23 Gennaio 2024, 16:22
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In una lunga intervista al “Corriere della Sera”, Raffaele Morelli – 75 anni appena compiuti – si definisce “un imbranato tecnologico”. “I libri li scrivo a mano, pagine su pagine – confessa – Solo dopo un po’ trasferisco i testi al pc, ci pensa sempre la mia segretaria: lei digita, io detto. Quindi scrivo a penna e uso il telefono solo per telefonare (…) Non ho neanche Whatsapp, uso solo sms (…) Io uso i social per lavoro e non trascorro lì la mia vita”. Milanese doc, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore di Riza, istituto di Medicina psicosomatica, Raffaele Morelli è spesso ospite nei salotti tv.
“In verità non voglio più commentare i delitti – svela – Il mio lavoro è fatto per la vita, invece in tv a ogni ora si parla di morti. Alle nove del mattino, nelle trasmissioni del pomeriggio con i bambini che girano per casa: sembra che non abbiamo più sussulti se non di fronte al sangue. Dovremmo interrogarci in altro modo. Per esempio perché non pensiamo al suicidio giovanile che è ormai la seconda causa di morte fra i giovani, con incrementi del 400% all’anno dalla pandemia? Questa è un’emergenza vera”.
“Abbiamo perso il mistero, l’energia sognante, il chiudere gli occhi e immaginare – spiega il professionista – ma l’immaginazione è magia. Nella vita sempre in diretta per ciò non c’è posto”. I social network hanno le loro colpe. “Troppi pensano che oggi il nostro mondo sia tutto in rete, nei post, dentro uno schermo – afferma – La realtà è chiusa in quella scatola: se non ci sono, se non intervengo, se non condivido gli altri non mi vedono e io non esisto. E se per la scatola non esisto vado in crisi (…) La dinamica social diventa pericolosa nel momento in cui ci si consegna alla piazza. Insegui l’approvazione, sei in balia degli altri e gli altri ti possono esaltare o distruggere: il consenso generale è illusorio, ora c’è ora non c’è”.
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Raffaele Morelli dice la sua sul caso Ferragni: “Lì abbiamo visto quanto forte può essere l’effetto di una telecamera sempre puntata su di sé, sui propri figli, sul cane. Se perdi il riferimento esterno, se la tua vita è tutta a favore di obiettivo e virtuale, c’è il rischio di iniziare a sentirti onnipotente e di commettere errori inseguendo i like. Poi sarà il tuo stesso mondo a presentare il conto. Può accadere di avere successo e può accadere di non averne più. Si sale in verticale e si rischia di cadere. L’eco di ogni cosa può diventare enorme in modo rapidissimo: inimmaginabile fino a pochi anni fa”.
I piccoli, afferma, “sono collocati sempre sull’esterno: si cerca, anche per loro, l’approvazione degli altri. I ragazzi vengono tenuti ‘infantili’: ho sentito qui nel mio studio un nonno parlare del nipote ventenne chiamandolo ‘tesoro’. Poi c’è l’omologazione: modelli identici per tutti. Dovremmo invece ricordarci che il nostro modello siamo solo noi, nella nostra unicità. L’immaginazione dove è finita? Lo dico sempre anche ai miei pazienti: riprendiamo a fare ciò che ci piaceva da bambini, ricordiamoci che ‘lì fuori’ ci sono altri mondi. Dobbiamo imparare a seguire la nostra stessa natura, per stare bene (…) Si paga un prezzo, perché questa natura può non piacere a tutti, non portare i like. Però è la tua ed è ciò che ti salva: non sarai dipendente da altro. Inoltre ho una convinzione: siamo anche il lavoro che facciamo”.
Raffaele Morelli sottolinea come il lavoro, in molti casi, conti più dell’amore. Tuttavia, può anche capitare che “arrivino a rifiutare il lavoro, magari perché impegna il weekend. Ma molti ragazzi – non tutti ovviamente – agiscono così perché sono proprio i figli tenuti ‘infantili’ dai genitori”. “Ripeto, non tutti – puntualizza – Vero è che c’è meno indipendenza. Oggi abbiamo chi rifiuta un lavoro perché ha altri su cui contare. Dare il reddito di cittadinanza a un diciottenne significava togliergli l’ebbrezza di dire: ce la faccio da solo. Invece credo che i giovani debbano andare via da casa a 18 anni: c’è l’Erasmus, ci sono molte occasioni (…) Le difficoltà ci sono sempre state. Ma l’indipendenza è un po’ magia. I ragazzi la possono, la devono riconquistare”.
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23 Gennaio 2024, 16:22