Paola Cortellesi: "L''umorismo come autodifesa, papà era luce"

Paola Cortellesi: “Uso l’umorismo come autodifesa, papà era la mia luce”

Daniela Vitello

Paola Cortellesi: “Uso l’umorismo come autodifesa, papà era la mia luce”

| 29/12/2023
Paola Cortellesi: “Uso l’umorismo come autodifesa, papà era la mia luce”

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Il successo al botteghino di Paola Cortellesi è inarrestabile. “C’è ancora domani”, il film che vede l’attrice, sceneggiatrice e comica romana per la prima volta dietro la macchina da presa ha superato “Barbie” diventando il film più visto in Italia nel 2023. Figlia di un ispettore di commercio e di una casalinga che era anche una bravissima sarta, Paola Cortellesi lascia a metà il percorso universitario per seguire il sacro fuoco della recitazione.

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea nel film ‘C’è ancora domani’ (Foto da video)

“Mio padre mi ha insegnato che ridere è una cosa seria, ecco cosa mi direbbe oggi”

“Mi sono iscritta a Lettere, indirizzo musica e spettacolo, che ho lasciato a metà percorso per studiare teatro – svela in una lunga intervista rilasciata a Walter Veltroni per il “Corriere della Sera” – Volevo fare questo, nella vita. Ma per la mia famiglia era una scelta bizzarra, non era il nostro mondo. Per cui sembrava solo un sogno, uno di quelli meravigliosi che si fanno da ragazzi. I miei volevano solo proteggermi da eventuali delusioni. Ma non mi hanno mai tarpato le ali, mai hanno fatto prevalere le loro legittime preoccupazioni sulla mia passione. Mi hanno seguito con affetto e discrezione”. “L’esistenza di mio padre (scomparso qualche anno fa, ndr.) mi ha illuminato la vita – aggiunge – Mi ha insegnato che ridere è una cosa seria. Mi ha insegnato l’umorismo e l’autoironia che mi hanno sempre salvato. Cosa mi direbbe oggi? ‘Bella di papà’, mi direbbe”.

Rosario Fiorello e Paola Cortellesi (Foto da video)

“Volevo raccontare i diritti delle donne, specie di quelle che non si è mai filato nessuno”

La conversazione si sposta sul suo primo lavoro da regista che, a conti fatti, le è proprio riuscito bene. “Volevo raccontare i diritti delle donne – spiega – In particolare di quelle donne che non si è mai filato nessuno. Ho ascoltato tanti racconti di nonne e bisnonne che hanno vissuto quel tempo. Per questo il film è in bianco e nero, perché quando loro parlavano io le immaginavo così, le loro storie. Storie raccontate con disincanto, quasi con fatalismo. Nel film sono rappresentate dalle donne che commentano tutto nel cortile. Mi è rimasta nella testa una frase che dicevano, a proposito di quelle, tra loro, maggiormente vessate: ‘Eh, porella’. Da piccola ascoltavo i loro racconti e mi sembrava che ci fosse una contraddizione, come uno stridere, tra la drammaticità del racconto di queste donne schiacciate dai mariti violenti e il tono che usavano, quasi leggero”.

Paola Cortellesi nel film ‘C’è ancora domani’ (Foto da video)

“A tante donne è stato fatto credere di essere delle nullità”

“C’è ancora domani” si apre con uno schiaffone che Paola Cortellesi incassa, senza motivo, al posto del “buongiorno”, dal marito violento interpretato da Valerio Mastandrea. “Quello schiaffone preso per cominciare la giornata, come fosse una cosa normale – sottolinea la regista 50enne – E soprattutto l’andare avanti ‘come se niente fosse’. Tante vite di donne si sono svolte ‘come se niente fosse’ (…) Ho voluto invece raccontare nel film la vita delle donne a cui è stato fatto credere di essere delle nullità, a cui, nella vita, non è mai stata data una pacca sulla spalla”.

Paola Cortellesi con alcuni attori del film ‘C’è ancora domani’ (Foto da video)

“Non è vero che non cambia mai nulla, ma è vero che c’è sempre qualcosa da cambiare”

Nel finale assolutamente inaspettato di “C’è ancora domani”, Delia – il personaggio interpretato da Paola Cortellesi – scopre di non essere sola. “Stavo leggendo a mia figlia Lauretta il libro ‘Nina, i diritti delle donne’. E lei scopriva, con quelle parole, che tutto quello che per lei era scontato — il voto delle donne, il divorzio — fino alla metà del novecento e oltre non era consentito – racconta – Le ho detto come le abbiamo conquistate, perché c’è una continuità nella sofferenza e nell’emancipazione delle donne, e che però non dobbiamo mai, lo vediamo in questi mesi, dare per acquisito nulla. Non è vero che non cambia mai nulla, ma è vero che c’è sempre qualcosa da cambiare”.

Paola Cortellesi nel film ‘C’è ancora domani’ (Foto da video)

“Oggi so che tutto sparisce velocemente e che molto non merita il mio dolore”

Paola Cortellesi non si aspettava un simile successo. “Quando lo abbiamo scritto, con Giulia Calenda e Furio Andreotti, ci siamo detti quanto fosse perfetto l’equilibrio tra i registri ne ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni, un film che ho molto amato proprio per la capacità di raccontare la più spaventosa tragedia dell’umanità attraverso la leggerezza – confida – Quella di cui parla Italo Calvino: ‘Leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore’. Essere lievi non significa togliere gravitas al dolore, per me”. La leggerezza che la contraddistingue, spiega, “un po’ è il mio carattere, un po’ l’ho coltivata”. “La pratica della leggerezza ti aiuta a rifiutare il rancore, l’odio, l’astio, la volgarità, la spietatezza – prosegue -Tutte cose che cerco di fuggire. Non è che mi piacciano tutti, ma, a fatica, cerco di passare sopra a quello che mi potrebbe dare dolore. Ora so che tutto sparisce velocemente e che molto non merita il mio dolore. Cerco, anche qui, di usare l’umorismo come forma di autodifesa”.

Paola Cortellesi (Foto da video)

“I social? Avere un ‘pubblico’, a quattordici anni, è molto pericoloso”

Paola Cortellesi considera pericoloso l’uso dei social, specie per i giovani: “Io li utilizzo per promuovere il mio lavoro o condividere cose belle o divertenti, ma non capisco perché debbano essere la vetrina della propria vita personale. Che senso ha esporsi, per come ti vesti o come mangi, al giudizio di persone che non conosci? Mi preoccupano soprattutto gli adolescenti, il cui impatto con la vita, nella stagione della loro formazione, avviene in un clima di tribunale permanente. Non tutti hanno la forza di superare critiche feroci e derisioni. Avere un ‘pubblico’, a quattordici anni, è pericoloso, molto pericoloso”.
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Paola Cortellesi nel film ‘C’è ancora domani’ (Foto da video)

“Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, segni importanti di risveglio della coscienza”

E dei femminicidi in continuo aumento dice: “Sono il segno di un’idea di possesso maschile che è dura a morire. Però, specie dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin, ho visto dei segni importanti di risveglio della coscienza, specie tra i giovani. Nelle manifestazioni c’erano tante ragazze, ma anche tanti ragazzi che si stanno mettendo in discussione. Mi sembra che si stia imparando a coltivare le parole giuste e lo si faccia insieme, donne e uomini. Ecco un altro augurio per il 2024. Che le parole prendano il sopravvento sulla violenza, che le si allevi insieme, perché sono lo strumento principale capace di assicurare una vita comune. Le parole scambiate, accettate, sono il contrario della violenza”.

Pubblicato il 29/12/2023 12:28

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