Dalla fiction al teatro. Francesca Chillemi interpreta il ruolo di Maude nello spettacolo “Il giocattolaio”. Il suo personaggio è una psicologa trasferita a Los Angeles che ha in cura donne torturate da Peter, violento-giocattolaio. Sarà in tour fino al 13 aprile nei teatri, è la riedizione italiana del “Toyer” di Gardner McKay, grande successo di Broadway. “Anche Maude incontra quell’uomo e viene manipolata senza saperlo. Dovrebbe essere totalmente estranea, ma l’empatia è una caratteristica umana. Davanti a tanta cattiveria non riesce a far emergere la sua figura professionale”, spiega l’attrice messinese in un’intervista al “Corriere della Sera”. “Ho avuto bisogno di affiancarmi a un’esperta per comprendere a fondo il mio personaggio. Grazie allo studio ho capito – ammette – Sono riuscita a entrare nella testa di Maude. Ho sentito la sofferenza subita dalla vittima e affrontato la disumanità del carnefice, una persona che agisce per ragioni a suo parere logiche. Quello del profiler è un ruolo molto delicato, risulta difficile rimanere lucidi”.
“Vivevo in una situazione claustrofobica, non ero libera di esercitare una mia scelta”
Per Francesca Chillemi è la prima volta in un ruolo così impegnativo. “Di solito nelle serie ho toccato argomenti simili in modo leggero, mai superficiale – spiega – In questo spettacolo si va in profondità. Mi ha spiazzato come la protagonista si senta in colpa: sono una psicologa, avrei gli strumenti per combattere la violenza, ma resto immobile”. L’attrice parla ancora del suo personaggio e fa un paragone con se stessa: “Maude ha una grande forza interiore. Però in queste realtà è complicato capire come venirne fuori, a volte ne esci, altre no. Anche io ho sentito quel senso di colpa per un amore disfunzionale che ho vissuto, ma non riuscivo nemmeno a parlarne”. “Ero piccola, avrò avuto 17 anni, non stavo bene, volevo chiudere una storia non importante – racconta – Appena mi sono distaccata, lui ha iniziato a seguirmi. Me lo ritrovavo fuori scuola, avevo paura a entrare in classe da sola, quel ragazzo, quasi mio coetaneo, mi sorvegliava a vista”.
“Vivevo in una situazione claustrofobica – aggiunge – lui non voleva concedermi l’allontanamento e io non ero libera di esercitare una mia scelta. Temevo di non trovare una soluzione per allontanarlo dalla mia vita ma allo stesso tempo non volevo chiedere aiuto alle persone a cui volevo bene per non inglobarle in emozioni spiacevoli”.
“Non avevo più un ruolo all’interno della relazione, esisteva soltanto lui”
Francesca Chillemi racconta come si sia trovata all’interno di una relazione tossica, quasi senza rendersene conto: “All’inizio non mi ero accorta di quello che stava succedendo intorno e dentro di me. L’ho solo subito. Non avevo più un ruolo all’interno della relazione, esisteva soltanto lui, io mi sentivo sempre più piccola. C’è stato un ridimensionamento degli spazi. Non ho sopportato tanto, sono esplosa quasi subito, lui dopo un po’ ha allentato. Alla fine è scattato qualcosa dentro di me che mi ha dato la possibilità di prenderne le distanze. Oggi mi comporterei in modo diverso”. L’attrice siciliano ha un rimpianto: “Dopo il liceo, c’è stato un periodo in cui ho rinunciato a qualche lavoro per una storia che stavo vivendo, una relazione importante, a differenza dell’altra. Quando ci siamo lasciati, mi sono trovata a non avere più un mio obiettivo. Lì ho capito che il concetto di rinuncia per amore è sbagliato”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
“A mia figlia sto cercando di dare più strumenti possibili per essere autonoma”
Francesca Chillemi è siciliana, è nata a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. “Ho lasciato la Sicilia a 18 anni e un mese, non avevo ancora finito il liceo classico, l’ultimo anno di scuola l’ho fatto da esterna – ricorda – Vincere un concorso mi ha dato l’opportunità di ottenere la mia indipendenza economica. A mia figlia sto cercando di dare più strumenti possibili per essere autonoma. Vorrei farla crescere con l’idea che lei da sola può bastarsi. Cerco di insegnarle l’amore per sé stessa. Se lei riesce a prendersi cura di sé, può riconoscere l’amore anche dell’altra persona e allontanarsi da chi non la rispetta. Nella vita si tende sempre a dare altre chance, ma le possibilità che diamo alle persone sbagliate le togliamo a noi stesse”.
In casa non c’è una distinzione di ruoli: “Io e il mio compagno collaboriamo insieme. Siamo convinti che genitorialità e carriera possono coesistere. Nessuno dei due vuole dare un’immagine sbagliata a nostra figlia del dover rinunciare alle proprie passioni”. “Io me la sono presa da sola la mia libertà. Sono sempre stata allergica agli schemi e al controllo. I miei genitori mi hanno messo dei paletti quanto ero un’adolescente, erano molto imponenti, avrei voluto avere più fiducia da parte loro, ma oggi non li giudico, con la loro severità hanno voluto proteggermi”, conclude.