In un’intervista a Luca Telese per “La Verità”, Massimo Giletti cosa l’ha spinto a lasciare anni fa l’azienda di famiglia […]

In un’intervista a Luca Telese per “La Verità”, Massimo Giletti cosa l’ha spinto a lasciare anni fa l’azienda di famiglia (un’industria tessile attiva dal 1882, ndr.) per tentare la strada della tv. Tutta colpa di una lite con il padre. Il giornalista rassegnò le dimissioni e padre e figlio non si parlarono per due anni.

“Ero laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti, la fabbrica mi piaceva, ma quel giorno ho pensato: ‘Devo fare televisione’ – spiega il conduttore – Io non avevo la vocazione, non sognavo di fare il giornalista da ragazzo. Vivevo in questa bellissima provincia, studiavo, lavoravo. Guardavo la tv da spettatore. Ero appassionato di Mixer, quello degli anni d’oro, condotto da Giovanni Minoli. Il mio unico rapporto era che nelle sere in cui mi appassionavo a quei reportage pensavo: ‘Come mi piacerebbe girarli…’”. Giletti approda in Rai proprio grazie a Minoli che, dopo un’antipatia iniziale (assolutamente reciproca), gli offre un’occasione. “Giovanni è stato un grande maestro”, dice oggi il giornalista.

La conversazione si sposta sull’addio sofferto all’azienda di viale Mazzini. “Non hanno avuto il coraggio di dirmelo fino alla fine – racconta – Speravano che con poco preavviso non trovassi un’alternativa. Sbagliavano”. Giletti indica i “responsabili” della chiusura de “L’Arena”. “Mario Orfeo è stato il complice – svela – ma il nome del mandante, che io so, non lo dico nemmeno sotto tortura”.

Sul fronte della vita privata, il conduttore dal cuore ballerino ammette di non presentare più le sue fidanzate alla madre. “Per due motivi – dichiara – Il primo è che vedo che lei ci soffre. Si affeziona alle persone, e poi quando una storia si interrompe le dispiace di più. Quando ne incontra una la saluta così: ‘Sei tu la prossima vittima?’”. Giletti, si scopre, non è affatto preoccupato di restare “signorino” e a tal proposito racconta un aneddoto.

“Una volta, anni fa, mi ritrovo a Gallipoli, dove dovevo ritirare un riconoscimento, con altri due premiati: un mostro sacro del cinema, Alberto Sordi, e una giovanissima e verace ragazza: Sabrina Ferilli – ricorda – Come capita in queste occasioni, diventiamo in breve una compagnia di viaggio. Ci vengono a prendere a Bari, con un furgone Mercedes un po’ scassato, Sabrina fa battutacce in romanesco, Sordi è incredulo: ‘Ma lo sanno chi sono? Me portano co’ ‘sto catorcio?’ Ore in macchina insieme, si parla di tutto, e alla fine Sordi mi fa: ‘Massimo, fidati, tu sei fatto come me. Nun te sposa’ mai!’”.

E così è stato. “Penso di poterti dire una cosa molto personale, se prometti di non raccontarla a nessuno… – rivela – Nei rapporti, quando finisce la passione, non riesco a sostenere la routine. È un mio limite personale, lo riconosco, non mi piace fingermi quello che non sono”.

“Ho trovato solo una compagna nella mia storia personale a cui ho dato veramente tutto. E con cui sono fidanzato per la vita. La televisione”, chiosa.