Gli amputano il pene per un tumore che non c'è

Gli amputano il pene per salvarlo da un tumore che non c’è

Germana Bevilacqua

Gli amputano il pene per salvarlo da un tumore che non c’è

| 03/03/2023
Gli amputano il pene per salvarlo da un tumore che non c’è

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Gli amputano il pene. Un intervento necessario per salvare la vita a un uomo a cui era stato diagnosticato un tumore. Un’operazione delicata ma perfettamente riuscita, peccato però che si sia trattato di un errore. E’ successo ad Arezzo e il fatto risale al 2018: la decisione dell’asportazione è arrivata per una sospettata patologia tumorale all’organo di riproduzione maschile. Peccato però che la diagnosi sia stata poi smentita dagli esami istologici sui tessuti prelevati, ormai successivi e ‘tardivi’. All’inizio il pm aveva concluso per l’archiviazione ma gli avvocati del paziente si erano opposti e dopo l’udienza tenuta a fine 2022 il giudice ha optato per l’imputazione coatta del medico.

L’uomo non ha più una vita sessuale che era ancora molto attiva

Dagli accertamenti è emerso che l’operazione non era da fare, il paziente non era affetto da tumore ma da una forma di sifilide curabile con farmaci. L’uomo, che ora ha 68 anni, chiede di essere risarcito. Un errore medico curioso quanto drammatico che sarà oggetto di un fascicolo giudiziario che il 9 marzo arriverà nell’aula del giudice del Tribunale di Arezzo per l’udienza preliminare che dovrà valutare il rinvio a giudizio di un urologo dell’ospedale cittadino San Donato. Il medico è ora imputato per lesioni gravissime e rischia di dover pagare un risarcimento altissimo. Il malcapitato dopo l’intervento di amputazione deve affrontare una serie di difficoltà. L’uomo non ha più una vita sessuale che era ancora, dicono i legali, molto attiva: lui, divorziato, ha una compagna. Inoltre per espletare la più naturale delle funzioni fisiologiche deve sedersi sul wc.
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C’era la possibilità di un intervento molto meno radicale

Il pensionato ha quindi intentato una causa civile nella quale chiede un risarcimento che potrebbe andare ben oltre i 100mila euro quantificati per il solo danno biologico. Secondo gli avvocati c’era la possibilità di un intervento molto meno radicale, in sostanza una sorta di circoncisione, seguita dall’esame istologico, che avrebbe lasciato il sessantenne nelle condizioni di avere una vita sessuale e fisiologica normale. “Mi era già capitato – racconta al ‘Corriere della Sera’ uno degli avvocati dell’uomo Bianchi – di occuparmi del caso di un paziente al quale per uno scambio degli esami istologici, avevano diagnosticato, sempre all’ospedale di Arezzo, un tumore seguito da un’operazione di asportazione di tre quarti dello stomaco, mentre la vera malata si era vista dichiarare sana. Allora la Usl sud-est aveva pagato 300 mila euro di risarcimento”.

Pubblicato il 03/03/2023 12:36

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