Elena Santarelli in tv: “Mio figlio ce l’ha fatta, tanti altri bambini no. Impossibile dimenticare” - Perizona Magazine

Elena Santarelli in tv: “Mio figlio ce l’ha fatta, tanti altri bambini no. Impossibile dimenticare”

Daniela Vitello

Elena Santarelli in tv: “Mio figlio ce l’ha fatta, tanti altri bambini no. Impossibile dimenticare”

| 20/03/2020

Elena Santarelli è stata protagonista del secondo appuntamento con “L’Intervista” andato in onda ieri sera su Canale 5. L’ex Letterina, […]

Elena Santarelli è stata protagonista del secondo appuntamento con “L’Intervista” andato in onda ieri sera su Canale 5. L’ex Letterina, originaria di Latina, si è raccontata a 360 gradi: dal rapporto con la famiglia ai primi passi nel mondo della moda e della tv, dall’incontro con l’ex calciatore Bernardo Corradi con cui è convolata a nozze nel giugno del 2014 alla malattia del loro primogenito Giacomo affetto da un tumore cerebrale maligno.

IL RAPPORTO CON I GENITORI E GLI ESORDI DA MODELLA

“A Latina ci chiamavano i Beautiful – racconta Elena Santarelli a Maurizio Costanzo – Erano un po’ infastiditi da tutta questa bellezza, anche da quella interiore. Siamo sempre stati molto invidiati. Mio padre era molto geloso di me. Per il mio lavoro, la bellezza inizialmente è stata un vantaggio. Poi ovviamente devi dimostrare altre cose. Quando sono andata a Milano a fare la modella, avevo 16 anni e il frigo era vuoto. Frequentava i locali più in, come l’Hollywood. Una cosa però mi ha colpito: nessuno mi ha mai offerto la droga. Però mi faceva molta tristezza vedere le modelle andare in bagno e poi tornare. Se non sei forte, puoi anche cascare da qualche mondo. Io la sera chiamavo mia madre e piangevo. In quel periodo, avevo otto chili in più, facevo i provini per la campagne di moda e non mi prendevano perché non andavo bene. Mi dicevano che avevo le cosciotte e la faccia a focaccia. Poi la vita il viso me l’ha scavato…con la malattia di mio figlio. A un certo punto sono anche tornata a casa a Latina. Però sono stata abbastanza forte da non cadere in stupidi compromessi. Purtroppo ho fatto un calendario, lì ancora non avevo il pensiero materno. L’ho fatto per guadagnare e per accendere un mutuo perché mi sono comprata casa da sola a Milano. Oggi non lo rifarei. Se non avessi fatto tv? Probabilmente avrei fatto l’avvocato. Da piccola difendevo sempre tutti. Il mio primo agente nel campo della televisione è stato Lele Mora. Tutti sanno quanto fosse generoso, organizzava cene…A me non è mai capitato di trovarmi in una situazione imbarazzante. Mai nessuno che mi abbia fatto una proposta indecente neanche per lavorare. Poi che ci abbiano provato per uscire…sì. Non a caso…mi chiamavano ‘ice woman’”.

L’INCONTRO CON IL MARITO BERNARDO CORRADI

“Con mio marito ho sentito le farfalle e gli ho dato subito confidenza – svela Elena Santarelli – Lo amo profondamente, sto bene con lui. All’inizio la nostra relazione era segreta, non volevo farlo sapere a nessuno. Lui viveva in Inghilterra e giocava nel Manchester City. Sono gelosa? Sì, un po’ meno degli anni passati. In passato ho fatto tante cose da matta per lui, tipo controllare il telefono, seguirlo. Ero gelosa di qualsiasi sguardo. Quando si è fidanzato con me, aveva in piedi tanti flirt e piano piano doveva chiudere queste relazioni. Lui voleva subito un figlio ma gli ho detto di stare calmo perché prima dovevo imparare a conoscerlo. Quando l’ho conosciuto non pensavo che sarebbe diventato mio marito e il padre dei miei figli. All’inizio le mie amiche me ne parlavano male. Invece alla fine ha detto ‘nelle altre non ho trovato quello che ho trovato in te’. Al settimo anno mi ha chiesto di sposarlo, si è inginocchiato in una strada di New York. Giacomo ci ha portato le fedi, aveva quattro anni. Nel 2016 è nata Greta. Lei è un uragano di energia, è comunicativa, fisica, simpatica”.

LA BATTAGLIA DI GIACOMO

“Mio figlio ce l’ha fatta, ma tanti altri bambini no – spiega Elena Santarelli in lacrime – Sono andata dalla psicologa per superare il trauma ma è una cosa che avrò sempre dentro. E’ impossibile da dimenticare. Non è solo il dolore di mio figlio, ma anche quello di tante famiglie che ho visto. Non voglio mettere in prima persona il mio dolore. E’ un’esperienza devastante sotto tanti punti di vista. Non so quante persone frequentano le camere mortuarie degli ospedali di pediatria, quest’esperienza mi ha proprio congelato. E’ un trauma che non si curerà mai. Il tempo aiuta a convivere con il dolore ma non cambia lo stato d’animo. Sono contenta che mio figlio stia bene, però si immagini cosa vuol dire frequentare le persone che sono rimaste mie amiche che non hanno più la gioia di sentire il profumo dei propri figli. Mi sento una privilegiata, non in colpa, ma mi sento una privilegiata. Il tumore è bastardo. Quando mio marito ha portato Giacomo a fare la risonanza ed è tornato con questo foglio che mi ha lanciato non c’era scritta la parola tumore. Quindi io mi sono chiusa in bagno e col telefonino ho cercato una serie di parole. Da ignorante non sapevo che il termine neoplasia riconducesse al tumore. La diagnosi ce l’hanno data alle 22, chi chiamavo a quell’ora? A Giacomo l’ho detto solo quando ho preso coraggio e dopo aver parlato con la psicologa che mi ha insegnato il linguaggio giusto. Quando l’ho visto, dopo l’operazione, in terapia intensiva ho avuto il cinquantesimo crollo della giornata. Questo è quello che provano tutti i genitori che si trovano a passare da quei reparti. Gli parlavo anche se non mi sentiva. Quando consegni tuo figlio ai medici, non sai se o come lo rivedrai. Il fatto di averlo rivisto e di potergli toccare la mano era già un piccolo traguardo. Interiormente sono cresciuta tanto. Oggi sono una persona completamente diversa. Le mie priorità sono diverse”.

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