Covid e denatalità, come la malattia ha influito sugli spermatozoi

Covid e denatalità, la malattia ha influito sulla qualità degli spermatozoi

Germana Bevilacqua

Covid e denatalità, la malattia ha influito sulla qualità degli spermatozoi

| 25/08/2023
Covid e denatalità, la malattia ha influito sulla qualità degli spermatozoi

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Il Covid ha avuto ripercussioni su numerosi aspetti della salute dell’umanità. Dai danni provocati dall’infezione a organi come cuore e polmoni alle ripercussioni sull’equilibrio mentale. Ma c’è anche un altro effetto deleterio che ha lasciato il Covid: la qualità e la quantità degli spermatozoi. Che il virus potesse influenzarli negativamente era prevedibile, ma la conferma è arrivata da uno studio presentato al congresso dell’Eshre, la società europea di riproduzione umana ed embriologia in corso a Copenaghen e riportato su “La Repubblica”. La ricerca dimostra che la diminuzione del numero degli spermatozoi e il crollo di quelli in grado di muoversi in modo efficace dura molto più di quanto previsto: fino a tre mesi dalla fine dell’infezione.

“La conta degli spermatozoi era più bassa del 57%”

Secondo le rilevanze scientifiche, quindi, nella metà degli uomini esaminati dopo tre mesi la conta degli spermatozoi era più bassa del 57% rispetto a quella fatta prima del Covid. Dopo circa cento giorni dall’infezione, e quindi a 22 giorni dalla formazione di nuovi spermatozoi, i ricercatori non hanno notato alcun miglioramento nella qualità e nella concentrazione, nonostante i nuovi spermatozoi. “Studi precedenti hanno mostrato un effetto del Coronavirus sugli spermatozoi ma a breve termine – hanno spiegato i ricercatori – nessuno ha seguito per così lungo tempo gli uomini come abbiamo fatto noi. Pensavamo di trovare un miglioramento nella qualità del seme, visto che ci trovavamo di fronte a spermatozoi generati da poco, ma così non è stato. A questo punto non sappiamo quanto tempo sia necessario per tornare alla qualità precedente del seme e può anche darsi che il Covid abbia causato un danno permanente, anche in uomini con infezione lieve”.
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“Motilità e numero totale degli spermatozoi sono i due elementi colpiti in modo più severo”

L’esperimento ha visto il coinvolgimento di 45 uomini di età media sui 31 anni. Il periodo di osservazione è andato da febbraio 2020 a ottobre 2022.  I soggetti, tutti provenienti da sei cliniche della riproduzione spagnole, avevano alle spalle diagnosi di Covid lieve e esami degli spermatozoi precedenti all’infezione. I ricercatori hanno analizzato tutti i campioni presi entro i 100 giorni dopo l’infezione e comparati con altri presi oltre i cento giorni. Dai risultati emerge una differenza significativa nel volume degli spermatozoi (-20%, da 2.5 a 2 millilitri), nella concentrazione (-26,5% da 68 milioni a 50 milioni per millilitro di eiaculato), nel numero (-37,5% da 160 a 100 milioni di millilitri), nella motilità complessiva, che vuol dire l’abilità di muoversi e di nuotare (-9,1%, da 49 a 45%). Infine nel numero di spermatozoi vivi (-5%, dall’80 al 76%). In pratica: “Motilità e numero totale degli spermatozoi sono i due elementi colpiti in modo più severo. La metà degli uomini aveva un numero di spermatozoi più basso del 57%, rispetto ai loro stessi livelli pre-Covid”.

Pubblicato il 25/08/2023 16:43

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