Davide Sciortino, la prima intervista post "X Factor": l'emozione della finale, i progetti, la Sicilia e Alba - Perizona Magazine

Davide Sciortino, la prima intervista post “X Factor”: l’emozione della finale, i progetti, la Sicilia e Alba

Daniela Vitello

Davide Sciortino, la prima intervista post “X Factor”: l’emozione della finale, i progetti, la Sicilia e Alba

| 12/12/2015

Spenti i riflettori di “X Factor”, Davide “Shorty” Sciortino – terzo classificato nella nona edizione del talent – si gode la meritata popolarità guardando al futuro e ad un progetto denominato “Baell Squad” che potrebbe presto diventare realtà portandolo a collaborare con il vincitore Giosada e con gli Urban Strangers. Perizona lo ha intervistato per voi.

Davide, cosa pensi del tuo percorso a “X Factor”? 

E’ stata un’esperienza forte sia a livello emotivo sia artistico. Sicuramente nuova per me che sono mai stato un fan dei talent show. Mi sono buttato in questa avventura come un gioco, con zero aspettative. Non pensavo né di passare alle selezioni né di arrivare in finale. “X Factor” è stato prima di tutto un’esperienza di vita e una scuola dove ho avuto l’opportunità di lavorare con veri professionisti e sviluppare parti di me che non conoscevo.

Come ti sei trovato con Elio?

Lo hanno soprannominato lo “zio” ma per me è stato un padre. Mi ha insegnato a gestire l’emozione di stare davanti ad una telecamera, una cosa che ti schiaccia se non sei abituato. Ma devo dire grazie anche ad Alberto Tafuri, il producer della squadra: ha avuto fiducia in me e mi ha lasciato grande libertà nel curare le basi.

Ti sei riconosciuto nei brani che ti hanno assegnato? Sei riuscito ad esprimerti al meglio?

In alcuni, come “Play that funky music” e “Vedrai vedrai”, sì. In altri, come “L’Italiano”, un po’ meno. Ma in quel caso ho fatto un lavoro di cucitura riarrangiandolo a modo mio.

E dell’inedito “My soul trigger” cosa ci dici?

Me lo ha fatto ascoltare Luca Chiaravalli in cucina, nel loft. L’ha scritto con Chanty. Poi l’abbiamo riscritto insieme e rimodulato per me. Io ho aggiunto il rap. E’ stata una collaborazione naturale. “My soul trigger” incarna alla perfezione l’odio-amore che nutro nei confronti della mia splendida terra. Avrei voluto scrivere un inedito in italiano, ma non avendo un percorso solido in tal senso ed essendo i tempi molto stretti, abbiamo puntato sull’inglese. Avevo paura di essere banale. Cantare in italiano in Italia era una responsabilità troppo grande e non me la sono sentita.

Cosa pensi della grande macchina di “X Factor”? E come ha vissuto il tuo debutto televisivo?

In tal senso, sono e resto un pesce fuor d’acqua. Il mondo della tv non mi appartiene e non mi apparterrà mai. A me piace la sobrietà ma capisco che in un ambiente come questo non è di casa. Però posso dire che, all’interno di questa grande macchina, ho trovato un amore e una passione nel fare le cose che non mi aspettavo. Sono grato a tutti per questa magnifica esperienza: da Luca Tommassini che è una grande “testa” internazionale a Bruno Pasini che ha lavorato all’estero e ha messo su un cast senza precedenti. Quest’anno “X Factor” ha fatto cultura. Ogni talento va coltivato, costruito e trasformato in qualcosa di più grande. Io personalmente ho trovato fiducia e libertà e ho stima per tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del programma.

Durante la finale cosa hai provato?

E’ stata un’emozione gigantesca, sia perchè mi esibivo in diretta davanti ad un pubblico di circa 8000 persone sia perchè la finale veniva trasmessa su canali accessibili a tutti. La soddisfazione più grande è stata cantare il mio inedito al Forum e comunque in Italia. Ma quello che più conta è l’approccio con il quale l’abbiamo vissuta, ovvero da amici. Ha prevalso la gioia di stare insieme e condividere le emozioni, oltre che la musica. Ad “X Factor” ho trovato persone simpatiche e di cuore, da Giò agli Urban e a Massimiliano.

Parlaci dei “Baell Squad”…

“Baell Squad” è il soprannome che hanno dato a me, agli Urban Strangers e a Giosada. Siamo i primi tre in classifica su iTunes ma, al di là dei numeri e dei risultati, per noi ha contato la condivisione . Vedere la musica come una competizione è sbagliato. In uno show è giusto e normale che ci si “scontri”. Ma nella musica la competizione porta alla distruzione. L’unico paragone da fare è quello con se stessi per superare se stessi. La musica è scambio continuo e ci sarà sempre qualcuno più bravo e qualcuno meno bravo.

La tua idea di musica ha trovato terreno fertile a Londra e non a Palermo. Come mai?

Purtroppo la mentalità del palermitano medio ha quasi seppellito la cultura. Lo dico con rabbia: chi ha il potere non ha avuto la capacità e le palle di gestire l’immenso patrimonio della nostra terra. Ed è un peccato infinito. Lo so, sembra un discorso generalista. Ma è quello che penso: dovremmo suscitare invidia, invece siamo lo zimbello di tutti. Vi invito col cuore a supportare gli artisti locali, a comprare i dischi e i libri e sostenere anche economicamente chi lavora sodo per portare avanti un progetto. Non lo dico per strappare un applauso ma perchè credo nella potenzialità dei nostri artisti. Spero di vedere la Sicilia, e più in generale l’Italia, fiorire in tal senso.

Progetti futuri legati ad “X Factor” e non?

Non so se partirà il tour dei “Baell Squad” chiesto a furor di popolo. Ci terrei tanto. Però sono consapevole del fatto che la popolarità legata al programma durerà soltanto un anno. “X Factor” mi ha dato tanto ma non potrò fare affidamento per sempre sulla sua visibilità. Mi piacerebbe anche concentrarmi sulla mia carriera, tenere vivo quello per cui mi sbatto da dieci anni. Ho un disco in lavorazione, metà in inglese e metà in italiano. Colllaborerò ancora con Luca Chiaravalli e con Chanty e mi piacerebbe coinvolgere anche Alba (Alba Plano, la jazzista siciliana cui è legato sentimentalmente e che l’ha seguito a Londra, ndr.). Con i “Retrospective for Love” abbiamo un album pronto. Al momento è tutto bloccato perchè sono legato alla Sony, ma vorrei che il progetto che ho portato avanti in Inghilterra ricevesse il giusto peso per l’amore e l’energia che io e gli altri componenti della band ci abbiamo messo.

Cosa rappresenta Alba nella tua vita ? Cosa pensi della sua eliminazione ai Bootcamp?

Penso che se ci fosse stato “X Factor” negli anni ’50 e ’60 avrebbe vinto lei. Lei è una jazzista, una cantante di nicchia e nella nicchia c’è un sacco di classe e  di cultura che il grande pubblico sconosce. Alba è per me una fonte d’ispirazione, la sua musica è contenuta nella mia e la mia nella sua. Senza di lei non farei nulla. E’ una liasion artistica che va al di là del nostro rapporto sentimentale. Nessuno si distacca dall’altro. Scriveremo della musica insieme e non posso che ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me mentre ero impegnato nel programma: ha curato i social, mi ha supportato e promosso ovunque, ha fatto le mie veci. Ma d’altronde io avrei fatto lo stesso, se al mio posto ci fosse stata lei.

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