Il neomelodico: “La morte di Falcone e Borsellino è una disgrazia. Ma anche i mafiosi sono esseri umani” - Perizona Magazine

Il neomelodico: “La morte di Falcone e Borsellino è una disgrazia. Ma anche i mafiosi sono esseri umani”

Daniela Vitello

Il neomelodico: “La morte di Falcone e Borsellino è una disgrazia. Ma anche i mafiosi sono esseri umani”

| 12/06/2019

“Non mi hanno capito”. Come riportato da “Dagospia”, il neomelodico Leonardo Zappalà a “La Zanzara” su Radio 24 cerca di […]

“Non mi hanno capito”. Come riportato da “Dagospia”, il neomelodico Leonardo Zappalà a “La Zanzara” su Radio 24 cerca di spiegare la sua frase su Falcone e Borsellino durante il programma “Realiti” che ha scatenato il putiferio nella tv pubblica: “Volevo dire che quando fanno delle scelte di vita, ci sono anche delle conseguenze”. Se piace il dolce, deve piacere anche l’amaro, cioè se fai il giudice devi aspettarti anche di morire?: “Certo, certo…”. Sai chi erano Falcone e Borsellino?: “Io non ho studiato la sua storia, perciò io non devo parlare di questa cosa…E’ una disgrazia. Però voglio dire, loro che condannano solo le altre persone… io ho fatto questo paragone. Anche i mafiosi sono esseri umani, non è che devono essere condannati solo i mafiosi…”.

Da che parte stai, di Falcone e Borsellino o dalla parte della mafia?: “Io sono dalla parte del mio orgoglio. Io la mafia non la conosco. Non c’ho mai avuto a che fare, non so neppure se esiste”. Come non sai se esiste?: “Io non lo so….”. Quelli che hanno ammazzato Falcone e Borsellino sono dei criminali o no?: “Io non lo so. Io a quei tempi non c’ero, quindi non mi interessa. Comunque se esiste, la mafia è una mer*a”.

Perché dici che non esiste?: “Perché non lo so. Perché io non ho studiato, mi interesso solo di musica. Cosa volevo dire col dolce e l’amaro? Io volevo dire che quelle persone hanno scelto quella carriera, quello stile di vita. Hanno provato a combattere un soggetto che sapevano essere pericoloso e purtroppo è successa una disgrazia. E mi dispiace”. Poi si accorge di aver detto delle cose inopportune e dice: “Io sto dalla parte dello Stato. Con Falcone e Borsellino. Però per me, per quello che ho letto su Google, dietro uno Stato c’è la mafia, si dice. Però alla fine a me non interessa…”.

Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” in onda su Radio Cusano Campus.

“Il problema non è tanto che questo mentecatto abbia detto queste parole perché da lui non ci si poteva aspettare altro –ha affermato il fratello del giudice assassinato in via D’Amelio -. Il problema è invitare questo mentecatto, farlo sedere sul trono. Queste persone cercano visibilità e dargli visibilità è sbagliato. La tv di Stato non dovrebbe dare visibilità a un mentecatto del genere che cerca solo visibilità. I ragazzi sono disposti a picchiare la propria madre o la propria nonna pur di finire sui giornali o in tv.

La Rai dopo aver sbagliato ha chiesto scusa, il programma è stato declassato in seconda serata, è stata tolta la diretta per fare in modo che non possano più accadere cose del genere. Però quando Vespa ha invitato il figlio di Riina, in quel caso non è stato preso alcun provvedimento. Anche quello è stato grave. Perché non si dà visibilità ai ragazzi delle scuole dove vado a parlare e che mi ascoltano per ore quando parlo di mio fratello?

Nel mondo di oggi contano solo i like e dare visibilità a certi mentecatti non è giusto. Il nostro è un Paese in cui le persone si riuniscono per dare solidarietà a una persona che ha sparato alle spalle a un ladro che stava scappando. In un Paese in cui un ministro passa il tempo a farsi i selfie e a dire che la visibilità è l’unica cosa importante, non ci si può aspettare granché”.

Nel frattempo, Niko Pandetta – un altro meomelodico siciliano (nipote del boss Turi Cappello, ndr.) protagonista della prima puntata di “Realiti” – ha diffuso un comunicato stampa in cui fa alcune precisazioni riguardo alle dichiarazioni da lui rilasciate durante la trasmissione.

“Mi rammarica essere protagonista di questa triste vicenda artificiosamente costruita intorno a me – ha scritto – Ritengo che questa mia replica sia doverosa, per mia moglie Federica e per mia figlia Sofia – alla quale, da padre, voglio trasmettere un buon esempio -, e per i miei fan. Premetto che non ho mai, e dico mai, pensato di reclamizzare la criminalità e che le mie esternazioni sono sempre state ironiche, magari maldestre…

Mi riferisco nello specifico all’espressione, oggi strumento di tante polemiche, “io le pistole le ho d’oro”: è vero, potevo risparmiarmi questa battuta di cattivo gusto che mi si è ritorta contro. Ci tengo a precisare che non ho mai offeso la memoria di Falcone e Borsellino, illustrissimi personaggi che non ho mai nominato. Ripeto, non posso assolutamente accettare che mi siano attribuite determinate colpe: insultare la memoria dei giudici Falcone e Borsellino significa offendere tutti coloro che sono stati coinvolti nella strage di Capaci, oggi sono un umilissimo cittadino italiano rispettoso del genere umano, incapace di compiere atti deplorevoli di tale entità!”.

“Altra importante precisazione: non ho mai parlato di mio zio Turi avallandone le gesta – ha proseguito il cantante – , ho solo esternato l’affetto incondizionato che provo per lui, la mia riconoscenza nei suoi confronti per avermi cresciuto come un figlio, non avendo io un padre. Mai sono entrato nel merito delle azioni di mio zio, semplicemente l’amore che provo per lui non è condizionato dalle sue gesta. Ho dichiarato di non essere pentito del mio passato e considero questa mia affermazione onesta. Infatti la domanda rivoltami non era “rifaresti gli errori del passato?”, alla quale ovviamente avrei risposto di no; intendevo semplicemente dire che, rapportandomi all’età del tempo, non mi sono mai pentito di aver vissuto male la mia vita, e che sono felice e soddisfatto di averla cambiata”.

“Io non rimpiango il mio passato, perché grazie al mio passato e alla detenzione oggi sono un uomo diverso, che non potrebbe esistere se non fosse esistito il Niko di un tempo – ha concluso – Nessuno racconta della vita nelle carceri, della durezza della pena, delle capacità di affrontarla, del desiderio di farcela e della felicità di avercela fatta. Mi dispiace appurare che i rappresentanti della nostra Patria non sono in grado di pensare a noi ex detenuti come persone che ce l’hanno fatta, persone forti perché hanno affrontato un duro periodo di detenzione, e che ora possono mettere a disposizione della società questa loro esperienza per concretizzare qualcosa di buono, facendo del proprio passato non un vanto ma un punto di partenza. Ne deduco che chi governa questo paese non è disposto a dare una seconda possibilità ai detenuti perché non crede nel corretto funzionamento del sistema carcerario italiano, che però – guarda caso – è regolato dal Governo. E’, insomma, un cane che si morde la coda!”.

Sulla questione è intervenuto anche Giampiero Mughini. In una lettera inviata a “Dagospia”, il giornalista e scrittore ha preso le difese di “Realiti” e del conduttore Enrico Lucci.

“Lucci è divenuto un bravissimo uomo di televisione, e con gran piacere ero andato ospite nel programma che lui conduceva prima di “Realiti” – ha scritto- Vedo adesso del pandemonio suscitato da due scemotti che hanno farfugliato qualche fesseria non ricordo più se nella prima o nella seconda puntata del suo programma. Leggo che Enrico sarebbe stato “punito” col venire traslocato in seconda serata, e dunque alla notte fonda. Allibisco. Ciascuno di noi non è responsabile dei suoi genitori né dei suoi figli, meno che mai degli ospiti che si trova di fronte in un set televisivo. Mi pare che Enrico abbia prontamente replicato ai due scemotti, e ammesso che i due meritassero una qualche replica o non piuttosto una qualche pernacchia. Con tutto quello che si vede in televisione in fatto di ciarlatani e di pu*tanelle e di gente che quando parla fa soltanto rumore con la bocca, non mi pare proprio che in quei pochi minuti di “Realiti” sia stata la stata violata la Costituzione, il senso civico, i valori della Resistenza. Due scemotti più, due scemotti meno, che cambia? Ci fosse una selezione all’ingresso dei set di tutto il palinsesto televisivo giornaliero, è probabile che le trasmissioni televisive si ridurrebbero della metà. Per mancanza di personale, ossia di macchiette. A Enrico rivolgo ogni augurio di buon proseguimento del suo lavoro”.

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