Enrico Ruggeri: "Sanremo è pilotato. La droga? Era parte integrante della mia vita" - Perizona Magazine

Enrico Ruggeri: “Sanremo è pilotato. La droga? Era parte integrante della mia vita”

Daniela Vitello

Enrico Ruggeri: “Sanremo è pilotato. La droga? Era parte integrante della mia vita”

| 07/06/2017

In un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” in occasione dell’uscita della sua autobiografia “Sono stato più cattivo”, Enrico Ruggeri si toglie qualche sassolino dalla scarpa e racconta particolari intimi della sua vita privata.

Il cantante si scaglia contro il Festival di Sanremo e denuncia un episodio oscuro avvenuto durante l’edizione del 2003 alla quale partecipò insieme alla sua attuale compagna Andrea Mirò. “Una nota signora dello spettacolo convinse tutta la giuria di qualità a darci zero per aprire la strada del podio a un suo amico – svela – Il nome non lo faccio nemmeno nel libro, ma basta andare a spulciare le cronache di allora per scoprire di chi si tratta. Non parlo di frode, piuttosto faccio intendere che magari c’è qualcosa di pilotato. Basta comporre le giurie in un certo modo o far chiudere il televoto a una certa ora e il gioco è fatto. E non credo che esista nemmeno il sistema perfetto per evitare dubbi sull’esito della gara. D’altronde Sanremo fa girare milioni di interessi e qualcuno quel benedetto trofeo se lo deve pur portare a casa”.

Ma non è tutto. Nel 1993 Ruggeri vinse Sanremo con la canzone “Mistero” e partecipò all’Eurofestival. Ma, a quanto pare, qualcuno aveva già stabilito che Ruggeri non vincesse. “Non è per nulla una leggenda – spiega – Andai in Irlanda per la gara e la funzionaria che mi accompagnava mi disse: ‘Sono qui per evitare che lei arrivi primo’. La Rai non voleva spendere tutti quei quattrini per organizzare l’evento di cui forse non le importava granché, visto che da noi non faceva grandi ascolti in tv”.

Infine, il cantante parla della dipendenza dalla cocaina quando era all’apice della carriera:  “La faccenda poteva diventare più seria: avevo un mucchio di soldi da spendere e quella polvere era parte integrante della vita sociale di Milano. La cosa che ricordo con più tristezza di quel periodo è che si creava complicità con persone di cui, in uno stato di lucidità, non sarei mai stato amico”.

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