Vittorio Feltri ha compiuto 80 anni. Il fondatore di “Libero Quotidiano” detesta i compleanni, i matrimoni e i funerali. A parlare di lui, proprio sulla sua testata, è stato il figlio Mattia Feltri, giornalista di fama, editorialista de “La Stampa” e direttore dell’”Huffington Post Italia” che svela: “Comunque la metti a ottant’anni, come direbbe lui, è sempre meglio arrivarci che no. Quindi tanti auguri e complimenti”. E aggiunge: “Mio padre mi ha avuto nel 1969 che aveva ventisei anni. Io ho compiuto gli anni ieri, lui domani. Una volta, tanti anni fa, mi disse: mi stai sulle pal*e perché per tutta la vita avrai ventisei anni meno di me. Oggi lui ottanta, io 54. Diciamo che fu una profezia azzeccata”. Mattia Feltri condivide alcuni ricordi del padre quando lui era bambino: “Ricordo in particolare la prima volta che mi portò allo stadio, si giocava Atalanta-Torino. Io ero un piccolo tifoso dei granata e continuavo a correre per le gradinate in modo da stare il più vicino possibile al pallone e lui passò novanta minuti a inseguirmi, diciamo un pomeriggio non molto rilassante. Fu una giornata veramente magica, andare allo stadio da bambini con il padre a vedere la squadra del cuore è una cosa meravigliosa. Fini zero a zero ma a me non importò nulla, mi è bastato esserci”.
“Lui era un padre molto attento nonostante fosse già impegnato sul lavoro”
Mattia Feltri condivide un altro ricordo della sua infanzia: “Da bambino mi sono ammalato di streptococco beta-emolitico di gruppo A, la stessa malattia che ha ucciso il povero Massimo Troisi. Io per fortuna ne sono guarito e ho il ricordo di Vittorio che mi porta in braccio in classe agli esamini di seconda elementare che allora c’erano”. Ne parla come un padre affettuoso. “Lui era un padre molto attento – precisa – nonostante fosse già impegnato sul lavoro, quando ero bambino prima a La Notte e poi al Corriere di Informazione. Io ero a casa malato e lui, nonostante gli orari folli dei giornali di allora, faceva in modo di rientrare in tempo per trovarmi sveglio e portarmi i libri di Jules Verne, i miei preferiti. Insomma ho ricordi di una presenza magari non quantitativa ma sicuramente qualitativa e accudente: amavo il calcio e mi portava allo stadio, amavo i libri di avventura e non me li faceva mancare. Sono cose che poi io non ho più dimenticato negli anni, cose che legano”. Mattia Feltri lo definisce “un padre con una grande capacità di esserci nei momenti veramente importanti o quando capisce che qualcuno è in difficoltà e ha bisogno di aiuto”.
“Ho fatto il giornalista perché ho iniziato ad amare questo mestiere”
Padre e figlio sono accomunati dalla passione per il giornalismo. “Ho voluto fare io il giornalista o è lui che mi ha spinto? Diciamo che è successo, in modo molto naturale. Io andavo all’università e come tutti i ragazzi per guadagnare qualche soldo mi inventavo qualche lavoretto. A un certo punto mi dice: mi fa piacere che tu voglia guadagnare qualche soldo ma allora vai a collaborare a ‘Bergamo Oggi’, uno dei due quotidiani di Bergamo di cui lui fu anche direttore. Ci sono andato ma con lo stesso spirito e predisposizione con cui andavo in birreria: lavorare per guadagnare, non avevo nessunissima intenzione di fare il giornalista. Dopo di che ho iniziato ad amare questo mestiere, per la verità più che il mestiere in sé tutto ciò che lo circonda: la vita di redazione, le cose interessanti di cui ti occupi, il poter scrivere e quindi il dover leggere che è la mia vera passione. Morale: a 23 anni presi il tesserino di praticante giornalista ed eccomi qui”.
“Mio padre è un uomo che tende ad annoiarsi, in verità credo che tutto lo annoi”
Vittorio Feltri è stato un padre che non ha mai mostrato i suoi sentimenti. “Raramente mi ha elogiato apertamente, però la cosa traspare. Fa in modo che io possa intuire il suo apprezzamento per quello che mi è successo nella vita professionale. Quindi sì, lui ha questo modo di essere burbero, ma come succede nei burberi anche lui ha le zone facilmente esplorabili. Non così nascoste come potrebbe sembrare”. A un certo punto ha mollato la sua macchina da scrivere ed è passato al tablet. Quale è il suo vero rapporto con la modernità? “Vittorio è un uomo che tende ad annoiarsi – ha spiegato il figlio – In verità credo che tutto lo annoi, non sopporta la ripetizione di riti, lo stare nello stesso posto, fare le stesse cose. Si annoia a stare a casa e va al giornale poi dopo poco si annoia di essere al giornale e torna a casa. Perché dico questo? Perché non è il ritratto di un conservatore bensì di un uomo in fermento. E’ sempre in cerca di un motivo per vivere e questa è certamente la sua forza. A me non ha stupito vederlo scrivere sul tablet. I suoi giornali del resto sono stati tentativi riusciti di cercare qualche cosa di nuovo, diverso, qualcosa che cerca di capire che cosa succede nella società. No, Vittorio non è un anti moderno, ha sempre cercato di stare al passo con i tempi e il primo telefonino che ho visto nella mia vita fu quello che portò lui a casa”.
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“Mio papà se non ha casini attorno non è contento”
Cosa pensa Mattia Feltri delle uscite del padre sui gay? “Quando avevo sei anni, cioè nel periodo della mia vita in cui ero un po’ malconcio, andai al mare per la prima volta e ci andai insieme a una coppia di carissimi amici dei miei genitori. Ma attenzione, parliamo di una coppia di omosessuali. Oggi sarebbe del tutto normale, ma nel 1975 ti assicuro che non lo era. Dappertutto ma non in casa di Vittorio Feltri, uomo che come dimostra questo aneddoto non è mai stato né reazionario né conservatore. Lo sembra? Sì, ma bisogna intenderci. Mio padre se non ha casini attorno non è contento. Io mi diverto a leggere quello che scrive ogni giorno su Twitter. Cose a volte veramente pesanti e a volte scioccanti. Ma io sono stracerto che lui lo fa per il gusto di leggere sotto il suo post tutti quelli che lo insultano. Alcune delle cose che scrive sono inaccettabili, ma è irrilevante quanto ci creda o no. Lui lo fa per osservare divertito la reazione di questa umanità social mediamente piccolina e spesso rimbambita. Capita che quando esagera qualcuno scriva anche a me e mi chieda di intervenire per fermarlo. Questo dimostra la stupidità di chi pensa che io possa o debba interferire con quello che fa Vittorio Feltri. Le vere vittime di quello che scrive mio padre non sono i soggetti dei tweet, sono quelli che ci cascano”.
“Ci è capitato di litigare e a volte è successo con qualche tono che è andato oltre “
Di Vittorio Feltri il figlio Mattai svela: “Lui ha una vita privata che non rende nota e non lo fa perché non vuole che sia nota. E questo credo che gli faccia onore”. E aggiunge: “Su tante cose io e lui la pensiamo in maniera differente, ci è capitato di litigare e a volte è successo con qualche tono che è andato oltre il necessario. Sono convinto che le persone non vadano giudicate ma capite, e sono convinto che capire è il più grande atto di amore che si possa fare nei confronti di una persona. Quindi il mio regalo è dirgli in verità: babbo, guarda che io ti ho capito, capito fino in fondo”.