La testimonianza di Francesca Gengotti, tra le vittime della temutissima banda
- All’epoca la donna aveva 9 anni e si trovò per caso sul luogo dell’assalto
- “Ricordo un fortissimo fischio all’orecchio e le urla di mia madre”
- Oggi Francesca fa la psicologa ed è diventata mamma esattamente 24 anni dopo l’agguato
Tra le vittime della banda della Uno bianca, che tra il 1987 e il 1994 terrorizzò l’Italia, in particolare l’Emilia-Romagna, con rapine, azioni violente da vendicatori della notte e omicidi, c’è Francesca Gengotti. Rimasta ferita in un agguato il 30 gennaio 1988, la donna – che all’epoca aveva 9 anni – è riuscita a sopravvivere ma ancora oggi porta sul corpo i segni di quel feroce assalto armato.
“Sono stata colpita da sette proiettili, me ne hanno tolto solo uno”
“Ricordo un fortissimo fischio all’orecchio e la voce di mia madre che grida il mio nome a ripetizione – racconta in un’intervista al “Corriere della Sera” – Poi ho in mente la scena successiva: le cassiere che con tantissimi rotoli di carta mi tamponano le ferite e l’immagine del mio riflesso nella vetrina della Coop. Avevo il viso tutto ricoperto di sangue. Quel fischio era uno dei proiettili che mi è entrato dall’orecchio e si è fermato sotto l’occhio sinistro, è ancora lì. Io sono stata colpita da 7 proiettili e me ne hanno tolto soltanto uno, quello nella schiena”.
La banda commise 103 azioni criminali
Da allora Francesca Gengotti vive con 6 pallini sparati con fucili a pompa conficcati nel cranio. L’obiettivo dell’attacco non era Francesca ma la guardia giurata Giampiero Picello. Era la 19esima delle 103 azioni criminali firmate dalla banda composta dai fratelli Savi: Roberto e Alberto erano poliziotti, Fabio aveva provato a entrare in polizia senza successo. Complessivamente i morti furono 24, i feriti 102.
“I pallini che raggiunsero mio padre rimasero intrappolati sul montone”
“Ero andata a fare la spesa con mio padre, mia madre e mia sorella di 3 anni, tutti insieme – ricorda Francesca Gengotti – Sentimmo degli scoppi alle nostre spalle e mia madre disse: ‘Ma sparano ancora i petardi?’ Mi sa che uno mi ha preso al collo. Mio padre era a pochi centimetri dalla guardia giurata che venne assassinata, ma la sua fortuna fu quella di indossare un montone di quelli che si usavano negli anni Ottanta: tutti i pallini rimasero intrappolati nello spesso giaccone”.
IL DOCUMENTARIO SULLA BANDA DELLA UNO BIANCA (VIDEO)
Francesca è diventata mamma 24 anni dopo l’agguato
Mentre era ricoverata in ospedale, Francesca decise che da grande avrebbe “studiato la mente delle persone cattive”. Oggi fa psicologa e esattamente 24 anni dopo la sparatoria, per una curiosa coincidenza, è diventata mamma. “Mia figlia è nata proprio il 30 gennaio, a 24 anni dall’agguato in cui sono stata gravemente ferita. Oggi per me quello è solo il giorno del suo compleanno”, confessa.