Ermal Meta: “Non ero pronto a diventare papà"

Ermal Meta: “Non ero pronto a diventare papà, ho capito che volevo un figlio in Albania”

Germana Bevilacqua

Ermal Meta: “Non ero pronto a diventare papà, ho capito che volevo un figlio in Albania”

| 13/05/2024
Ermal Meta: “Non ero pronto a diventare papà, ho capito che volevo un figlio in Albania”

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Ermal Meta è stato ospite a “Verissimo” per annunciare che sta per diventare papà per la prima volta. “Inizia una bella avventura”, dice l’artista di origini albanesi. “Si chiamerà Fortuna Marie”, svela. Alla primogenita il cantante ha dedicato il titolo del nuovo album “Buona Fortuna”. “Abbiamo scoperto la notizia quando avevo già iniziato a lavorare al disco e ho dovuto concepire il tutto di nuovo alla luce di una energia diversa. E’ stata una bella tegola che ti cade in testa”, racconta. Per l’artista e la compagna Chiara Sturdà è un momento magico. “Mi trovo in uno stato di congelamento perché aspetto soltanto di vedere il suo volto”, afferma.
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Ermal Meta e Silvia Toffanin (Foto video)

“I primi cinque minuti sono stati di sbigottimento, ci siamo seduti sul pavimento senza dire niente”

“Quando lo abbiamo scoperto io e la mia compagna eravamo insieme – racconta Ermal Meta – era l’11 ottobre dell’anno scorso. Lei aveva un ritardo e le ho detto di fare il test, lei era un po’ spaventata, poi nel primo pomeriggio lo abbiamo fatto e li abbiamo scoperto di aspettare un bimbo. I primi cinque minuti sono stati di sbigottimento, ci siamo seduti sul pavimento e ci guardavamo senza dire niente, poi abbiamo realizzato che siamo stati scelti. Questo è il momento più bello della mia vita e più significante”. Nelle scorse settimane, il cantante e la fidanzata Chiara Sturdà avevano condiviso un post su Instagram attraverso il quale hanno dato il lieto annuncio.

Chiara Sturdà e Ermal Meta (Foto Instagram)

“L’estate scorsa tre bambine hanno passato l’estate con noi. Mi sono sentito papà”

“Quanto stai bene con una persona le cose fluiscono in maniera naturale – dice l’artista parlando della compagna – l’amore è guardare lo stesso orizzonte percependo che l’altro è vicino. Lei è timidissima”. “Con lei inizia il capitolo più bello della mia vita- dice a proposito della figlia in arrivo -. La sogno tutte le notti ma non riesco a vedere il volto. Lei nascerà a giugno. Non ero pronto a diventare papà, però l’anno scorso abbiamo fatto un’esperienza io e Chiara. Io frequento da qualche anno in Albania una casa famiglia. L’estate scorsa tre bambine hanno passato l’estate con noi. Mi sono sentito papà tanto che quando sono andate via abbiamo pianto tutti e due. Lì ho capito il significato di un pezzo di me. Sono state loro che ci hanno portato fortuna. Entrambi avevamo paura, ma grazie a loro ci siamo visti con altri occhi ed abbiamo avuto coraggio”.

Ermal Meta e Fabrizio Moro (Foto Instagram)

“Ho sofferto di attacchi di panico, arrivavano anche mentre ero sul palco”

Ermal Meta racconta che quando è arrivato in Italia con la mamma e la nonna si è preso cura dei suoi fratelli più piccoli: “Ho cercato sempre di dare il buon esempio per i miei fratelli. Mia madre è molto contenta di diventare nonna. Lei era una violinista, dopo la caduta del regime è cambiato tutto e ha dovuto rinunciare”. L’artista confida a Silvia Toffanin di aver sofferto, per circa due anni, di attacchi di panico, che gli impedivano di vivere come avrebbe voluto i successi lavorativi, proprio nel momento di maggior successo della sua carriera. “Mi succedeva spesso – svela – arrivavano anche mentre ero sul palco. Erano gli anni più belli per me dal punto di vista lavorativo, ero riuscito a salire sul palco e avere un sacco di persone. Tutte le sere però salivo in apnea. I primi cinque sei pezzi erano una tortura”.

“Vorrei lanciare un appello ai giovanissimi: se vi sentite così non rimanete in silenzio”

“Nel 2017 ho fatto 82 concerti e 47 nel 2018. Non ce n’è è stato uno in cui non abbia avuto un attacco di panico – rivela -. Non puoi farlo vedere alle persone che hai davanti e ogni tanto dopo il concerto scappavo via. Due anni veramente difficili. Gli attacchi di panico li sentivo arrivare da lontano, li riconoscevo”. “Mi sono fatto aiutare, non è che non si guarisce – sottolinea – passano ma rimangono. Vorrei lanciare un appello ai giovanissimi: se vi sentite così non rimanete in silenzio, raccontate quello che avete perché è già metà del percorso. Non sei solo, vedrai che ti libererai se parli con qualcuno. Adesso sto bene, li so gestire”.

Pubblicato il 13/05/2024 16:55

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