Alzheimer, vivere il presente senza ricordarsi il passato - Il servizio de 'Le Iene' - Perizona Magazine

Alzheimer, vivere il presente senza ricordarsi il passato – Il servizio de ‘Le Iene’

Daniela Vitello

Alzheimer, vivere il presente senza ricordarsi il passato – Il servizio de ‘Le Iene’

| 15/10/2018

L’inviato de “Le Iene” Giulio Golia ci parla dell’Alzheimer che giorno dopo giorno spegne la nostra memoria a breve e […]

L’inviato de “Le Iene” Giulio Golia ci parla dell’Alzheimer che giorno dopo giorno spegne la nostra memoria a breve e lungo termine. Si tratta di una malattia che interessa tutti noi. Dopo gli 80 anni, infatti, ad ammalarsi è il 30% della popolazione. Dopo i 90 anni si sale al 40%. Più si allunga la vita, più ci ammaliamo. E’ il paradosso della nostra evoluzione. Facciamo di tutto per vivere di più, ma il nostro corpo non sembra essere programmato a reggere.

“Io ci sono anche se non mi ricordo chi sono” è lo slogan impresso sulle magliette di alcuni malati intervistati da “Le Iene”. In comune tutte queste persone hanno il fatto di vivere il presente senza ricordarsi il passato. C’è Carla che pensa di essere in albergo e non in un’apposita struttura, nega di avere l’Alzheimer e ne parla come fosse la peste. Questo perché accettare di non essere più autosufficienti non è facile e ognuno per sopportarlo si inventa la sua storia. Poi c’è Maria, tra le poche ad essere consapevole di essere affetta da questa malattia.

“Il fatto che devi ripetere le cose cento volte – spiega Manuela Berardinelli, presidente dell’associazione ‘Alzheimer Uniti Italia Onlus’ – all’inizio sembra il problema più grosso, poi in realtà è il problema più piccolo. Il vero dramma è quando non ti ricordi non come ti chiami ma a che cosa serve un bicchiere o un piatto”.  “I familiari vivono delle situazioni drammatiche”, aggiunge Fabio Cembrani, direttore medico U.O. di Medicina Legale.

E’ molto importante assecondare il paziente, non contraddirlo e non fargli notare le stranezze. “La tolleranza è fondamentale per aiutarli a vivere bene – dichiara Marco Trabucchi, presidente dell’associazione di Psicogeriatria – Abbiamo capito che la dolcezza cura”.  Per dolcezza si intende esaudire i desideri del malato con tanto amore. Far sentire utili le persone malate è altrettanto importante per allungare la qualità e la durata della  loro vita.

“Dare un senso sociale alla vita del malato – spiega Trabucchi – non andare mai in pensione con la testa e con le gambe. Noi diciamo che bisogna conservare la libertà anche quando le circostanze rendono dipendenti dagli altri. Io non comando, aiuto il malato. Non c’è un farmaco che cura l’Alzheimer, però c’è tanta speranza. Uno dei primi segni della comparsa della malattia è quando una persona riduce il proprio spazio. Ad esempio all’improvviso non si ha più voglia di uscire. Si verifica un leggero cambiamento del carattere e delle attività. Questo è un segno che qualcosa di grave si sta avvicinando”.

“Deve essere davvero allucinante capire che pian piano la tua mente ti sta abbandonando – commenta Giulio Golia – che tutto il tuo passato sta per dissolversi nel nulla e che fra poco non esistere più niente. In poco tempo ci si trova in un mondo ostile e sconosciuto che può scatenare nei malati crisi molto violente”.

“Tu sai che senza passato non esiste né presente né futuro – dice Manuela Berardinelli – Io faccio sempre questo esempio: se io non ti conosco e non mi ricordo più che sei mio marito, tu vieni da me per cambiarmi o farmi l’igiene intima. Io secondo te, non reagisco? Tu sei uno sconosciuto. Tu ti faresti mettere le mani addosso da una persona che non conosci? Uno dei racconti più ricorrenti dei familiari dei malati è ‘sono andato per cambiarlo e mi ha scaraventato contro il muro’. Per forza! Non ti ha riconosciuto”.

“Un consiglio forte – conclude Trabucchi – è che il vostro caro continua la sua vita, quindi sappiate che potete avere ancora per qualche anno un rapporto significativo. Sappiate che il vostro atteggiamento è apprezzato e compreso dal malato. La solitudine del malato di Alzheimer è terribile, crea nuova malattia. Mentre la compagnia è fondamentale per rompere questo circolo vizioso”. “State con i vostri cari e godetevi il momento che è il massimo che potete fare sia per loro che per voi stessi”, chiosa la Iena.

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