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Nicola Savino e l’analisi: “Il mio problema è l’assenza di mio padre”

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09 Febbraio 2022, 11:21

6' DI LETTURA

Il conduttore mostra il suo lato più intimo

  • L’ammissione: “Non sono una persona con cui è facile convivere”
  • I suoi demoni interiori sono legati all’assenza e alla malattia del padre
  • “Fino ai 14 anni non c’era mai, poi ha avuto una fortissima depressione”

Gentile, sorridente, ironico. Nicola Savino è l’amico che tutti vorrebbero. Eppure, come lui stesso racconta in un’intervista a cuore aperto al “Corriere della Sera”, ha anche dei “difetti”. “Non sono una persona con cui è facile convivere – ammette – Sono piuttosto permaloso e ansioso… dormo anche poco e male, di base in due tempi: solitamente qualche ora, poi mi sveglio, magari leggo il giornale in piena notte e alla fine mi riaddormento”.

Jovanotti e Nicola Savino (Foto Instagram)

Il conduttore di “Back to school” proviene da una famiglia borghese. “Eppure non vivevamo a Milano ma a San Donato – precisa – Avevamo una casa al mare con un giardinetto, ma piccolo e non a Forte dei Marmi ma a Lido di Camaiore. Insomma, il titolo di tutto era: ‘Ma non sarà troppo?’. Il che ti consegna un senso di colpa perenne… lo stesso per cui penso, a volte, di aver buttato via molto tempo, lavorativamente parlando, tra i miei venti e i trent’anni. Ma il risultato di cinque-sei anni di analista è che ora, almeno, vivo in centro”.

Nicola Savino (Foto Instagram)

“Il mio problema è l’assenza di mio padre”

L’analista lo ha aiutato anche a fare i conti con il passato segnato dall’assenza, non solo fisica, del padre. Un’assenza per la quale non colpevolizza assolutamente il genitore che in vita si è ritrovato a combattere contro una fortissima depressione. “Lui lavorava spesso all’estero, in Medio Oriente, per l’Eni – svela – Quando tornava dai suoi lunghi viaggi mi portava delle radio, che io poi smontavo, forse nella speranza di trovarci dentro lui. Da quando sono nato ai miei 14 anni non c’è stato praticamente mai. Ha avuto una depressione fortissima. Si è ammalato proprio quando sono nato io, ma poi è peggiorata. Non è semplice per un figlio crescere con un genitore gravemente depresso. Eppure posso dire con certezza che nonostante la malattia non ha mai fatto mancare a me e alle mie sorelle l’amore”.

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Nicola Savino (Foto Instagram)

“L’analisi prova a lenire il problema ma non è semplice”

“Da piccolo non avevo gli strumenti per capire cosa fosse quello che allora chiamavano ‘l’esaurimento nervoso’ – aggiunge – Tu vuoi che tuo padre giochi con te a pallone, ti porti a vedere la partita… vuoi insomma che sia un padre, ma questo non era possibile. Lo facevano i miei zii, forse provando anche un pizzico di compassione per quel bambino piuttosto solo, visto che le mie sorelle erano più grandi. Crescendo, mi è capitato poi di vedere mio papà in stato confusionale… momenti rari, per fortuna, ma sono successi. Cerco di non pensarci sempre perché mi dò fastidio da solo e l’analisi prova a lenire il problema, ma quando ti manca qualcosa di così importante da piccolo, superarlo non è semplice”.

Fiorello e Nicola Savino (Foto Instagram)

“Prima di morire mi ha detto ‘Non sono stato un buon padre’”

“Negli ultimi 15 anni della sua vita abbiamo recuperato – confessa – Con i primi guadagni di ‘Colorado’ gli ho comprato una piccola casetta vicino alla mia: l’ho seguito, accudito, stava bene. Per tutto quel tempo siamo stati molto vicini. Quattro mesi prima che morisse, nel 2014, c’è stata anche questa scena madre, da film, in cui mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Non sono stato un buon padre’. Gli ho risposto che era stato fantastico e l’ho abbracciato a mia volta… ed è davvero stato così. Lui amava me, io amavo lui. Lui ha avuto dei problemi”.

Nicola Savino (Foto Instagram)

“Ho grande stima e ammirazione per i miei”

“Mia madre era mamma ed era papà – confida – Lavorava anche lei, però doveva badare a tre figli. Adesso capisco tutta la fatica e ho grande stima e ammirazione per i miei. Mi hanno trasmesso una cultura profonda per il lavoro, un grande rispetto. Ancora oggi mi ci rivedo e mi piace anche”.

La scomparsa della madre

La madre di Nicola Savino è scomparsa proprio quando la carriera televisiva del figlio stava esplodendo. “È successo poco prima del mio debutto a ‘Quelli che il calcio’ – ricorda – che era sicuramente la cosa professionalmente più importante che avessi fatto fino a quel momento. L’ho vissuta con addosso il lutto più tragico ma non ne parlavo con nessuno allora. Ero dentro un tunnel e non lo sapevo. Per tutti i primi mesi ero distrutto, come se mi avessero tolto la pelle dal corpo, ma dovevo spingere, andare avanti. I lutti sono difficilissimi da mettere nei cassetti: sono come un cerchio di fuoco attraverso cui tu passi. In quel periodo mi fu molto di conforto anche la religione, che adesso pratico meno. Ero in mezzo al mare e mi sono aggrappato anche a quella cosa”.

Nicola Savino (Foto Instagram)

L’incontro con la sua seconda moglie

Nicola Savino è legato da più di 20 anni alla costumista Manuela Suma. I due si conobbero negli studi di Radio Deejay dove entrambi si trovavano per uno shooting fotografico. Di lei il conduttore ama “la leggerezza d’animo, la curiosità, il gusto, l’amore per i viaggi anche da ferma, magari ordinando del cibo etnico”. “Stiamo insieme da ventidue anni, sono tanti – dice – E come dicevo, convivere con me non è una passeggiata. Avevo già un matrimonio alle spalle, dai 24 ai trent’anni. Quando è arrivata lei mi sono detto: basta”. I due hanno una figlia, Matilda, grazie alla quale hanno sperimentato il mestiere più difficile: fare i genitori.

Nicola Savino con la moglie Manuela Suma (Foto Instagram)

L’arrivo di Matilda

“Esistono varie fasi – spiega – La prima è quella in cui vuoi fare finta che non sia cambiato nulla. Noi andavamo sempre a bere il caffè in un certo bar e ricordo che quando siamo tornati dall’ospedale, la prima cosa che abbiamo fatto, ancora prima di andare a casa, è stato fermarci lì con il trasportino. Che va bene, per carità, se non fosse che poi ti accorgi che c’è poco da fare, le cose cambiano. Sarebbe stato curioso e inedito confrontarmi con un figlio maschio, visto che sono sempre stato in un gineceo, ma va benissimo così”.

Nicola Savino e Vasco Rossi (Foto Instagram)

“Mia figlia ha una sensibilità fuori dal comune”

“L’adolescenza poi è un’esperienza molto intensa – conclude – Ti trovi di fronte a un essere umano che davvero perde la pelle e questo è doloroso. Inoltre, non ci sono istruzioni per l’uso. L’unica cosa da fare, penso, sia stare vicino a questi ragazzi. Che vuol dire anche chiedere: ‘Come va?’ e sentirsi rispondere: ‘Vaff…’. È molto difficile. La sensazione è che i figli vogliano una sponda, vogliano sapere fino a dove possono andare. Dopodiché io vedo mia figlia straordinaria, speciale. Ha una sensibilità fuori dal comune, anche se un suo tormentone è: ‘Papi, non fai ridere’”.

Pubblicato il

09 Febbraio 2022, 11:21

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