mia famiglia mi ha sempre incoraggiato e mi ha sostenuto anche economicamente”.

Riguardo ai suoi trascorsi da sciupafemmine ha detto: “Diciamo che ho avuto una vita intensa. Se ho mai tradito? In passato sì. Oggi sono felicemente sposato, amo mia moglie (Barbara Lombardo, ndr.). Con gli anni si cambia. Mia moglie è una ragazza intelligente, bella, solare. Sono fortunato, ho ritrovato l’equilibrio. Mi sono sposato nel 2012. Ero convinto e lo sono ancora di aver trovato la persona giusta”.

Nel finale, l’ex calciatore ha ammesso di aver fatto il trapianto di capelli: “Non ho niente da nascondere. E poi si vede. Qual è il problema? Le donne si fanno le tet*e, il sedere. Non c’è niente di male”.

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