Marco Masini e le dicerie sulla sfortuna: "Andavo al bar e la gente si toccava" - Perizona Magazine

Marco Masini e le dicerie sulla sfortuna: “Andavo al bar e la gente si toccava”

Daniela Vitello

Marco Masini e le dicerie sulla sfortuna: “Andavo al bar e la gente si toccava”

| 04/08/2019

Ospite di Paola Perego a “Non Disturbare”, Marco Masini si mette a nudo raccontando alcuni aspetti inediti della sua vita […]

Ospite di Paola Perego a “Non Disturbare”, Marco Masini si mette a nudo raccontando alcuni aspetti inediti della sua vita privata e professionale.

Il cantante spiega perché non si è mai sposato svelando di essere “scappato” anni fa poco prima del sì. “Dovevo sposarmi con una ragazza, avevo già prenotato la chiesa – racconta – Poi ho avuto paura di me stesso, di non essere capace di mantenere la promessa e quindi ho abbandonato. Lì penso di aver tradito una parte di me che mi avrebbe regalato serenità. E’ proprio così, non mi sono mai sposato per paura di non riuscire a mantenere la promessa. Preferisco essere sincero, non credo nelle promesse a lungo termine perché non si è sempre uguali, la vita ci cambia. Si può anche cambiare insieme in una coppia, ma non sempre”.

Il dolore più grande della sua vita è quello provato alla morte della madre. “L’ho persa nel ‘94 e ho sofferto tanto. Avevo 18 anni – ricorda – Però nonostante questo, mi ricordo che la sera in cui morì io andai a suonare. Era l’unica maniera per non piangere. Se suonavo, il dolore si trasformava in qualcosa di meno acuto. Per me la musica è un antidolorifico molto efficace. Mi è mancata in tanti momenti. Quando ho vinto il Festival di Sanremo, sarebbe stata la prima persona che avrei voluto avvertire. Cosa mi rimprovererebbe oggi? Forse avrebbe voluto che anch’io avessi pensato ad avere una famiglia. Io sto bene così, un figlio va visto come il coronamento di un grande amore. Non credo a quelli che dicono ‘io voglio un figlio’. Credo più a quelli che dicono ‘io amo lei e insieme vogliamo avere un figlio’”.

Masini spiega il senso di “Disperato”, la canzone con cui esplose al “Festival di Sanremo” vincendolo e in un cui un’intera generazione si identificò: “Sentivo che ‘Disperato’ raccontava una verità importante e aveva anche una musica popolare e orecchiabile, ma io non mi aspettavo così tanto successo. Mi stavo lasciando con la mia donna, ma ero disperato per una serie di cose anche citate nelle canzone. C’era un male comune diffuso ed era un momento particolare in quel momento storico. Così attraverso una storia d’amore sono riuscito a raccontare quanto soffriva la mia generazione di quegli anni”.

Il cantante torna indietro con la memoria al periodo più buio, quello in cui le maldicenze messe in giro da quanti credevano che portasse iella rischiarono di rovinargli la carriera: “Una persona ha iniziato a spargere la voce del fatto che portassi sfortuna. Io non credo nella cattiveria della gente. Non credo di essere stato odiato, perché la cattiveria deriva dall’odio. Questa cosa è iniziata per scherzo, tutti prendiamo in giro qualcuno. Questa persona ha iniziato a puntare il dito contro le canzoni che ho cantato. C’era chi le sposava, perché pensava che sarebbero state d’aiuto a per uscire da un momento triste, chi invece chi non viveva quel momento mi ha individuato come cantante negativo perché esprimevo dei concetti negativi. Non sono mai stato incaz*ato con nessuno. Ho dichiarato di ritirami perché è come quando una azienda va a fondo e l’amministratore delegato deve dimettersi”.

“Era una persecuzione, non potevo ad andare al bar a prendere il caffè, che vedevo gente che si girava e si toccava – aggiunge – Mi sentivo disarmato perché questa è un’arma letale che ti fa fuori. Nel 2001 arrivò una lettera da una tv al mio manager in cui si diceva ‘ci dispiace il pezzo è molto bello, ma il suo artista emana energie negative‘. La mia casa discografica mi rese il contratto dicendo che non riuscivano a fare promozione e quindi non avevano più a disposizione il budget per i miei progetti”.

“Dico che è inutile arrabbiarsi e fare del vittimismo, perché non serve – conclude – Bisogna essere lucidi, freddi ed essere capaci di dimostrare il contrario. Conosco solo una formula per affrontare momenti difficili ed è scrivere canzoni. Non conosco altre forme. Bisogna essere ancora più forti di una persona normale. Ed è arrivata una canzone che ha sfondato questi muri altissimi. Era ‘L’uomo volante’ che ha vinto Sanremo nel 2004. Era una sfida per me. La cosa migliore quando succede qualcosa che ti mette in difficoltà è credere nel domani. Se oggi sei in difficoltà, domani non lo sarai, basta che tu sappia prevederlo il futuro e programmarlo in modo da sorprenderti per tutto quello che verrà”.

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