Gigi D'Alessio e i pregiudizi: "Prendevano i miei dischi e li buttavano nella ‘munnezza’" - Perizona Magazine

Gigi D’Alessio e i pregiudizi: “Prendevano i miei dischi e li buttavano nella ‘munnezza’”

Daniela Vitello

Gigi D’Alessio e i pregiudizi: “Prendevano i miei dischi e li buttavano nella ‘munnezza’”

| 15/10/2019

E’ un periodo d’oro per Gigi D’Alessio. Il prossimo 18 ottobre uscirà il suo nuovo album dal titolo “Noi due” […]

E’ un periodo d’oro per Gigi D’Alessio. Il prossimo 18 ottobre uscirà il suo nuovo album dal titolo “Noi due” in cui duetta con Fiorella Mannoia, Giusy Ferreri, Emis Killa e Guè Pequeno. Ma c’è anche una nuova versione di “Non dirgli mai” con la London Symphony Orchestra a 20 anni dall’uscita del brano.

“Oggi è il mio primo giorno di vita, oggi sono rinato – confessa in un’intervista a “FqMagazine”: “Questo disco è nato con me. ‘Noi due’ è bellissimo, e non perché come diceva Pino ‘Ogni scarrafone è bello a mamma soja..’. Meno male che ci sono tanti gusti musicali oggi e non tutti fanno la stessa cosa. Non si possono pretendere plebisciti. Io ho subito una serie di pregiudizi negli anni, solo perché ero napoletano e non ci stava niente da fare. Se sei un cantautore e nasci in qualsiasi città d’Italia da Roma in giù, vieni subito ghettizzato. Esiste il mondo neo-melodico, ma non si può fare tutta l’erba un fascio. I pregiudizi portavano a credere che il napoletano fosse una lingua a parte, però la più bella canzone di Lucio Dalla, ad esempio è ‘Caruso’. Una contraddizione. Io che sono napoletano mi sento fortunato, non sfigato. Se sono passati vent’anni da ‘Non dirgli mai’, presentato a Sanremo, e 27 anni dal primo album in napoletano, vuol dire che qualcosa ho fatto. Per affrontare e superare le cattiverie che ho subito, ho fatto leva sulla mia forza interiore che mi diceva di non mollare mai. Nei momenti difficili mi chiedevo ‘perché questi parlano senza aver ascoltato il mio disco?’, poi ognuno di noi ha proprio gusto per carità, ma c’è stato chi prendeva il mio album e lo metteva subito nella ‘munnezza’. La musica è bella perché è per tutti. Ho girato undici volte il mondo e non sono andato a cantare alla pizzeria ‘Bella Napoli’, ma nei teatri più belli del mondo, sono arrivato fino in Cina e Giappone, dove il pubblico aveva gli occhi a mandorla e non c’erano italiani. Ho venduto 26 milioni di dischi. Oggi sto vincendo delle sfide, proprio come quella con Fiorella Mannoia e il nostro duetto insieme. Avevo letto in una sua intervista che lei cantava canzoni di grandi autori e se io le avessi proposto una canzone l’avrebbe cantata. Sono andato da lei, si è commossa e l’abbiamo cantata assieme”.

Il cantante partenopeo ha alle spalle tanta gavetta. “Ma non è che ci siamo svegliati la mattina perché avevamo voglia di cantare – spiega – ho studiato Conservatorio. Oggi si fa tutto sul Web: è un po’ come andare all’Ikea, si comprano gli strumenti e si compongono canzoni”.

Ad attenderlo ci sono anche tre live con Nino D’Angelo e uno show dal titolo “Vent’anni che siamo italiani”, in tre puntate su RaiUno a partire dal 29 novembre al fianco di Vanessa Incontrada.  “Il programma con Vanessa si intitola così perché sono vent’anni che canto in italiano e lei vive da vent’anni in Italia – svela – Non ci si può staccare dalla propria ombra, dalle nostre radici. Siamo fortunati a fare questo lavoro. Il lavoro vero è chi va in fabbrica e si sveglia alle 6 del mattino o il laureato che fa il cameriere, mentre a noi ci pagano per far divertire”.

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