Bruno Vespa: “L’intervista al figlio di Riina? La rivendico totalmente” - Perizona Magazine

Bruno Vespa: “L’intervista al figlio di Riina? La rivendico totalmente”

Daniela Vitello

Bruno Vespa: “L’intervista al figlio di Riina? La rivendico totalmente”

| 05/01/2020

Ospite di Peter Gomez a “La Confessione” in onda sul canale Nove, Bruno Vespa si esprime sulle polemiche nate a […]

Ospite di Peter Gomez a “La Confessione” in onda sul canale Nove, Bruno Vespa si esprime sulle polemiche nate a seguito della sua intervista a “Porta a Porta” a Giuseppe Salvatore Riina, figlio del ‘capo dei capi’ di Cosa nostra in occasione dell’uscita del suo libro “Riina, family life”. A distanza di 3 anni, Vespa difende ancora la sua scelta. “Rivendico in maniera totale dal punto di vista professionale la mia intervista al figlio di Riina – sentenzia – Solo da quell’intervista ho capito, e spero che lo abbia capito anche il pubblico, l’impunità di cui ha goduto Riina da latitante. E’ stato nella clinica dove partoriva la moglie liberamente, non con la barba e i baffi, così, come sarei entrato io e nessuno diceva niente. E’ stato in spiaggia con la famiglia e nessuno diceva niente. Io questo non lo sapevo e debbo a quell’intervista il fatto di averlo saputo”.

“L’avrei intervistato anche io – confessa Gomez – Noi siamo qui a fare i giornalisti per intervistare i cattivi anche, non solo i buoni”. “Accadde anche un’altra cosa – ricorda il direttore de Ilfattoquotidiano.it – La presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi polemizzò sul fatto che la liberatoria venne firmata non prima dell’intervista, ma dopo. ‘Le liberatorie si danno sempre prima perché altrimenti si lascia il pallino in mano a chi la deve firmare dopo’, disse all’epoca la Bindi. Se lei gli avesse fatto domande troppo cattive, Riina jr. avrebbe potuto dire: ‘Io non le do il permesso’”. “E infatti fu un errore. Fu un errore”, ammette Vespa.

Il conduttore di “Porta a Porta” rifiuta l’etichetta di giornalista al servizio del potere. “Io sono una persona che ha buoni rapporti con tutti e a chi mi contesto dico ‘ditemi le domande che non ho fatto’ – dichiara – Sicuramente faccio al potere le domande che farebbero le persone che stanno dall’altra parte della telecamera. Potere significa ricambiare i favori. Io non ho mai potuto fare un favore a nessuno. Un politico viene a ‘Porta a Porta’ non perché sta simpatico a me ma perché ha pieno titolo per venire. Con Berlusconi facemmo una trasmissione drammatica sulle ‘signorine’ che Gianni Letta (suo amico di famiglia, ndr.) tentò di impedire in ogni modo e non ci riuscì”.

E a proposito di Silvio Berlusconi e del loro rapporto dice: “Io vado ad Arcore o a Villa Certosa una volta all’anno per il libro. Qualche volta ci vediamo anche a Roma. Sono 26 anni che ci vediamo. E’ una persona che rispetto e che ha dato molto all’Italia, nel senso che ha dato la voce anche a chi non ce l’aveva. Il suo arrivo nel ’94 è stato determinante. Lui è una persona molto moderata e molto rispettata in Europa”.

Il messaggio finale di Vespa è per un “collega caduto in disgrazia”: Emilio Fede. “Caro Emilio, ti voglio bene – dice – Siamo stati per sei anni compagni di stanza. Tu arrivavi, bello, pettinato, guardavi le notizie che ti avevamo scritto noi e altri colleghi e andavi in video impossessandotene. Sei stato un grandissimo cronista e mi dispiace che qualcuno se lo sia dimenticato. Hai commesso qualche errore. Sei stato davvero un grande giornalista e mi dispiace per quello che ti è successo. Ti voglio sempre bene, ti ho sempre stimato. Gli errori li commettiamo tutti e tu li hai pagati, più degli altri. Ciao Emilio”.

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