La figlia di Francesco Nuti: "Io e papà parliamo attraverso gli sguardi" - Perizona Magazine

La figlia di Francesco Nuti: “Io e papà parliamo attraverso gli sguardi”

Daniela Vitello

La figlia di Francesco Nuti: “Io e papà parliamo attraverso gli sguardi”

| 10/09/2018

Ginevra aveva soltanto 7 anni quando il padre, Francesco Nuti, rimase vittima di un incidente domestico che lo costrinse su […]

Ginevra aveva soltanto 7 anni quando il padre, Francesco Nuti, rimase vittima di un incidente domestico che lo costrinse su una sedia a rotelle. Oggi la figlia dell’attore e di Annamaria Malipiero ha 18 anni e sarà in prima fila al trentennale del film cult “Caruso Pascoski” che sarà celebrato l’11 settembre in piazza del Carmine a Firenze.

In un’intervista all’edizione fiorentina del “Corriere della Sera”, Ginevra svela di non guardare mai i film del padre per evitare sofferenze. Ma fa un’eccezione quando si tratta di “Caruso Pascoski”. “Mi fa superare la malinconia”, spiega. La prima volta che lo vide aveva 15 anni. “Ricordo quel momento come se fosse ieri – racconta – Ero col mio ragazzo a casa, cercavamo qualcosa da guardare, abbiamo scelto Caruso Pascoski. Siamo letteralmente morti dalle risate”.

Ginevra sta studiando per entrare alla facoltà di Medicina ma il suo sogno è diventare una cantante. A 18 anni ha chiesto di essere l’unica tutrice del padre. “Mi è sembrata la cosa più naturale del mondo prendermi cura di papà”, dichiara motivando la sua scelta. Dal padre ha ereditato “la pigrizia, il carattere un po’ ombroso, l’amore per la musica, per il canto soprattutto”.

Come sta Francesco Nuti? “Sta meglio e grazie alla riabilitazione ogni giorno fa piccoli ma importanti miglioramenti. Adesso fortunatamente abitiamo vicini. Ci parliamo attraverso sguardi, sorrisi e piccoli gesti. Io gli faccio vedere come sto crescendo, con foto e video, lui mi risponde con un grande sorriso… Mi ha insegnato e mi insegna ad amare la musica e gli animali: a casa di papà c’era un grande pianoforte nero dove ho imparato a suonare qualche nota. E poi c’erano le chitarre, davanti a un grande acquario: passavo ore intere di fronte a quegli strumenti. Ancora oggi papà mi insegna ogni giorno a capirci, a conoscerci, anche se più lentamente delle altre persone”.

 

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