“Non siamo camorristi”, Tony Colombo a "Non è L'Arena" minaccia di lasciare lo studio - Perizona Magazine

“Non siamo camorristi”, Tony Colombo a “Non è L’Arena” minaccia di lasciare lo studio

Daniela Vitello

“Non siamo camorristi”, Tony Colombo a “Non è L’Arena” minaccia di lasciare lo studio

| 20/01/2020

Tony Colombo e Tina Rispoli sbarcano a “Non è L’Arena” su La7 per difendersi dalle accuse mosse nei loro confronti […]

Tony Colombo e Tina Rispoli sbarcano a “Non è L’Arena” su La7 per difendersi dalle accuse mosse nei loro confronti e contenute nell’inchiesta di “Fanpage.it” denominata “Camorra Entertainment” (LEGGI QUI). In studio c’è il direttore Francesco Piccinini.

“Ce ne siamo occupati perché questa storia è andata in televisione – spiega il giornalista – Ci siamo chiesti ‘come è possibile che una storia del genere arrivi in prima serata e venga raccontata con i lustrini? E’ stato un lavoro molto lungo del quale avremmo fatto volentieri a meno se una certa televisione non avesse fatto da gran cassa”. Il riferimento è a Barbara D’Urso che ha ospitato più volte la coppia nei suoi programmi per raccontare la loro favola d’amore.

“Credo che la televisione possa trattare tutto senza però omettere le informazioni – interviene Massimo Giletti – Omettendole non consente a chi è a casa di avere l’esatta proporzione di quello che sta vedendo”.

Il conduttore manda in onda le parole di Roberto Saviano, voce e volto dell’inchiesta di “Fanpage”: “Che il matrimonio tra Tony Colombo e Tina Rispoli sia diventato oggetto di intrattenimento ha dell’incredibile. Tra gli invitati di quel matrimonio c’erano narcotrafficanti, boss importanti, responsabili di una delle storie più sanguinarie degli ultimi 20 anni. Prima la Rai che ospita il boss Gaetano Marino (il marito di Tina Rispoli trucidato sette anni fa all’esterno di uno stabilimento balneare di Terracina, ndr.) e adesso Mediaset. Un mondo camorristico celebrato in tv in prima serata”.

“Hanno detto che attacco Barbara D’Urso – dice Giletti – No! Noi attacchiamo un modo di fare televisione che per me è irresponsabile. Se lo fa la D’Urso, è la D’Urso a risponderne. Ma non è stata solo la D’Urso. Anche altri hanno parlato di questa storia senza porsi le domande che avrebbero dovuto porsi. Essere in tv non è una roba banale. Non sottovalutiamo il fatto che si voglia stare in tv per mandare dei messaggi. Sono contento che abbiano accettato di venire. Per me avere un confronto è una vittoria purché questo confronto abbia un contenuto serio”.

Il primo ad entrare in studio è Tony Colombo. “Sarebbe bello essere qui per cantare – esordisce – Io sono abituato a fare video d’amore. Oggi sono qui perché da casa non ti ha seguito soltanto il pubblico ma anche i nostri figli, mio padre, mia madre, persone che credono i noi e si sono sacrificate perché questo accadesse. Parlo del mio personaggio, della mia arte. Canto da 28 anni, non da un giorno. Poi la televisione dovrebbe raccontare sempre e solo la verità. Alcune volte non è così. Non sono qui per rispondere ma per chiarire. Io stasera dirò la verità. Sto qui perché mi sento una persona onesta”.

Il neomelodico si difende dall’accusa di aver cantato per personaggi malavitosi dicendo di essere solito esibirsi ovunque senza chiedere chi sono le persone per cui canta. “Lo hanno fatto anche D’Alessio e D’Angelo – dice – Io non parlo neanche con la gente che mi paga, lo fa il mio manager. Non chiedo chi sono. Noi quando qualcuno è malavitoso lo scopriamo quando lo vediamo sul giornale e vediamo che è stato arrestato. Questo mondo naviga sott’acqua. Il direttore di ‘Fanpage’ ha fatto una bellissima fiction su questa storia. Peccato che non ci sia una sola verità. Sono otto mesi che mi attacca, non può fare il pm. Non ha avuto rispetto di me, della mia famiglia, dei miei figli”.

Si parte dal flash mob pre nozze che sarebbe stato organizzato senza permessi a piazza del Plebiscito a Napoli e dal matrimonio dello scandalo celebrato il 28 marzo 2019 al Maschio Angioino in un’aula istituzionale che sarebbe tolta dal Comune ad un’iniziativa sulle vittime della camorra.

“Giorno 13 marzo mi vedo con Claudio de Magistris (fratello del sindaco) e chiedo cosa devo fare per fare questa sorpresa a mia moglie – racconta Colombo – Lui non mi ha raccomandato, infatti mi dà due mail a cui mandare la richiesta per quello che volevo fare. Non mi ha detto cosa scrivere, l’ho deciso io. Il 14 mi risponde l’Ufficio Cinema dandomi il consenso e il 15 mi risponde la polizia locale di Chiaia. Oggi sono tutti indagati insieme a me. E’ indagato pure il capo dei vigili urbani. Mi danno questa mail in cui autorizzano a fare il flash mob. Io ho chiesto il permesso dalle 18.30 alle 23. Abbiamo montato una scatola di polistirolo due metri per due con all’interno 2000 palloncini. Ci volevano almeno 2 ore e mezzo per gonfiare tutti i palloncini. Il 25 marzo, giorno del flash mob, si presentano man mano tutte le autorità per chiedere cosa stavamo facendo. Arrivano i soldati, la polizia, i carabinieri, la polizia municipale… tutti! Io presento a tutti questi fogli come permessi. Dopo i controlli, ci lasciano proseguire. Alle 21.30 inizia la sorpresa che finisce intorno alle 22.10. Alle 19, mentre ci sono i vigili, parlo con la segretaria del sindaco per chiederle cosa devo fare e lei attraverso Whatsapp mi dice di mostrare quei fogli come permessi. In questo momento piazza del Plebiscito è un problema della Procura, non dei giornalisti e di Piccinini”.

Secondo punto: le autorizzazioni per il corteo nuziale con tanto di carrozza trainata da cavalli e banda musicale per raggiungere il Maschio Angioino. “La carrozza può tranquillamente circolare a Napoli senza permessi – spiega il neomelodico – Succede per i matrimoni ma anche per i funerali. Accade tutti i giorni in tutte le parti della Campania. La carrozza ha solo bisogno di una targa e di un’assicurazione. La nostra ha fatto 500 metri a differenza di quello che hanno detto, ‘Fanpage’ compreso, ovvero che mia moglie è partita da Secondigliano per arrivare al Maschio Angioino. Quindi non è giusto dire che abbiamo bloccato la città. Anche i giocolieri non hanno bisogno di autorizzazione. Siccome dopo aver visto mia moglie si è creato un leggero traffico, i vigili si sono messi davanti per far passare le macchine. Anche lì nessuna raccomandazione. Non è che perché siamo camorristi abbiamo fatto fermare Secondigliano e i vigili ci scortavano perché a Secondigliano comandiamo noi. E’ una cosa che fanno con tutti”. “Il signor Colombo sta omettendo che l’indagine è stata aperta dalla Direzione distrettuale antimafia. Sta riducendo tutto al traffico, ai vigili. Lei è indagato dalla Dda”, precisa Piccinini.

La discussione si sposta sul matrimonio dello scandalo. “Hanno detto che hanno spostato una manifestazione anticamorra per celebrare le mie nozze al Maschio Angioino? E’ l’ennesima ca***ta detta in televisione e sui giornali – dichiara Colombo – Il 13 marzo ho pagato la sala della Loggia dalle 11 alle 11.45 per sposarmi. Dopo di me, lo stesso giorno, si è sposata un’altra coppia e nessuno l’ha detto. Perché devo essere io il problema? Perché Tony Colombo fa parlare, fa audience”. “Non è un problema suo, infatti – interviene Giletti – E’ un problema di chi gliel’ha data. Parliamo del fatto che lei sostiene che la doveva sposare de Magistris”. “Non lo sostengo io, lo sostiene il Comune di Napoli – replica il cantante mostrando un documento rilasciato dal funzionario due mesi prima del sì – Qui c’è scritto ‘celebrante: Luigi de Magistris’”. “Lei sa bene che uno può auspicare che sia un attore, un personaggio famoso, a celebrare le nozze – puntualizza il conduttore – Si può mettere qualsiasi nome. Questa non è la firma di de Magistris. Aveva un accordo? C’era una promessa?”.

“A Claudio de Magistris, in confidenza, ho detto ‘avrei piacere che mi sposasse Luigi’ – sostiene Colombo – Il sindaco poi non l’ha fatto. Non mi ha sposato perché quel giorno aveva la manifestazione anticamorra. Aveva un impegno molto più importante del mio matrimonio. Io non avevo nessun accordo. Avevo una parola detta in amicizia che se non avesse avuto impegni più importanti il sindaco mi avrebbe sposato. Non mi ha sposato non perché io o mia moglie siamo camorristi”. Quindi Colombo definisce “un personaggio colorito che va a raccogliere le cicche dalle spiagge” il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che lo ha più volte attaccato nei mesi scorsi. “Combatte i parcheggiatori abusivi – aggiunge il neomelodico – E’ normale che lo faccia perché lui prende un bello stipendio. Quella gente con 10 euro non arriva neanche a fine mese. Non è un uomo di coraggio, è un uomo che si fa pubblicità. Borrelli mi ha perseguitato”. Nel frattempo, il consigliere comunale  ribatte via social: “Tony Colombo mi attacca a #nonelarena di #Giletti su #la7 perchè io combatto i #parcheggiatoriabusivi ( che secondo lui sono povere persone che non arrivano a fine mese) e raccolgo le cicche di sigarette per pulire le spiagge. Sarò sempre alternativo al mondo della camurria, della mala Napoli, degli spacciatori e della camorra. Solo per la mala Napoli può sostenere che è normale e lecito bloccare una città per realizzare il proprio matrimonio. Combatteremo sempre contro questa gente”.

Si volta pagina e si arriva a come nasce il rapporto di Tony Colombo con Tina Rispoli e con la famiglia Marino. “Fanpage” intervista un uomo che si presenta come l’accompagnatore di Gaetano Marino, Secondo quest’uomo, Colombo avrebbe avuto un debito di 12mila euro nell’ambito della sua attività e il boss gli avrebbe prestato 8mila euro. Dopo quell’episodio, il cantante sarebbe diventato il menestrello della famiglia Marino. Dopo aver negato il debito, Colombo aggiunge: “Questo signore che afferma questo non lo conosce nessuno nella famiglia di Tina. Il signore che parla in questa intervista l’ha messo Piccinini. L’unica persona che aiutava Gaetano che era disabile perché non aveva più le mani si chiama Italo e non era un maggiordomo come quello che hanno i reali d’Inghilterra. E soprattutto non è quella persona lì. Alle ‘Case Celesti’ (piazza di spaccio a Secondigliano) ci sono centinaia di famiglie che mi chiamano a cantare. Se canto lì vuol dire che vendo la droga? Prima di andare dovrei chiedere chi comanda perché altrimenti non vado? Piccinini, voi vi siete fumati il cervello. Ci sono migliaia di cantanti a Napoli che fanno giornalmente quello che faccio io. Pensate che a Napoli canto solo io. Mi chiamano e vado a cantare. Punto”.

“Non sa chi gestisce le ‘Case Celesti’? E come fa a non saperlo? E’ la famiglia Marino – lo incalza Piccinini – La gente che deve entrare nelle ‘Case Celesti’ deve aspettare che finisca il turno di spaccio e lei andava tranquillamente? Allora, chiudiamola qui. Non esiste la camorra. Va bene! Noi per andare alle ‘Case Celesti’ siamo dovuti andare con la polizia”. “Facciamo una cosa, lei viene con me. Decida lei giorno e ora – ribatte Colombo – Se ci bloccano io mi faccio arrestare. Se non ci bloccano però lei deve prendere il tesserino da giornalista e lo deve bruciare. Lei vive nel mondo delle favole, le piace ‘Gomorra’. Lei si vede troppe fiction su Netflix. A lei ‘Narcos’ le ha dato alla testa”. Giletti perde le staffe: “Noi per andare in certe zone rischiamo e lo sa. Lei no, noi sì”. “Saviano è una persona che dal 2007 vive sotto scorta. Abbia un minimo di rispetto, per piacere”, gli fa eco Piccinini. “Ha fatto delle scelte ed è sotto scorta. Ha fatto libri, ha guadagnato miliardi, ha fatto film”, dice il cantante.

Il “boss poeta” Tommaso Prestieri che dal 2014 collabora con la giustizia sostiene che tre mesi dopo la morte di Gaetano Marino Colombo sia stato costretto a lasciare Napoli “finché non sale una persona dalla Sicilia e lo sistema per quanto riguarda il lavoro”. “Il signor Prestieri non lo conosco – sentenzia il neomelodico – So che manca da Napoli da 20 anni. Non sono mai andato via da Napoli. Prestieri è un bugiardo. A Piccinini queste cose servono per fare audience. So che il signor Prestieri faceva anche l’agente dei cantanti ma io non ho mai avuto a che fare con lui. E’ una fiction”. Giletti si innervosisce e precisa: “Senta, noi facciamo un’inchiesta. Lei continua a dire che facciamo una fiction. Piccinini fa il giornalista. Lei può denigrare tutto ma mi permetta di dire che è un’inchiesta”.

Entra Tina Rispoli che rifiuta di essere appellata come vedova di camorra e si definisce un’influencer. “Se mi piace fare questa vita? Certo. Mi piace stare al centro dell’attenzione – esordisce – Da piccola sognavo di diventare famosa e oggi sono una donna molto popolare grazie al matrimonio con Tony Colombo, il re dei neomelodici. Mi dà fastidio essere chiamata ‘donna del boss’. Gaetano Marino non era un boss. Di lui si parla dopo la morte, in vita non è stato mai arrestato per l’articolo 7 e non è stato mai condannato per il reato dell’associazione. Lo definite boss perché è stato ammazzato? Si può morire pure per sbaglio”. “Lo definiamo boss perché sono molte le relazioni dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia che parlano di una presenza sul territorio molto importante, di un momento in cui suo marito era reggente del clan Marino – interviene Giletti – Che poi mi dica che non c’è stata una condanna rispetto all’articolo 7 è un altro paio di maniche. Pensi che Al Capone è stato bloccato per reati fiscali. Lei non può raccontarci che suo marito non era un uomo di peso nel territorio. Che poi lei continui a dire che non lo sapeva sono problemi suoi”. “Nel caso di Gaetano Marino è arrivata un’altra sentenza che non è quella della magistratura. Una condanna di morte”, ricorda Piccinini.

“Lei ha chiamato camorrista una donna incensurata davanti a tutta l’Italia – dice la Rispoli rivolgendosi a Piccinini – Lei a me così non mi chiama. Sia chiaro. Noi abbiamo vissuto con la pensione d’invalidità di mio marito che prendeva 1.000 euro al mese. Ha preso anche 100 milioni delle vecchie lire prima di prendere la pensione, come arretrati. Nel 2003 poi io ho fatto una vincita al lotto molto importante. Tutto documentato. Signor Piccinini, lei deve provarmi queste 27 proprietà. Io posso giustificare tutto quello che ho. Mio marito l’ho conosciuto dopo l’incidente in cui perse le mani. Mi ha raccontato che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. E’ morto tanti anni dopo l’incidente. Su di lui avevo qualche dubbio ma lui non mi dava alcuna certezza. Erano uomini d’altri tempi, non ne parlavano con le donne. Io stavo a casa, facevo la moglie, la mamma. Non potevo fare delle domande. Lui non mi rispondeva nemmeno. Mai avuto sospetti, a casa mia non è mai salito nessuno. Se conosco il ‘boss poeta’ Prestieri? Quello una mattina si svegliava boss, una mattina si svegliava poeta, era del mio quartiere, lo so, una mattina si svegliava scrittore e una mattina si è svegliato pentito. Poi c’è un signore che dice che io la sera scendevo in pigiama e andavo a prendere i soldi dalle piazze. Vorrei sapere chi è per denunciarlo. Una cosa così schifosa non l’ho mai fatta in vita mia. Gaetano era un marito amorevole e protettivo e non avrebbe mai permesso che la moglie facesse una cosa del genere. L’ex fidanzato di mia sorella dice che mio marito era il reggente del clan? E che c’entro io?”.

“Perché volete legare per forza la camorra a noi?”, chiede Colombo. A rispondergli è Giletti: “Perché la camorra fa parte della famiglia. Sorprende il fatto che lei dica che non ne sapesse nulla”. L’atmosfera si fa incandescente quando alle spalle della coppia appare l’albero genealogico con le parentele scomode della Rispoli. Colombo dà in escandescenze, prende la moglie per mano e fa come per lasciare lo studio: “Di cosa stiamo parlando? Tina è stata chiusa in casa per 17 anni. Lei che deve fare? Non si possono pagare le pene di tutta questa gente. Io e mia moglie, da incensurati, non possiamo andare in televisione a difenderci per questo. Io me ne vado. Massimo, è vergognoso. Tu sei un uomo intelligente, parliamo onestamente. Associare la camorra alla mia vita perché Piccinini deve fare audience? Io non ci sto. E’ un reato, è calunnia. Questo quadro cosa c’entra con me e mia moglie? E’ la sua famiglia. Lei cosa ha fatto? Non possiamo fare questo quadro con mia moglie in mezzo. Ma ti rendi conto? Toglimi questa grafica, per cortesia. Io faccio il cantante, sono incensurato, mia moglie è incensurata”. Giletti lo blocca: “Io non posso raccontare una storia facendo finta…perché se no facciamo come da Barbara (D’Urso, ndr.) e ci raccontiamo la storia rose e fiori. Dobbiamo farle o no le domande?”.

Colombo loda la D’Urso: “Per quanto mi riguarda Barbara è una signora, una grande giornalista, io la stimo, le voglio bene. E’ una persona che mi ha aiutato, che mi ha dato una grande mano. Questo tipo di televisione non è quella che noi dobbiamo fare”. “Te la tolgo questa grafica – dice il conduttore – Ma nel rispetto dell’informazione, le persone devono sapere. Tina dice ‘io non c’entro niente con i miei fratelli’? Benissimo. Ma io a chi sta guardando non posso non raccontare il contesto in cui è cresciuta. Tina ha risposto e ha detto ‘io non appartengo a questo sistema’”. “Voi ci mangiate sopra quando il vostro lavoro è raccontare la verità – dice Colombo rivolgendosi al direttore di ‘Fanpage’ – Il mio matrimonio era a porte aperte e sono passate 2000 persone a farmi gli auguri. Quella in possesso di Piccinini non è una lista fatta da me. La mia lista era stampata su una pergamena. Al mio matrimonio non c’era nessun tavolo ‘Di Lauro’. Non vi permettete nemmeno di dirlo”. “La lista l’ha fatta la security del suo matrimonio – replica Piccinini – I Di Lauro sono stati invitati ma non sono venuti”. “Noi siamo di Secondigliano, siamo andati a scuola insieme, ci conosciamo da piccolini – chiarisce la Rispoli – Ora se i Di Lauro sono camorristi, che c’entra Tony Colombo? La famiglia di Lauro abita nello stesso quartiere mio. Li conosco. Perché devo dire il contrario? Che c’è di male? Non li abbiamo invitati al matrimonio. Mio marito era uno scissionista e lavorava per loro? Piccinini, ma lei sa proprio tutto!”. “Noi prendiamo le distanze dalla camorra, siamo schifati da quello che vediamo ogni giorno sui giornali, non abbiamo a che fare con la malavita. Il mio successo dipende da me e dal mazzo che mi sono fatto in 27 anni”, dichiara il neomelodico. “La camorra è me**a!”, gli fa eco Tina.

“Avete notato che da più di un’ora il pubblico è muto? E’ agghiacciato da quello che ha sentito – dice il giornalista Riccardo Bocca – Perché c’è questo silenzio? Magari fosse curiosità. Il clima comportamentale che voi avete riportato è spaventoso. Avete raccontato di ingredienti di vita quali una donna chiusa in casa per 17 anni, una donna che chiedeva al marito cosa succedeva e il marito non le rispondeva, un giovane cantante di talento che si è trovato a cantare in luoghi dove normalmente c’è lo spaccio e che abitualmente canta in case di camorristi. Queste cose non sono normali e per questo siamo molto preoccupati. Voi a un certo punto avete fatto una scelta, la signora soprattutto, che è quella di esporvi televisivamente uscendo da quella che era la sua realtà, quella lecita del cantante che va in televisione. Facendo questo, avete fatto una scelta a doppio taglio. Da una parte avete avuto più visibilità, dall’altra il vostro mondo ha veramente spaventato. Siete spaventosi! Fate paura. E con tutto il rispetto di due persone incensurate”.

A margine dell’intervento di Bocca, parte l’attacco di Tina Rispoli a Roberto Saviano: “E’ una persona malata, è un pazzo. E’ un depresso. Dal 2004 racconta sempre la stessa storia. Non ce la facciamo più a sopportarlo. Ci offende da un anno”. “Non puoi definirlo così. Per me è un narratore di realtà scomode”, interviene Giletti. Piccinini ne approfitta per lanciare un ultimo affondo alla Rispoli: “Un commerciante di Secondigliano ci ha raccontato che suo fratello è andato a chiedergli il pizzo e lui ha pagato”. Tina salta dalla sedia: “E’ perché non lo ha denunciato? Se mi vengono a chiedere il pizzo, io lo vado a denunciare. Signor Piccinini, io a lei non la rispetto perché lei chiamandomi camorrista davanti a tutta Italia non mi ha portato rispetto”. “La mia vita è cambiata – chiosa la signora Colombo – Sono una donna felice e serena. Sono una donna di spettacolo, sono diventata famosa. Però sono amareggiata. Com’è possibile che il passato di una persona debba essere un tormento per tutta la vita? Non si può cambiare? Io sono cambiata”.

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