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Biagio Antonacci, frecciatina a Fedez? “Io non sarei mai entrato a Rozzano con la Porsche”

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08 Aprile 2024, 19:21

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Biagio Antonacci si racconta in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”. Il cantautore reduce dall’uscita del suo ultimo singolo “Lasciati pensare” racconta che ha costruito una casa a Cesenatico dove, seguendo le linee della bioedilizia, ha messo in piedi una tenuta con animali e piante, dove produce olio e vino. Ma si prepara anche per il suo ritorno ai live, a giugno: una serie di concerti in luoghi speciali come lo Sferisterio di Macerata, Caracalla a Roma, il Porto Antico di Genova, l’Anfiteatro degli Scavi a Pompei, il Fossato del Castello a Barletta e il Vittoriale a Gardone Riviera, dove sono previste ben otto repliche. Il perché di questa scelta? “Sono un po’ stufo dei luoghi comuni del turismo – spiega – basta che qualcuno posti una foto di un posto qualsiasi e tutti accorrono. Voglio riempire luoghi bellissimi e a volte poco conosciuti. Il Vittoriale mi affascina perché penso a D’Annunzio che se ne è innamorato e l’ha fatto suo”.

Poi aggiunge: “‘Lasciati pensare’ era l’ultima canzone scritta per il disco e di solito è quella benedetta. In questa epoca di frenesia, la prima cosa che ti dicono è che un pezzo così non passa per radio. Ma io avevo fatto quattro singoli molto ritmati, mi sono permesso dopo 30 anni di carriera di tornare un po’ indietro, di fare una canzone che mi piaceva. E alcune radio mi stanno premiando”.

Biagio Antonacci (Foto Instagram)

“La periferia è un diffusore di sogni. Oggi sono cambiato, sto bene anche fuori da lì”

Quando c’è da correre, io corro, non sento l’età – si affretta a precisare -. Con Benassi mi sono divertito, ma resto un cantautore. Ho sempre composto canzoni con quel senso di incertezza che accomuna un po’ tutti gli autori: quando ho iniziato ci volevano tre mesi, era tutto più lento. E comunque c’è sempre inconsapevolezza, le canzoni arrivano senza senso, regaliamo immagini, sogni. Continuo a pensare che le canzoni hanno il diritto di non essere spiegate”. Biagio Antonacci ritorna alle sue origini, l’infanzia a Rozzano, una periferia definita “difficile”. “A certi posti resti legato – ammette – perché c’è una parte di te che non è mai partita. È rimasta lì a innamorarsi delle fragranze delle anime che incontravi nei cortili. La periferia è un diffusore di sogni. Oggi sono cambiato, sto bene anche fuori da lì. Ma questa ca**o di periferia qualcosa mi ha insegnato”.

“Mi sono vergognato di parlarne – ammette – l’unico che ho sentito parlare di quel posto è Jonathan Bazzi, l’autore di Febbre. Quando ho letto il suo libro ho pensato ‘questo è quello che avrei dovuto dire io’. Rispetto agli artisti giovani, io non sarei mai entrato a Rozzano con la Porsche o col Rolex, i miei si sarebbero arrabbiati se mi avessero visto girare così. Oggi non hanno sensi di colpa. Ma i più giovani fanno bene a mostrare il loro successo”.

Biagio Antonacci (Foto Instagram)

I trascorsi da carabiniere: “Ero in servizio a Garlasco, incontrai Ron per strada”

Il cantautore ha un diploma da geometra e un passato da carabiniere in servizio a Garlasco, ma la passione per la musica lo ha sempre accompagnato.  “Ero un fan della scuola di cantautori bolognese – racconta –  Ron era legato a Dalla anche se non era emiliano. Mi assegnarono a Garlasco, non ci potevo credere. Un pomeriggio usciamo in pattuglia e l’appuntato fa ‘quella è la macchina di Ron’. Ci affiancammo, e l’appuntato disse a Ron che ero un suo fan. Gli dissi che scrivevo canzoni. ‘Portamele!’. Mi presentai da sua mamma con 4 pezzi fatti in casa e un mazzo di fiori. Ron mi chiamò, disse che c’era ancora da fare, ma aggiunse: ‘Quando canti hai sempre qualcosa da dire’. Quella frase mi rimase nel cervello per sempre. Mi ha dato la costanza per continuare”.
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Biagio Antonacci (Foto Instagram)

“Ho capito di avercela fatta grazie a un tassista romano”

“Quando ho capito di avercela fatta? Qualche anno dopo, a Roma, stavo andando in radio, il tassista stava ascoltando ‘Liberatemi’ e mi dice, ‘aho’, questo è forte’. Gli dico ‘guarda che sono io’, lui si gira, mi guarda: ‘Anvedi, ma limort …’. Siamo scesi dal taxi, mi ha portato al bar e urlava a tutti ‘aho’, questo è Antonacci, guardate chi v’ho portato’. Ma il momento in cui ho capito davvero di avercela fatta è stato nel 1992: c’era un grande concerto a Roma contro la droga, tanti ospiti importanti. Di solito, agli annunci, gli applausi per me erano più mosci rispetto a quelli di altri. Quella volta arrivò un boato”.

Biagio Antonacci inizia a guadagnare con i concerti, ma non lascia il suo posto da geometra. “Non volevo lasciare il lavoro. Un giorno il mio capo mi chiese quando prendevo a data, che era più della mensilità, e mi disse di dedicarmi alla musica: ‘Io comunque ci sarò sempre, semmai ne riparliamo’. Il successo però mi ha limitato, mi sono accontentato di quello: avrei dovuto viaggiare, leggere, studiare le lingue. Mi sono adagiato”.

Biagio Antonacci (Foto Instagram)

“Da bambino balbettavo, cantando ho superato l’ostacolo”

Ma tra tanti successi ricorda anche un fallimento: “Mi ricordo un grande no che mi disse alla Fonit Cetra Alberto Salerno, che lavorava con Mara Maionchi. Andai con la chitarra, facevo cose alla Battisti, feci due, tre, quattro canzoni, mi fermò e mi disse: ‘Sei giovane, bello, butta tutto e ricomincia da zero’. Non mi sono scoraggiato, ho pensato che avesse ragione. È stato il no più bello della mia vita. E poi Maionchi lo dice sempre che non mi aveva capito. È stato più utile quello che i tanti ‘sei bravino’ che ti capita di ricevere”. Poi è arrivato il successo quello dei concerti con le ragazze che ti lanciano il reggiseno. “I reggiseni sono arrivati sul palco – ammette – e io li ho sempre visti come un gioco, un modo di essere attrazione per qualcuno. Mi è piaciuto pensare che fosse un po’ il modo per dire ‘mi piaci’ durante una festa. L’onnipotenza non l’ho vissuta come avrei potuto viverla, purtroppo: dico purtroppo perché ci sono dei periodi in cui è ammessa e dei periodi in cui forse no”.

“Quando ero giovane avevo la forza, avevo tutto per capirla – continua – ma ero timido e non la consideravo. La timidezza è qualcosa che ti porti dentro e cerchi di superare. Da bambino balbettavo, cantando ho superato l’ostacolo. Fai fatica a dire quello che vorresti, devi sforzarti per farlo. E comunque, una volta Vasco Rossi mi disse: ‘Ho fatto il rock per evitare di cantare le ballate. Mi vergognavo’”.

Biagio Antonacci (Foto Instagram)

“Quando ho incontrato Lucio Dalla, lui era ‘IL’ cantautore per eccellenza”

Biagio Antonacci ha dedicato un disco a Lucio Dalla e ricorda ancora la prima volta che ha incontrato Pino Daniele: “Quando ho incontrato Lucio Dalla ero un fan del cantautorato e lui era ‘IL’ cantautore per eccellenza, un artista sperimentale che aveva il coraggio di fare pop ma anche di essere estremo un po’ come Battisti. La prima volta che ho visto Pino Daniele, invece, non si è instaurato subito un rapporto così bello. Io ero molto timido e lui molto riservato, non ci fu immediatamente simpatia, ma ci siamo frequentati ed apprezzati molto di più negli ultimi anni anche grazie alla canzone scritta insieme ‘One Day’. Durante una cena a casa sua a Roma avevo preso una chitarra e iniziato ad intonare una melodia e Pino insieme a me ha creato la parte dei testi. Ricordo che mi disse: ‘Non mi importa cosa vogliamo dire in questa canzone, ma facciamo suonare bene le parole’”.

Biagio Antonacci con Eros Ramazzotti e Laura Pausini (Foto video)

“Laura Pausini ed Eros Ramazzotti sono forse i miei due migliori amici in questo ambiente”

Simone Cristicchi gli ha dedicato una canzone. “La canzone di Cristicchi è molto divertente! – ammette -. Se un giorno dovessi pensare di fare un omaggio probabilmente lo farei a Vasco, mi piacerebbe, ma dovrei pensare ad un modo per non essere banale”. Biagio Antonacci vanta una bella amicizia con Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. “Laura Pausini l’ho conosciuta in qualità di autore tanti anni fa quando ho scritto per lei ‘Tra te e il mare’ e poi ‘Vivimi’, da lì è iniziata un’amicizia molto bella. Ramazzotti è un mio grande amico. Siamo entrambi del 1963 e arriviamo dalla periferia, sono due caratteristiche che ci accomunano (non le sole). Laura e Eros sono forse i miei due migliori amici in questo ambiente”. Biagio Antonacci ammette di convivere con i sensi di colpa.  “I sensi di colpa sono la grande malattia, ma sto imparando a debellarli – svela -. Non sono riuscito a dire ti voglio bene a mio padre principalmente perché avevo paura che sul letto di morte capisse che se ne stava andando, che vivesse le mie parole come un addio”.

Sul difficile momento che sta attraversando l’umanità a causa dei conflitti dice: “L’animale peggiore, cioè l’uomo, non cambierà mai, assetato di potere, di controllo, di dominio e vendetta. Quello che sta accadendo non è esente da tutto questo, ma la cosa peggiore è che rende tutta l’umanità uno spettatore impotente. È questo l’aspetto che fa più male. Scrivere? E’ difficile in questo momento trovare le parole”.

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08 Aprile 2024, 19:21

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