Roberto Vecchioni: "La morte di mio figlio? Il crollo del mondo"

Roberto Vecchioni: “La morte di mio figlio è stata il crollo del mondo ma lo sento dentro di me”

Daniela Vitello

Roberto Vecchioni: “La morte di mio figlio è stata il crollo del mondo ma lo sento dentro di me”

| 26/06/2023
Roberto Vecchioni: “La morte di mio figlio è stata il crollo del mondo ma lo sento dentro di me”

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Roberto Vecchioni, 80 anni compiuti domenica 25 giugno, si confessa in una lunga intervista rilasciata a Walter Veltroni per il “Corriere della Sera”. E a proposito del traguardo appena raggiunto dice: “Io credo che sia un’età assolutamente uguale a tante altre. Il tempo ha due funzioni: una esterna, che ci debilita o ci opprime. È come scalare ogni giorno una montagna tremenda: è il nostro fisico. Poi c’è l’altra, con Bergson potremmo dire che è l’interiorità di ciascuno di noi. E questa stagione, che riflette il tempo della coscienza, ha poche variazioni. Magari ha slittamenti intellettuali, ideologici, ma la sua natura, dai vent’anni in poi, non si riduce. Anzi, aumenta ogni ora. È un tempo della vita di cui ti sai appropriare. Si è capaci di custodirlo, di assaporarlo con il pensiero. Mentre il destino ha un peso rilevante nella vita fisica, in quella della tua coscienza conta ben poco. È proprio la tua scelta che vince, il libero arbitrio del tuo ragionare e delle tue decisioni”.

Roberto Vecchioni (Foto da video)

“La vita del mondo è un ciclo, non esiste un approdo finale”

Nessuno dei sogni che Roberto Vecchioni aveva da ragazzo, si scopre, è stato realizzato completamente. “Si sono realizzati in parte, poi si sono spezzettati, poi realizzati di nuovo – confida – È il ciclo normale dell’esistenza umana: primavera, estate, autunno, inverno. Le settimane che finiscono inevitabilmente con domenica e cominciano con lunedì. La vita del mondo è un ciclo, non esiste una definizione finale o un approdo finale. Questo consente di tenere vivi i tuoi sogni e di poterli realizzare un pezzetto alla volta, oppure di accontentarti di ciò che sei riuscito a fare”.

Ficarra e Picone con Roberto Vecchioni (Foto Instagram)

“Mia moglie ha riempito la mia vita, da quando avevo 37 anni ad oggi”

I momenti più belli della sua esistenza sono due: “Il primo è il grande, grande amore per mia moglie. L’averla vista, incontrata. Quell’istante conteneva tutto quello che sarebbe stato dopo. Avevo già nella mente l’amore fisico, mentale e spirituale che era sempre per lei, era lei. Da quei trentasette anni che avevo, ha riempito la mia vita. Fino ad oggi. Chiamerei quel ragazzo di trentasette anni e gli direi: ‘Guarda quella ragazza, falla voltare, parlale. Lei ti cambierà la vita’. E poi, devo dirti una cosa, anche se sembra strana: il secondo momento meraviglioso è aver capito, finalmente, la possibilità che esista Dio. Non l’avevo capita né quando ero sulle barricate all’università, né dopo, per tutto il tempo che ho vissuto. Non vedevo”.

Roberto Vecchioni (Foto da video)

“Molti amici li ho persi per colpa mia, mi sono comportato in maniera arrogante”

Tra gli errori commessi, il cantautore annovera gli amici lasciati per strada. “Molti amici li ho persi per colpa mia, perché mi sono comportato in maniera stupida o arrogante – ammette – Li ho persi e qualcuno non l’ho ritrovato più. Gli errori sono sempre sugli affetti, mai sulle cose. Non mi importa nulla di aver vinto o no Sanremo. L’errore è sull’affetto sbagliato, non compreso o non dare nel momento in cui devi”.
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Roberto Vecchioni e Francesco Gabbani (Foto da video)

“La morte di Arrigo è stata una cesura tra una vita e un’altra, specie per mia moglie”

Il prof della musica italiana parla anche del figlio Arrigo scomparso due mesi fa a 36 anni: “Aveva tante meravigliose qualità, in primo luogo la sensibilità. Ma anche tante debolezze, insicurezze, incertezze che non c’era modo di fargli passare e che forse aumentavano nel vedere il padre che aveva successo”. La sua morte è stata per Roberto Vecchioni “una cesura tra una vita e un’altra, lo è stato ancora di più per mia moglie. Non l’ho presa come un’ingiustizia. Questo no, assolutamente no”.

Roberto e Arrigo Vecchioni (Foto Instagram)

“Mio figlio era bipolare, la sua morte è stata il crollo del mondo, dell’universo”

“Mi viene in mente Eschilo che diceva: ‘Si impara soffrendo’. Forse dalla felicità non si impara un ca*zo – afferma il cantautore – Si impara solo soffrendo, sperando di tornare alla felicità. È stato il crollo del mondo, dell’universo, ma non di certezze e ideali. E poi lo sento dentro fortissimo, mio figlio. Lo sento intensamente, Arrigo, me lo rivedo dentro continuamente. Lui era bipolare, ho una metafora: un giorno, tornando dall’ospedale vicino Piacenza dove lui andava a fare terapia, abbiamo preso la Statale per andare a Desenzano ed era piena di autovelox. Gli ho detto ‘Facciamo una cosa: tu guida, passa, ogni volta che c’è un autovelox te lo dico e tu rallenti’. Abbiamo fatto questa strada di corsa e sembrava la vita, proprio. Corsa, corsa corsa e ad ogni autovelox lo fermavo. Quando siamo arrivati lui mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Li abbiamo fottuti tutti, papà. E invece un autovelox ci aveva beccati. Ho tentato di dire: ‘Non è colpa sua, ma mia, guidavo io’. ‘Eh no…’ hanno risposto. ‘… abbiamo visto, prendiamo lui’». Questa è la morte di mio figlio: gli autovelox della vita”.

Roberto Vecchioni e Patty Pravo (Foto Instagram)

“La morte non è una fine, è un vivere in un altro modo”

“Arrivare a ottanta anni è una fatica, ma si è come prima – spiega – Quando la mente e il cuore sono come quando hai trent’anni, il resto cambia poco. L’infinita bellezza di avere ottanta anni è che ti viene l’idea che tu non morirai. Il giovane ha naturalmente paura della morte. Forse i giovani di oggi no, perché vanno in giro a fare quelle cose orribili, proprio perché hanno perduto le parole. Invece il vecchio pensa che sarà un addormentarsi lento. Non è una fine, è un vivere in un altro modo”.

Pubblicato il 26/06/2023 09:59

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