Il grido di dolore del marito della scrittrice morta suicida: "Ecco perchè per me non è stato un gesto volontario" - Perizona Magazine

Il grido di dolore del marito della scrittrice morta suicida: “Ecco perchè per me non è stato un gesto volontario”

Daniela Vitello

Il grido di dolore del marito della scrittrice morta suicida: “Ecco perchè per me non è stato un gesto volontario”

| 02/11/2019

“Buonasera, sono Nanni Delbecchi. Sono un giornalista ma non sono qui come giornalista. Sono qui come marito di una donna […]

“Buonasera, sono Nanni Delbecchi. Sono un giornalista ma non sono qui come giornalista. Sono qui come marito di una donna fantastica che per venticinque anni è stata al mio fianco, è stata la mia compagna di vita. Da un anno e un po’ di mesi non è più al mio fianco o forse sì, anche se non si vede. Questa donna si chiama Alessandra Appiano”.

Nanni Delbecchi sale sul podio di “Italia”Sì per raccontare il dramma della moglie, la scrittrice, giornalista e autrice televisiva Alessandra Appiano morta suicida a 59 anni il 3 giugno 2018 mentre era ricoverata per depressione all’ospedale Turro San Raffaele di Milano.

“Alessandra era l’esatto contrario dell’oscurità – spiega Delbecchi a Marco Liorni – Era solarità ed energia pura. Era voglia di vivere. Come spesso accade in queste personalità fuori dal comune, si nasconde anche un altro polo. Per questo in psichiatria si parla di sindrome bipolare. All’inizio del 2018 è stata lei a rendersi conto per prima che la crisi e il momento di abbassamento dell’umore era diverso dalle altre volte. L’ha detto a me e anche alla terapeuta da cui andava da anni e con la quale aveva un eccellente rapporto. Fino a quel momento tutte le volte le cose si erano risolte nel modo migliore. Stavolta aveva iniziato anche una terapia farmacologica a base di psicofarmaci. Venivano cambiati, modificati. Per alcuni mesi siamo stati in una sorta di spirale legata all’assunzione di questi antidepressivi. Molecole rispettabilissime che bisogna però sperimentare con molta cautela. In realtà, del cervello umano si sa pochissimo. Abbiamo cominciato a vagare da uno specialista all’altro, da una terapia all’altra. Finché si è pensato che l’unica cosa da fare, anche se sconsigliatissima in linea di principio nei casi di depressione maggiore, fosse un ricovero ospedaliero. Il depresso non dovrebbe abbandonare casa propria, le proprie certezze. Si ricovera un depresso quando non si vedono altre alternative e soprattutto quando si vuole scongiurare l’unico vero rischio fatale legato alla depressione che è quello dell’istinto suicida. Se si arriva al ricovero, il motivo in linea di principio è questo. E’ una sorta di protezione. Noi poi vivevamo da soli e quindi non sapevamo bene come gestire questa situazione. Alessandra non riusciva più a dormire la notte, aveva degli attacchi di panico, delle convulsioni. La malattia depressiva è terribile perché ha un ventaglio di sintomi spaventosi e ingestibili”.

“I medici erano ottimisti – prosegue – Io mi ero anche convinto che fossimo sulla strada giusta e che bisognasse passare attraverso questa serie di esperimenti e prove. Chi non era ottimista era Alessandra stessa che ha iniziato quasi subito a chiedere di essere dimessa. Dopo una decina di giorni, quando si è resa conto che le cose non miglioravano e che doveva vivere in questo contesto di limitazione, voleva uscire. Poi non aveva fiducia in niente e in nessuno. Siamo andati avanti così per 17 giorni, poi il 30 maggio ha compiuto 59 anni lì in clinica. Ripeteva ‘ho l’inferno dentro’, ‘non riesco più a tenere insieme i pezzi di me stessa’. Guardandola, vedevi che la sua luce era sparita, si era offuscata. Mai sono stato sfiorato dall’idea che lei non potesse tornare esattamente quella di prima. Anzi, nei momenti in cui riuscivo a farla reagire, le dicevo ‘questa esperienza diventerà il tuo prossimo libro e sarà il tuo libro più bello che tu abbia mai scritto’. Faceva un sorriso malinconico e faceva finta di darmi ragione. Il 3 giugno 2018, intorno alle 9, mi manda un sms in cui mi dice ‘Ho avuto una notte terribile, non passare prima delle 12. Baciotti’. Non mi pare l’ultima parola di una persona che 15 minuti dopo si getta dall’ottavo piano dopo essere riuscita a fuggire dalla struttura che la doveva tenere custodita. Invece raggiunge non vista e non controllata un albergo lontano circa 400 metri. Mi arriva la telefonata della polizia e mi dicono di recarmi in questo albergo. Io penso ad un errore di persona, dico ‘è ricoverata in ospedale’”.

“Alessandra non voleva morire – conclude – Molte persone che vivono una crisi depressiva forte e che sono sottoposte a delle terapie fatte a fin di bene ma di cui non si possono conoscere gli effetti collaterali, certamente non sono in grado di intendere e di volere. Non tutti i suicidi sono uguali, esistono suicidi voluti, premeditati, addirittura rivendicati. Ed esistono suicidi che sono gesti di disperazione e di dolore che se non vengono prevenuti e protetti portano le persone che più amano la vita a compiere questo gesto. Alessandra avvertiva un dolore insopportabile come tutte le persone sottoposte a un dolore mentale. In quei momenti atroci l’unica via d’uscita può apparire l’uscita da se stessi, quello per me è certamente un suicidio ma non un gesto volontario”.

“Io voglio molto bene ad Alessandra, è stata una mia autrice in televisione, siamo state e siamo amiche – commenta Rita Dalla Chiesa con la voce rotta dall’emozione – Lei ha scritto un libro che mi era piaciuto moltissimo, ‘Amiche di salvataggio’. Quando lei se ne è andata, io dicevo ‘Ma come…tu che hai insegnato a noi amiche a fare gruppo e a come salvarci, non ci hai dato la possibilità di salvare te?’. Credo che quella mattina, Alessandra ha voluto volare e basta perché si sentiva chiusa e intrappolata in una struttura dove lei non si ritrovava. Aveva chiesto di entrarci perché capiva che doveva uscire fuori dal malessere che la avvolgeva”.

CHI ERA ALESSANDRA APPIANO

Nata ad Asti, aveva vinto nel 2003 il premio Bancarella con il suo primo romanzo “Amiche di salvataggio”. Nel 2017 era uscito il suo ultimo libro dal titolo “Ti meriti un amore”. Nel mezzo, “Le belle e le bestie”, “Scegli me” e “Le vie delle signore sono infinite”.

Collaborava con varie testate giornalistiche, oltre a partecipare come opinionista in svariati talk show di Rai e Mediaset: da “Sabato Italiano” a “La vita in diretta”, da “Mattino Cinque” a “Unomattina”. Era stata conduttrice e autrice tra le altre anche di trasmissioni come “Passaparola”.

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