Il gesto di Rita nel giorno del 39esimo anniversario dell’omicidio del padre
- La conduttrice pubblica due foto: “La nostra vita a metà”
- Le belle parole per la cognata Emilia morta lo scorso maggio
- “Quel giorno, ci ha protetti e si è presa addosso il nostro dolore”
Nel giorno del trentanovesimo anniversario dell’omicidio del padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo. Rita Dalla Chiesa apre il cassetto dei ricordi, belli e brutti, e tira fuori due scatti di famiglia. L’ex conduttrice di “Forum” tagga i fratelli Nando e Simona e i nipoti e ne approfitta per ricordare la cognata Emilia, detta Emù. La moglie di Nando Dalla Chiesa è stata stroncata da un tumore lo scorso maggio. Aveva 68 anni.
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“La nostra vita a metà: la serenità prima, la sofferenza violenta dopo”
“3 settembre 2021. In queste due foto la nostra vita a metà – scrive Rita – La serenità prima, la sofferenza violenta dopo. E lei, Emilia, c’era sempre. Prima abbracciata sorridente a Nando, e dopo con le mani sul ventre, a proteggere Doretta, che sarebbe nata a gennaio. E, nei giorni a seguire, a proteggere noi tre fratelli, prendendosi addosso lei il dolore di vedere come quei ‘maledetti per sempre’, con le loro armi, avevano ridotto la catenina, l’orologio e l’anello di papà. E la borsetta di Emanuela. Aveva lavato lei il loro sangue, perché non lo vedessimo noi. Oggi, Emù, è più presente che mai. Sempre. Con amore. Grazie, biondina del Prof”.
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Nando Dalla Chiesa: “Lavò l’anello che mio padre portava quando fu ucciso”
Nando Dalla Chiesa ed Emilia Cestelli sono stati legati per 50 anni. Dalla loro unione sono nati due figli, Carlo e Dora. “Amavo la sua intelligenza ironica, la sua leggerezza – ha confidato Nando Dalla Chiesa in un’intervista al “Corriere della Sera” – E’ sempre stata acuta, divertente, sapeva prendere in giro senza esagerare e non è mai stata opprimente, nonostante le mie lontananze continue (…) Ne abbiamo passate tante. Abbiamo avuto un destino unico, così forte, e lei c’è stata in modo meraviglioso, aiutandomi a fare tante cose difficili. Lo vede questo anello? Lo portava mio padre quando fu ucciso. Lo lavò lei, per evitare di sentirmi sciogliere il sangue di papà fra le mani”.
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“Non mi ha mai detto: che vita mi costringi a fare?”
Nel settembre del 1982, quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fu assassinato dalla mafia a Palermo, Emilia era in dolce attesa. “Sono cose che legano tantissimo – ha detto il prof – È stata dentro questo mio cammino duro senza mai tirarsi indietro. Era incinta di Dora al funerale di papà e incinta di Carlo a quello di mamma, morta d’infarto nel ’78, sotto il terrorismo. Non mi ha mai detto: che vita mi costringi a fare? La sua spensieratezza adolescenziale era finita dentro una storia gravida di rischi. Da questo balcone, quante volte, si affacciava per vedere se sotto era libero”.