Fabio Quagliarella piange in diretta: "Arrestato il mio stalker, è la fine di un incubo" - Perizona Magazine

Fabio Quagliarella piange in diretta: “Arrestato il mio stalker, è la fine di un incubo”

Daniela Vitello

Fabio Quagliarella piange in diretta: “Arrestato il mio stalker, è la fine di un incubo”

| 20/02/2017

Al termine del match contro il Cagliari, Fabio Quagliarella si è lasciato andare ad un lungo e drammatico sfogo ai microfoni di Sky. Il calciatore ha chiarito i contorni di una brutta vicenda personale sfociata nei giorni scorsi nell’arresto di uno stalker che lo perseguitava da cinque anni. Quagliarella si è commosso più volte. L’ex attaccante del Napoli è stato perseguitato da un poliziotto condannato dal tribunale a quattro anni e otto mesi di reclusione, al risarcimento danni e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

“Quando sono andato via da Napoli – ha spiegato con la voce rotta dall’emozione – sono state dette tante infamità e cattiverie non vere, l’unica causa era questa. Dopo tanti anni finalmente è finita e ringrazio la giustizia, condannare a quattro anni e otto mesi un poliziotto significa che avevo ragione. È stata una brutta storia che io e la mia famiglia abbiamo vissuto male. Abbiamo sofferto molto. Ho cercato di essere comunque concentrato sul campo, perché alla fine scendi in campo, la gente non sa tante cose, come è giusto che sia. Siamo pagati profumatamente ed è giusto che in campo facciamo il nostro dovere, però oggi ci siamo tolti un peso enorme perché è stata dura”.

“Io avevo scritto un post su Facebook dove ho cercato di far capire qualcosa – aggiunge Quagliarella – Quando senti tutti che parlano, tutti che dicono la loro opinione e tu devi stare zitto perché ci sono delle indagini, ci sono tante cose, l’unica verità è solamente quella, perché io non è che un giorno mi sono svegliato e sono voluto andare via da Napoli. Ero a casa mia, stavo da Dio, stavo con la mia famiglia dopo più di 12-13 anni fuori di casa, ero ritornato a casa e quindi non c’era nessun motivo. La causa è semplicemente questa, io ho accusato, ho tenuto botta perché non è facile, non lo auguro a nessuno assolutamente perché tutti abbiamo diritto di vivere una vita libera e serena al di fuori di qualsiasi ambito lavorativo. Non poter uscire di casa e sentirsi minacciato che da un momento all’altro potesse succedere qualcosa, a me, alla mia famiglia, ai miei nipoti, ai miei fratelli, è stato devastante sentire tante cattiverie dette dopo il mio passaggio alla Juve. Questa era una delle mie più grandi soddisfazioni, perché c’è stato un giudice che ha dato una sentenza importante e questa è la cosa che più conta e ha tolto un peso non indifferente a me e alla mia famiglia”.

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