Ilaria Cucchi: "In questi 10 anni ho perso tutto e mi sono separata" - Perizona Magazine

Ilaria Cucchi: “In questi 10 anni ho perso tutto e mi sono separata”

Daniela Vitello

Ilaria Cucchi: “In questi 10 anni ho perso tutto e mi sono separata”

| 23/10/2019

“Non c’è più alcun dubbio sulla morte di mio fratello. Hanno passato anni a dire che era caduto, che era […]

“Non c’è più alcun dubbio sulla morte di mio fratello. Hanno passato anni a dire che era caduto, che era malato, che era morto di fame e di sete, che si era suicidato addirittura. Adesso abbiamo finalmente le perizie autoptiche giuste, le testimonianze, le confessioni, e sappiamo chi è stato: mio fratello è stato ucciso di botte dai carabinieri che lo avevano in custodia dopo averlo arrestato (…) Spero in una condanna non esemplare, come ha detto il pm Musarò, ma giusta. Negare la verità significa negare il valore di quella vita”.

A parlare così in un’intervista esclusiva rilasciata a “Vanity Fair” è Ilaria, la sorella di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre di 10 anni fa a seguito delle percosse ricevute dopo il suo arresto. Nella sua battaglia per la verità, Ilaria – mamma di due figli, Valerio e Giulia – può contare sul sostegno di Fabio Anselmo, l’avvocato da lei chiamato il 23 ottobre 2009 e che, dopo la separazione dal padre dei suoi figli, è diventato il suo compagno.

Ilaria svela di aver pagato un prezzo molto alto per la sua battaglia: “Questi dieci anni sembrano un secolo. Da una parte, poiché la verità è venuta fuori, sono contentissima di averli vissuti senza arrendermi. Mi dico: lo rifarei altre diecimila volte. Dall’altra… Ho perso tutto. È stato devastante. Mi sono separata, abbiamo tutti dovuto abituarci a una nuova vita. Entrambi i miei genitori, che non si sono mai persi un’udienza, si sono ammalati. Anche l’altro giorno, a mia mamma cui una grave patologia sta devastando la spina dorsale, ho detto: non venire. Ma lei niente, ci deve essere (…) Pensi che mio padre si guarda tutte le sere, su Netflix, il film Sulla mia pelle di Alessio Cremonini. L’altra sera lo stava riguardando, io gli ho detto: ma un’altra volta papà, perché? Mi ha risposto: è una cosa che mi fa bene, me lo fa sentire vicino. Mio padre è fermo lì”.

“Un tempo la disperazione era per il lutto – prosegue – per tutte le cose che sentivo in tribunale su di lui, che è stato per anni il vero imputato: drogato, maleducato, cafone… Ne abbiamo sentite tante. Il principio era: se muore una persona che vale poco, non importa se muore. Oggi invece le mie preoccupazioni sono proprio sui segni che questa lotta ha lasciato per arrivare fino qui: su di me, su Fabio, sui nostri figli, sul tempo sottratto a loro. Giulia, quando mi vedeva in televisione, mi chiamava ‘mamma Cucchi’. Quando Stefano è morto aveva due anni, sono improvvisamente sparita dalla sua vita. Ero fortunata perché avevo mia madre e una mia cara amica che le hanno fatto un po’ da mamma. E per fortuna, crescendo, si stanno rendendo conto che anche se non li accompagnavo alle feste, a loro ho trasmesso una sensibilità particolare, sono in grado di guardare oltre il pregiudizio. Ho dato molto di più di quello che avrei potuto offrire loro se fossi rimasta la mamma perfetta di allora”.

Ilaria è convinta che Fabio sia un dono di Stefano. Il fratello è stato il primo e l’unico ad accorgersi 10 anni fa della sua infelicità. “Non ero soddisfatta – spiega – Mio fratello mi chiamava ‘perfettina’ e in effetti lo ero: ero affermata nel lavoro, che mi piaceva molto, e ne avevo così tanto che dovevo rifiutarlo. Avevo tanti amici, una bella famiglia, ma non ero una donna felice perché non era quella la mia dimensione. Il mio matrimonio era fallito già da tanti anni, seppure fosse nato con i migliori presupposti, ci siamo conosciuti a scuola. Però sentivo che non ero felice, lo sapeva anche mio fratello perché me lo chiedeva sempre: ‘Ila, ma tu sei felice?’ Rispondevo sempre di sì. Perché agli occhi degli altri dovevo essere perfetta. Ma mi vedevo già vecchia in questa vita che non mi apparteneva, non stavo bene”.

Oggi Ilaria è una persona nuova. “La morte di mio fratello mi ha insegnato che ci sono cose per cui non possiamo fare nulla, le dobbiamo subire, e altre invece in cui abbiamo il dovere di intervenire – confessa – Stefano mi ha insegnato in qualche maniera a riprendere in mano la mia vita, così come voleva fare lui. Oggi non sono più perfetta, mi sento libera di essere come sono, con le mie debolezze, le mie fragilità. Dieci anni fa non avrei mai pensato di potermi mettere a piangere perché il lavoro andava male: nessuno doveva vedermi piangere (…) Non sogno quasi mai Stefano e questo mi dispiace un sacco. Il mio terrore è che magari un giorno non troppo lontano dimenticherò il tono della sua voce, il suono della sua risata, le sue espressioni, il modo di camminare. Perché gli anni passano e il suo ricordo diventa sempre più sfumato. Con lui parlo quando sono arrabbiata, disperata o felice, e cerco di parlarne spesso ai miei figli”.

Sia Ilaria che il suo compagno dichiarano di non sentirsi in imbarazzo per essersi conosciuti e innamorati nel bel mezzo di una vicenda così tragica. “Non ho fatto male a nessuno – spiega l’avvocato Anselmo – Ero già fuori di casa da tempo, purtroppo la lunga malattia di mia moglie dopo la nascita del nostro secondo figlio ha minato anche il mio matrimonio. Io e Ilaria ci siamo avvicinati, al di là della battaglia comune per Stefano, perché anch’io conosco il dolore, so che cosa vuol dire”.

“Per tanti anni, per le persone devi essere quello che piange – gli fa eco Ilaria – Non puoi andare al cinema o a comprarti una gonna. Ora le cose sono migliorate, quando vado in giro ricevo tonnellate di affetto. Mi sento libera di essere me stessa, questa è la mia vita e ho diritto di viverla. Mi sono liberata del problema del giudizio degli altri. Ho sofferto tanto e il regalo più bello che mi ha fatto mio fratello è stato Fabio, diciamolo (…) La verità rende liberi. Con i figli essere trasparenti, onesti, fa sì che le cose siano più facili di quello che sembrano”.

In questi dieci lunghi anni Ilaria Cucchi è riuscita a perdonare se stessa. “Mi sono sempre sentita in colpa per quei sei giorni in cui non siamo riusciti a vedere Stefano – racconta – Quando l’ho visto all’obitorio ricordo di aver pensato: è colpa mia. Oggi saprei quello che devo fare, allora non potevo saperlo, ero un cittadino normale che non aveva mai avuto a che fare con il carcere, con la giustizia, con la burocrazia, e non ne conosceva le regole, mi ero semplicemente fidata delle istituzioni”.

Riguardo al futuro ha le idee chiare. “Non credo che la mia vita potrà essere diversa da quella che è stata in questi anni – chiosa – Probabilmente potrò salutare Stefano, chiudere quel capitolo, ma ormai la mia vita è questa: continuare a portare avanti le battaglie sui diritti umani, contro l’indifferenza, con l’associazione (Stefano Cucchi Onlus, ndr.), perché su certe questioni non ci si può girare dall’altra parte. E mi aiuta anche a dare un senso a tutto questo dolore”.

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