A pancia piena, a cenone di Natale terminato, subito a ridosso della fase “abbiocco”, tra un amaro e un digestivo, nelle case siciliane arriva, immancabile, il parente o l’amico che esclama: “Che fa, ‘u consiamo stu tavolo?”. Ed ecco che la serata si ravviva, fuori il languore e dentro la febbre natalizia da gioco: le carte siciliane diventano le assolute protagonista delle nostre giornate di festa, creando quell’atmosfera di calore e tensione insieme che non si può sperimentare in altre regioni d’Italia.
Perché diciamocelo, il siciliano è “vinciuso”: l’idea di poter perdere a qualsiasi gioco scatena nell’animo del siciliano un sentimento quasi superstizioso che lo porta ad intraprendere estremi rimedi al male estremo della bruciante sconfitta, subita spesso proprio in favore del parente-rivale, quella persona con cui si è costretti a banchettare fianco a fianco, pregustando il momento in cui il duello di carte ristabilirà un equilibrio. E l’estremo rimedio in questo specifico caso consiste nella sublime arte della “poker face” alla siciliana: una “taliata” di troppo alle carte e potrebbe scatenarsi l’inferno, a colpi di assi e Re d’oro.
Ma quali sono i giochi irrinunciabili per i vinciusi natalizi? Uno dei protagonisti più discussi di ogni giocata è il Cucù: ognuno ha 3 vite e per non perderle bisogna non avere la carta più bassa del tavolo. Una volta finite le vite di qualcuno, la tavolata di solito si divide tra quelli che voglio usare la regola del “morto” e quelli che la ripudiano: in generale, vince sempre la tradizione del “morto”, inquietante figura che con la sola capacità della parola può indurre in tentazione i vivi tramite la sublime retorica siciliana, costringendoli a quel punto a cedere un gettone e riportarlo nell’aldiquà.
Non può mancare poi il 31, gioco che gratifica spesso i presenti per la particolare passione che ognuno mette nell’urlare “31” nei rari casi in cui si raggiunga il punteggio ultimo: veder pagare un intero tavolo da gioco diventa per il siciliano quasi un regalo di Natale. Altro gioco in cui i soldi corrono sul panno verde, sicuramente è il 7 e mezzo: se si è sfortunati, il parente più facoltoso farà da “banco” e la serata potrebbe trasformarsi in un incubo economico. Se invece si è ancorati alle tradizioni come non mai, potreste rischiare di passare la serata a giocare a briscola e a cinquecento, a discapito dei più sofisticati giochi con le carte francesi. E se durante la giocata qualcosa andrà storto, l’offesa sarà ripagata da dolci e limoncello: perché la “vinciuseria” in fondo fa parte della tradizione della nostra terra.