"Tu sì que vales", canta per la figlia morta a 20 mesi: Belen lascia lo studio in lacrime - Perizona Magazine

“Tu sì que vales”, canta per la figlia morta a 20 mesi: Belen lascia lo studio in lacrime

Daniela Vitello

“Tu sì que vales”, canta per la figlia morta a 20 mesi: Belen lascia lo studio in lacrime

| 21/10/2018

“Vorrei farvi ascoltare un brano che ho scritto per mia figlia Aurora che purtroppo è volata in cielo all’età di […]

“Vorrei farvi ascoltare un brano che ho scritto per mia figlia Aurora che purtroppo è volata in cielo all’età di due anni”. Luca Guadagnini, 45 anni, cantautore, si presenta sul palco di “Tu sì que vales” con un brano dedicato alla sua piccola stroncata nove anni fa da un tumore alla ghiandola surrenale da cui era affetta dalla nascita. La bambina ha vissuto soltanto 20 mesi e il padre ha trasformato il dolore in musica scrivendo la canzone “Tornerà l’Aurora”.

“Ho voluto scrivere questo brano che ripercorre il suo breve vissuto sia in ospedale che con me. Devo dire che la musica mi è servita molto, ha dato una mano sia a me che alla mia famiglia. Organizzo eventi benefici per il Bambin Gesù, per il reparto dove stava Aurora. Aurora è sempre dentro di me, la faccio rivivere con la musica, con le mie canzoni”, ha spiegato ai giudici commossi dalla sua storia. Profondamente colpita, Belen Rodriguez si è sciolta in lacrime ed è stata costretta ad abbandonare lo studio per alcuni minuti. L’esibizione dello sfortunato papà ha incassato 4 sì e il 94% dei voti del pubblico in studio.

Qualche anno fa, Luca Guadagnani raccontò la sua storia a “GP Magazine”: “Mia moglie Genny aveva vissuto nove mesi meravigliosi durante la gravidanza. Poi, durante il parto, quando hanno tagliato il cordone ombelicale, è andata in arresto cardiaco ed è stata trasportata d’urgenza al Bambin Gesù. Per un mese siamo andati avanti giorno per giorno perché nessuno sembrava capire cosa avesse. Finché una dottoressa si accorse che aveva un tumore sulla ghiandola surrenale grande come un mandarino. Così sono iniziati gli interventi ed i cicli di chemioterapia. La nostra piccolina viveva in ospedale. Solo due volte siamo riusciti a portarla a casa con noi. E quando pensavamo di aver sconfitto il male è arrivata la notizia che mai avremmo voluto sentire: Aurora aveva una recidiva e le restavano pochi giorni di vita. Io e Genny l’abbiamo fatta dimettere perché volevamo che trascorresse gli ultimi giorni in mezzo alle persone che le volevano bene. E non in un ospedale pieno di macchine e dottori. Ma prima l’abbiamo portata in montagna per farle vedere la neve. Sono stati due giorni che non scorderò mai. Tutti gli amici sapevano che stava morendo, ma hanno fatto di tutto per farla ridere e divertire”.

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