26 Settembre 2022, 11:31
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Eva Robin’s, nata Roberto Maurizio Coatti, icona che bilancia ambiguità ed eleganza, si racconta nel salotto di “Verissimo”: dall’infanzia senza un padre alle violenze subite in collegio, dal rapporto con i genitori all’amore.
“Mia madre è l’uomo che io non sono mai riuscita ad essere veramente – esordisce – Era una donna molto tosta. Intanto era una ragazza madre e aveva i capelli rossi che per me rappresentavano già un riflesso della mia diversità. Avevo sempre un po’ di timore nel dire che quella era mia mamma perché aveva i capelli rossi. Pensa un po’ che assurdità. Papà l’ha tradita mentre io ero nella sua pancia e lei, una notte d’inverno, se ne andò e si addormentò in un sottoscala. Una roba che sembra una fiaba dove a un certo punto spunta la fata. Ma lì non è spuntata la fata. E’ stata una cosa terribile. Poi mi ha mandato in collegio e sono stata allevata da delle suore deliziose”.
Poi sono arrivate le violenze. “E’ successo quando ho iniziato le superiori e sono andata in un collegio gestito da frati – racconta – Le tenerezze che avevo con i compagni erano mal viste e venivo castigata di fronte a tutti, con calci e tirate di capelli. Mi picchiavano perché vedevano la mia natura, vedevano che non ero virile, maschile. Mi vedevano in affettuosità con altri compagni ma erano cose tenere perché non c’era ancora una sessualità sviluppata. Però ce l’ho fatta”.
“Eva è nata a 15-16 anni – ricorda – Non essendoci una figura maschile dominante, mia madre ha accettato la cosa in maniera positiva. Non mi ha mai contrastata. Poi l’uomo di famiglia era lei! Ogni tanto papà mi chiamava ma negli anni, anche in quelli della popolarità, ha continuato a chiamarmi Roberto. Mamma è scomparsa prima di papà. Per lei ho versato qualche lacrima, per papà nessuna”.
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Quando ha debuttato nel mondo dello spettacolo, l’hanno definita un ermafrodito. “Era un fatto della stampa, dei media – spiega – Volevano mitizzare la figura di una transessuale e per renderla più folkloristica, più mitologica, hanno usato il termine ermafrodito. Ma io non sono un ermafrodito. Se ho mai pensato di completare il mio percorso di transizione? Ho sempre pensato che così ero comunque distinguibile. Poi sono interventi molto pesanti fisicamente”.
“In amore sono sempre stata l’altra perché di solito noi ci innamoriamo sempre di eterosessuali e l’eterosessuale, di giorno, ha sempre una compagna o comunque arriviamo tardi per accaparrarceli – confessa – Quando mi innamoro di qualcuno, perdo il centro di me stessa. La vivo come un’ossessione e ho bisogno del sostegno di uno psicanalista. Non è mai facile guarire un’ossessione da soli. In questo momento, il cuoricino è sfitto”.
“Per un paio di volte, stavo per sposare una donna – conclude – Due donne diverse e in tempi in cui non c’erano ancora le unioni civili. Sarebbe stato uno scandalo. Con la prima neanche ci pensavo, ero eternamente selvatica. La seconda volta ho voluto proteggere la famiglia, era una persona che apparteneva ad una famiglia bolognese in vista”.
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26 Settembre 2022, 11:31