Fabrizio Corona: "Non sono uno stinco di santo, ma non vivo più" - Perizona Magazine

Fabrizio Corona: “Non sono uno stinco di santo, ma non vivo più”

Daniela Vitello

Fabrizio Corona: “Non sono uno stinco di santo, ma non vivo più”

| 09/08/2014

“Che cosa mi hanno fatto? Cosa sono riusciti a farmi? Non è giusto, è allucinante, è incredibile, è schifoso. Sono quasi due settimane che non esco più dalla cella, che non dormo più, che non vado più all’aria, che non partecipo più a nessuna attività, che non parlo più con nessuno, a malapena mangio, ho lo sguardo fisso e perso nel vuoto”. Fabrizio Corona parla della sua detenzione nel carcere di Opera in una lettera aperta che è stata illustrata e commentata durante la trasmissione “In Onda” condotta da Salvo Sottile su La7. Nella missiva l’ex re dei paparazzi ammette di “non essere uno stinco di stanco“, si assume tutte le sue responsabilità ma tuona contro l’aumento di pena di cui ha avuto notizia proprio di recente: “Soltanto una settimana fa mi hanno aumentato la pena in appello da 3 anni e 4 mesi a 5 anni, e condannato con un’aggravante che si dà ai criminali pericolosi…La vita è una sola e non si può marcire dentro una cella, costretto a non fare nulla solo perché sei antipatico o hai pestato i piedi a qualcuno troppo potente. Non mi possono anche vietare di rieducarmi. Non è giusto. E io ora dico basta. Voglio giustizia e sono pronto a sacrificare tutto. Anche la mia vita”.

In difesa di Corona, condannato in via definitiva per il reato di estorsione nei confronti dell’ex juventino David Trezeguet, è sceso in campo lo scorso 1 agosto anche Marco Travaglio. Attraverso un editoriale pubblicato su “Il Fatto Quotidiano”, il giornalista ha chiesto la grazia per Corona al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Che ci fa Fabrizio Corona nel carcere milanese di massima sicurezza di Opera – si chiede Travaglio – per scontarvi un cumulo di condanne a 13 anni e 8 mesi, poi ridotte con la continuazione a 9 anni? È normale che un quarantenne che non ha mai torto un capello a nessuno marcisca in prigione accanto ai boss mafiosi al 41bis, per giunta col divieto di curarsi e rieducarsi, fino al 50° compleanno?”. Il vice direttore de “Il Fatto Quotidiano” ha ribadito la sua opinione anche durante il programma “In Onda”: “Una grazia almeno parziale, che rimuova il macigno dei 5 anni ‘ostativi’, sarebbe il minimo di ‘umanità’ per ridare speranza a un ragazzo che ne ha combinate di tutti i colori, ma senza mai far male a nessuno. Se non a se stesso“.

La richiesta di grazia è appoggiata da tanti personaggi del mondo dello spettacolo. Hanno confermato la loro adesione simbolica Francesco Alberoni, Pupi Avati, Piero Chiambretti, Oliviero Toscani, Alessandro Meluzzi, Paolo Limiti, Silvana Giacobini, Mara Venier, Vittorio Brumotti, Fiorello, Antonella Clerici, Cristiano De André, Elio Fiorucci, Toni Capuozzo, Vittorio Sgarbi e Claudio Brachino.

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