Aldo Grasso ridimensiona il fenomeno Battiato e lo fa nella sua consueta rubrica sul “Corriere della Sera” dopo aver rivisto in tv, su Rai3, “Il coraggio di essere Franco”, docufilm scritto e diretto da Angelo Bozzolini e dedicato al Maestro scomparso due anni fa all’età di 76 anni. Aldo Grasso lo stronca senza mezzi termini: “Mi è parso più brutto della prima volta, pieno di luoghi comuni, privo di coraggio, incapace di distinguere la ‘ricerca spirituale’ (che è una strada personale) dalla produzione discografica (che è mercato). Però la cultura pop funziona così, magari fra dieci anni questo documentario sarà salutato come un capolavoro (e la mia prima recensione risulterà migliore di questa)”.
L’affondo di Aldo Grasso
“Per quanto ci si industrii a creare una solida cornice – prosegue – che va dal periodo ‘sperimentale’ di Fetus alla collaborazione con il ‘paroliere’ Manlio Sgalambro, nei cui libri si teorizza che l’indifferenza è il maggior sforzo che si possa fare per l’altro, dall’innamoramento per Gurdjieff alla direzione di film non proprio esaltanti, quello che resta veramente di Franco Battiato è il canto estivo di ‘Cuccurucucu paloma /Ahia-ia-ia-iai cantava/Cuccurucucu paloma /Ahia-ia-ia-iai cantava’”.
CLICCA E SEGUICI SU FACEBOOK
“‘La cura’ è diventata la colonna sonora dei matrimoni civili”
“Il periodo di massimo splendore – sottolinea il critico tv – ora descritto come atto di volontà, come desiderio determinato di avere successo (la cultura di massa non può prescindere dalla massa) va da L’era del cinghiale bianco (1979) a Come un cammello in una grondaia (1991), che si apre con l’inno antifa Povera patria, ed è quello che rimarrà. Aggiungerei anche La cura (1996) che, nel frattempo, è diventata la colonna sonora dei matrimoni civili”.
“Franco Battiato è il maestro dell’estetica dei frammenti”
“Battiato è grande e insuperabile quando gioca con il ‘kitsch colto’ (da non confondersi con il camp), quando mette insieme i ‘Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming’, citando Matteo Ricci, con ‘il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire’, citando Gurdjieff – conclude Aldo Grasso – È lui il maestro dell’estetica dei frammenti, armonizzati in una nuova lettura dalla musica, dalla melodia. Non casualmente, finito di giocare, le ultime sue interpretazioni sono omaggi ai grandi della musica leggera, da Sergio Endrigo a Jaques Brel”.
Gli ultimi giorni di vita di Franco Battiato
Due anni fa, a raccontare gli ultimi giorni di vita di Franco Battiato fu il fratello Michele sulle pagine del “Corriere della Sera”: “Franco cominciava da giorni a perdere le facoltà. Si è arrivati a un deperimento organico per cui, pian piano, si è, come posso dire? Si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso. Circondato da me, mia moglie, mio genero, i nipoti, i collaboratori e due medici che non ci hanno mai lasciato”.