Luana D'Orazio, parla la mamma: "Vivo solo per mio nipote"

La mamma di Luana D’Orazio stritolata da un macchinario: “Vivo solo per mio nipote”

Germana Bevilacqua

La mamma di Luana D’Orazio stritolata da un macchinario: “Vivo solo per mio nipote”

| 12/05/2024
La mamma di Luana D’Orazio stritolata da un macchinario: “Vivo solo per mio nipote”

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Luana D’Orazio era giovane, bella ed era una mamma. È morta il 3 maggio del 2021 a soli 22 anni mentre lavorava in un’azienda tessile, inghiottita dal macchinario che stava manovrando e che non le ha lasciato scampo. Una morte sul lavoro come tante altre, ma forse più difficile da accettare soprattutto per la famiglia che ancora aspetta che sia fatta piena luce sull’accaduto. La madre Emma sta crescendo il figlio di Luana ma resta ferma al ricordo di quel giorno terribile. “Erano le 13,40 quando suonarono alla porta- racconta al “Corriere della Sera” – Andai ad aprire e vidi due carabinieri. Uno di loro era chinato sul cancello…come se fosse disperato. Fu lui a chiedermi: ‘È lei la signora D’Orazio?’ Pensai a un incidente stradale a Luana e risposi: sì, sono io ma si sbaglia, mia figlia sta lavorando, non può aver fatto un incidente. Disse: ‘No, signora, nessun errore. La prego ci apra’. A quel punto il mio cuore prese a battere fortissimo. Portavano cattive notizie, non volevo aprire. E così quel povero carabiniere fu costretto a dirmelo là fuori: ‘Signora, purtroppo sua figlia è morta’. Gli ho tirato lo stendino, le mollette, ripetevo: non è vero, non è vero niente. Vada a prenderla e me la porti qui. I vicini ricordano ancora le mie urla…”.
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Luana D’Orazio (Foto Instagram)

“È per lei e per il suo bambino che respiro. Per vederlo crescere felice, nonostante tutto”

Luana D’Orazio è morta in una sorta di “abbraccio mortale”, come scrisse il perito che ricostruì il suo finale. Il corpo esile fu “catturato e stritolato dal macchinario” a cui stava lavorando, l’orditoio, in un’azienda tessile di Montemurlo, vicino Prato. L’inchiesta che ne è scaturita ha evidenziato che l’impianto era senza alcuna protezione ed era stato manomesso, settato alla velocità “lepre”, la più alta. Il giorno della morte di Luana D’Orazio ricorreva anche il compleanno della madre che quest’anno ha compiuto 56 anni nel ricordo indelebile della figlia: “Dal 2021 ogni 3 maggio è per ricordare a me stessa che sono una sopravvissuta, non c’è più niente da festeggiare. C’è mia figlia, però. È per lei e per il suo bambino che respiro. Per vederlo crescere felice, nonostante tutto”. La signora Emma ha una ragione di vita, Alessio, il bimbo che Luana aveva avuto da giovanissima e che oggi ha otto anni: “Non chiede di sua madre — racconta la nonna — ma quando giochiamo, quando guardiamo la tivù, quando facciamo qualcosa che gli ricorda lei, me lo fa sempre notare. Mi dice: ‘Questo lo faceva anche mamma’ oppure ‘queste le mangiavo assieme a mamma…’”.

Luana D’Orazio (Foto da video)

Luana teneva un bigliettino nella cover del telefonino con su scritto: “Non temere, io sono con te”

La mamma di Luana D’Orazio ammette: “A volte frugo nella memoria del suo telefonino. Non ho mai chiuso il contratto e quindi il numero è attivo. Ogni tanto le mando dei messaggi vocali su WhatsApp, le invio le fotografie di Alessio che cresce, estrapolo foto sue…”. La donna racconta poi un fatto che oggi suona quasi come un presagio: “Ho trovato una foto che mi ha molto colpito. È un montaggio che Luana fece pochi mesi prima di morire: si vede lei che affida il suo bambino alle braccia di Gesù”. La ragazza teneva un bigliettino nella cover del telefonino. “Lo aveva preso in una chiesa di Verona – racconta ancora la madre – dove c’erano due cestini pieni di bigliettini: da quello su cui era scritto ‘Dio ti parla’ potevi pescarne. Nell’altro che diceva ‘Dio ti ascolta’, potevi lasciarne uno. Lei non lasciò nulla ma pescò quello che poi mise nella cover. Dice: ‘Non temere, io sono con te’. Io so che è così”.

I funerali di Luana D’Orazio (Foto da video)

I titolari dell’azienda dove lavorava Luana D’Orazio hanno patteggiato la pena

La signora Emma si batte affinchè nel nostro Paese sia riconosciuto il reato di omicidio sul lavoro. Il ministro della Giustizia, però, ha fatto sapere di essere contrario. “Vorrei chiedere al ministro: lei metterebbe sua figlia davanti a un macchinario senza protezioni? – chiede la madre della vittima – Non tutti gli incidenti sul lavoro sono dolosi ma nel nostro caso lo era. C’è stato dolo nel manomettere quell’orditoio. E questo io lo chiamo omicidio, non infortunio”. I titolari dell’azienda dove lavorava Luana D’Orazio hanno patteggiato la pena. Luana Coppini, titolare della ditta di Montemurlo (Prato) in cui è avvenuto l’incidente mortale, è stata condannata a 2 anni di reclusione, un anno e sei mesi per il marito Daniele Faggi, titolare di fatto. Le pene per entrambi prevedono la sospensione condizionale.

La signora Emma racconta di pensare spesso al tragico giorno che ha cambiato per sempre la vita della sua famiglia e a quel carabiniere davanti al cancello. E ripensa alla dolcezza di quell’uomo mentre diceva: “Signora mi dispiace tanto, se la può in qualche modo consolare le dico che io la capisco. Ho perso una sorella di 29 anni”.

Pubblicato il 12/05/2024 15:48

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