La profezia di Bill Gates: "Non ci ucciderà la guerra, ma un virus. Non siamo preparati" - Perizona Magazine

La profezia di Bill Gates: “Non ci ucciderà la guerra, ma un virus. Non siamo preparati”

Daniela Vitello

La profezia di Bill Gates: “Non ci ucciderà la guerra, ma un virus. Non siamo preparati”

| 16/03/2020

“Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimo decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto […]

“Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimo decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra”. A parlare così nel 2015, durante una conferenza, era Bill Gates. Le parole del fondatore di Microsoft, che nei giorni scorsi ha lasciato il cda della società per concentrarsi sulle opere filantropiche, suonano oggi come una profezia.

Ecco un estratto del “Ted Talk” del 2015:

“Quando ero un ragazzo, il disastro di cui ci si preoccupava di più era la guerra nucleare. Oggi il più grande rischio di catastrofe globale non è più quello. Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimo decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. Non missili ma microbi.

In parte il motivo è che abbiamo investito cifre enormi in deterrenti nucleari, ma abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia. Non siamo pronti per la prossima epidemia. E bisogna essere pronti. Il migliore esempio, credo, su come prepararsi è quello che facciamo in guerra.

Prima servono sistemi sanitari efficienti nei paesi poveri dove le donne possano partorire in sicurezza e i bimbi siano tutti vaccinati. Ma anche dove vedremo l’epidemia con molto anticipo, serve un corpo medico di riserva. Tanta gente formata che sia pronta a partire con le competenze giuste.

E poi dobbiamo affiancare i militari a questi medici sfruttando l’abilità dei militari nel muoversi velocemente nella gestione logistica e nella messa in sicurezza delle aree. Dobbiamo fare simulazioni sui germi, non di guerra, per vedere dove sono le lacune.

L’ultima guerra dei germi è stata fatta negli Stati Uniti nel 2001 e non è andata così bene. Per ora il punteggio è germi 1, persone 0. Infine, servono più ricerca e sviluppo nell’area dei vaccini e della diagnostica. Cure primarie, ricerca e sviluppo ridurrebbero le disuguaglianze in termini di salute globale e renderebbero il mondo più giusto e più sicuro. Credo quindi che dovrebbe essere assolutamente una priorità. Non dobbiamo farci prendere dal panico. Non dobbiamo fare scorta di spaghetti o scendere in cantina. Ma dobbiamo muoverci perché il tempo non è dalla nostra parte. Se iniziamo adesso, potremo essere pronti per la prossima epidemia.

Vediamo l’Ebola. Se osservate quello che è successo, il problema non era che il sistema non funzionava. Il problema era l’assenza totale di un sistema. Non avevamo un gruppo di epidemiologi, pronti a partire per controllare il tipo di malattia e il livello di diffusione. I rapporti sui casi sarebbero arrivati tramite i giornali. Sono stati messi online con molto ritardo ed erano estremamente imprecisi. Non avevamo un team medico pronto a partire. Non avevamo modo di preparare la gente.

Medici Senza Frontiere ha fatto un lavoro straordinario nell’organizzare i volontari. Ma anche così eravamo più lenti del necessario a portare le migliaia di operatori in quei Paesi. E una grande epidemia richiede centinaia di operatori. Non c’era nessuno sul posto a valutare le terapie. Nessuno analizzava le diagnosi. Nessuno cercava di capire che strumenti andassero utilizzati. Ad esempio avremmo potuto prendere il sangue dei sopravvissuti, filtrarlo e rimettere quel plasma nelle persone per proteggerle.

Ma non è mai stato tentato. Sono mancate molte di queste cose. Ed è stato un fallimento globale. L’OMS viene finanziata per monitorare le epidemie, ma non per fare le cose che vi ho detto. Nei film è un po’ diverso. C’è un gruppo di epidemiologi carini pronti a partire, che si trasferiscono e salvano la situazione – ma è solo Hollywood.

La mancanza di preparazione potrebbe permettere alla prossima epidemia di essere terribilmente più devastante di Ebola (…) Può essere un virus in cui ci si sente abbastanza bene anche quando si è contagiosi, tanto sa salire su un aereo o andare al mercato. La fonte del virus potrebbe essere un’epidemia naturale come l’Ebola, o potrebbe essere bioterrorismo. Ci sono cose che potrebbero rendere la situazione mille volte peggiore.

Vediamo il modello di un virus che si diffonde per via aerea, come l’influenza spagnola del 1918. Ecco cosa succederebbe: si diffonderebbe nel mondo molto rapidamente. Vedete che più di 30 milioni di persone sono morte in quell’epidemia. È un problema serio, dovremmo essere preoccupati. Ma di fatto, possiamo realizzare un buon sistema di reazione. Abbiamo tutti i benefici di tutta la scienza e tecnologia di cui parliamo qui.

Abbiamo i cellulari per raccogliere informazioni e trasmetterle. Abbiamo le mappe satellitari in cui si vede dov’è la gente e come si muove. Facciamo passi avanti in biologia che dovrebbero cambiare drasticamente i tempi di ricerca di un patogeno ed essere in grado di creare farmaci e vaccini adatti a quel patogeno. Possiamo avere strumenti, ma devono essere inseriti in un sistema sanitario globale. E bisogna essere pronti”.

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