Franca Leosini: "Dopo l’intervista alla donna che affogò il figlio nella vasca, ho pianto per un quarto d’ora" - Perizona Magazine

Franca Leosini: “Dopo l’intervista alla donna che affogò il figlio nella vasca, ho pianto per un quarto d’ora”

Daniela Vitello

Franca Leosini: “Dopo l’intervista alla donna che affogò il figlio nella vasca, ho pianto per un quarto d’ora”

| 24/06/2019

Domenica 30 giugno e martedì 2 luglio, Franca Leosini torna in tv, in prima serata su Rai3, con un doppio […]

Domenica 30 giugno e martedì 2 luglio, Franca Leosini torna in tv, in prima serata su Rai3, con un doppio appuntamento di “Storie Maledette” dedicato all’omicidio di Marco Vannini. Davanti a lei, per la prima volta in tv, ci sarà Antonio Ciontoli che per il colpo mortale inferto al giovane in una notte di maggio del 2015 è stato condannato (in Appello) a 5 anni di carcere.

In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, la giornalista  e conduttrice televisiva – che ha milioni di “leosiners” (come sono ribattezzati i suoi, ndr.) sparsi per l’Italia – svela di indagare sui delitti con la stessa freddezza di un chirurgo che deve fare un’operazione.

“Rispetto le persone che ho di fronte perché scendono con me nell’inferno del loro passato, negli abissi dei loro ricordi, ma non risparmio loro nulla – spiega – Cerco di capire cosa ha cambiato la traiettoria della loro vita, ma le storie che racconto le vivo e mi attraversano: dopo la puntata con Mary Patrizio che aveva ucciso il figlioletto di 5 mesi affogandolo nella vasca da bagno ho pianto per un quarto d’ora”.

Il lessico da lei utilizzato per indagare la mente umana “non è ricercato”. “È diverso: io le parole le possiedo e le metto al servizio del racconto”, confida. Per poi aggiungere: “Ho delle doti naturali che coltivo con la lettura: sono una lettrice onnivora, tranne che di gialli”.

Alla Leosini, si scopre, piace “indagare il percorso psicologico, umano, ambientale che porta una persona a commettere un gesto da cui fino a quel momento era lontana. Persone di normale quotidianità che poi cadono nel vuoto e nell’orrore di un gesto che non gli somiglia”.

La signora dei gialli che non legge i gialli ha tre regole inderogabili cui si attiene nel suo lavoro: “Non anticipo mai le domande. Devo incontrare una volta i condannati per studiarne la prossemica e il passato, ma non prendo appunti davanti a loro. Valuto il tasso di sincerità, non strumentalizzo nessuno ma non mi faccio strumentalizzare: se ho la sensazione che succeda, lascio perdere”.

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